Fragile tregua al confine fra Thailandia e Cambogia
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – È tregua armata fra Thailandia e Cambogia dopo gli scontri di mercoledì scorso lungo i confini, nell’area circostante il tempio di Preah Vihear. Al termine di una giornata di combattimenti sono morti due soldati cambogiani, decine i feriti su entrambi i fronti. Ed in Thailandia continua anche la tensione per la crisi politica interna, con timori di un golpe, dopo il no del premier alla richiesta di dimissioni avanzatagi dal capo dell'esercito.
Questa mattina Hun Sen, Primo ministro della Cambogia, ribadisce che è ancora possibile “la via del dialogo” per scongiurare una “guerra di vaste proporzioni”, mentre il portavoce dell’esercito thailandese, colonnello Sansern Kaewkumnerd annuncia che è stato raggiunto “un accordo fra le parti” per il “pattugliamento congiunto della frontiera”. Un proclama al quale fa seguito la smentita del comandate dell’esercito di Phnom Penh, generale Ke Kim Yan, il quale nega ogni intesa con il fronte opposto e parla di direttive di massima in base alle quali “le truppe manterranno le attuali posizioni” e ci saranno scambi di informazioni su eventuali movimenti “per impedire future incomprensioni”.
Il comando dell’esercito thai accusa la Cambogia di aver innescato la battaglia: un gruppo di militari si sarebbero imbattuti in una unità cambogiana che ha aperto il fuoco. Immediata la risposta dei soldati thailandesi, che hanno reagito all’assalto uccidendo due militari.
A causa degli scontri, migliaia di cambogiani hanno abbandonato i villaggi posti lungo i confini, mentre il governo thailandese ha invitato i propri cittadini ad “abbandonare la Cambogia il prima possibile”. La tensione fra i due Paesi si è acuita lo scorso agosto, dopo che a luglio l’Unesco ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità il tempio di Preah Vihear: il luogo di culto, situato su una collina, appartiene alla Cambogia in base a una decisione della Corte di giustizia internazionale che risale al 1962. L’area circostante, vasta poco più di 4,5 chilometri quadrati, è però al centro di una contesa fra i due Paesi che rivendicano il controllo di fette più o meno ampie di territorio e lo sfruttamento turistico dell’area.
Sul fronte interno thailandese, invece, sembra ancora lontana la soluzione della crisi politica: oggi il premier Somchai Wongsawat, di cui gli oppositori invocano al gran voce le dimissioni, ha ribadito che “rimarrà al potere” e non intende “dare le dimissioni”. Una risposta, neanche troppo indiretta, all’appello lanciato ieri dal capo dell’esercito, generale Anupong Paochinda, il quale durante una intervista alla tv di Stato aveva sottolineato che “il Primo Ministro dovrebbe assumersi le responsabilità” degli scontri [del 7 ottobre fra polizia e militanti dell’opposizione, due morti e centinai i feriti] e “rimettere il mandato”. Il generale ha però precisato che, al momento, non è previsto alcun colpo di mano delle forze armate.