Folla immensa e rito ecumenico per i funerali di mons. Padovese
di Mavi Zambak
Presenti esponenti della altre Chiese cristiane e autorità statali. All’omelia mons. Franceschini parla di “un Uomo di Chiesa, un vescovo molto amico dei turchi e della Turchia. Questa terra si conferma così, ancora una volta, luogo di martirio anche per chi la amava tanto”.
Iskendur (AsiaNews) – Si sono svolti ieri pomeriggio i funerali del vescovo mons. Luigi Padovese nella sua cattedrale ad Iskenderun, in Turchia. Una folla immensa di fedeli venuti numerosi da tutte le parrocchie del Vicariato dell’Anatolia, una chiesa gremita intorno al suo Pastore, ha partecipato accorata alle esequie presiedute dal nunzio apostolico in Turchia mons. Antonio Lucibello. Tra i concelebranti, mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo metropolita di Smirne, mons. Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul, il coadiutore di Istanbul degli armeni, l’arcivescovo Georges Khazzoum e il vescovo della chiesa cattolica maronita di Antiochia. Presenti, insieme al vice console italiano, anche esponenti delle autorità locali, il sindaco, il prefetto e il capo della polizia. Presenti anche membri della Caritas Turchia e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa.
Un rito ecumenico con preghiere in turco, in italiano, ma anche in armeno, arabo e latino. Anche i vescovi e i sacerdoti degli altri riti cristiani hanno voluto, infatti, pregare per l’anima del loro caro amico e fratello. Ad essi si è aggiunto anche il muftì della zona.
Toccante l’omelia di mons. Franceschini: “La tragica notizia della morte violenta di mns. Luigi Padovese ci ha lasciati sgomenti, incapaci di capire come potesse essere accaduta una cosa così orribile, soprattutto nei confronti di un Uomo di Chiesa, un vescovo molto amico dei turchi e della Turchia. Questa terra si conferma così, ancora una volta, luogo di martirio anche per chi la amava tanto”. Il vescovo Luigi Padovese è stato definito “una persona buona, una persona perbene”, e tale era in realtà.
“Profondamente impegnato negli studi riguardanti la prima Chiesa, in particolare il periodo patristico; conosceva perfettamente ed amava con passione questi luoghi, dove la Chiesa ha mosso i primi passi. Ben più della terra amava questo popolo. In spirito di collaborazione con le autorità locali; ancora il giorno prima di morire si era incontrato con loro per parlare delle minoranze religiose (di nazionalità turca) e trovare modi di collaborazione per il bene comune. A noi cristiani, in modo particolare, questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo, in certe situazioni, possa essere pagata con il sangue”.
E, invitando tutta la Chiesa di Turchia e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a credere con tutte le forze al sogno di pace, che si potrà realizzare solo col perdono vicendevole, con la preghiera e col sacrificio, ha pronunciato queste parole di incoraggiamento e speranza: “Da padre, fratello e amico, pieno di dolore ma con forza, ricordando il venerato Santo Padre Giovanni Paolo II, dico a voi, a tutti voi: non abbiate paura!
“Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli Apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia.
Si, cari fratelli, gioia!
Perchè nessuno riuscirà a spegnere questa fiaccola, poichè essa è sostenuta non solo dai tanti martiri e santi di questi luoghi, dalla Vergine Santissima patrona di questa comunità, ma da oggi, ne sono certo, da un angelo in più presso il trono di Dio: il vostro, il nostro vescovo Luigi.
Auguriamo a lui, frate di san Francesco, sacerdote del Dio altissimo e Vescovo della Santa Chiesa, di riposare in pace accanto al suo Signore.
Con lui, anche noi qui continueremo a pregare perchè su questo Medio Oriente il cielo torni ad essere più sereno, e i cuori ritrovino la strada della pace, per una coesistenza armoniosa nella collaborazione per il bene comune”.
Infine, il Metropolita di Smirne ha voluto ricordare la preghiera che il cardinale Dionigi Tettamanzi, il giorno stesso dell’uccisione di mons. Padovese, nella sua terra d’origine, a Milano, ha recitato durante la messa del Corpus Domini:
Signore Gesù,
Figlio dell’Eterno e Figlio dell’Uomo,
non smettere mai di invitare anche noi e di accoglierci
a questo stupendo banchetto di amicizia,
perché la nostra vita di ogni giorno,
le incombenze del ministero,
le parole da dire,
i servizi da offrire,
e anche i tratti opachi della nostra umanità
siano porta e non muro
per i nostri fratelli:
porta che li introduca all’incontro con te,
e alla bellezza del tuo mistero,
e non muro che ti nasconda e ti allontani dalla loro vista.
“Porta e non muro” è stata la vita di mons. Padovese,
spesso sotto scorta eppure così libera
di annunciare il Vangelo in terra arida;
“porta e non muro” la Chiesa che egli ha voluto,
piccolo gregge aperto all’amicizia delle genti;
“porta e non muro” per accogliere fino alla fine,
come te Signore Gesù,
le lacerazioni che abitano il cuore dei popoli e degli uomini,
anche di colui che ha follemente levato la sua mano
e per il quale egli continua ad essere “fratello” e “padre”.
La salma, in un lungo corteo, ha lasciato poi la cittadina di Iskenderun. Sarà sepolta a Milano, dove, in Duomo, lunedì 14 giugno alle ore 10.30 si svolgerà nuovamente il funerale presieduto dal card. Dionigi Tettamanzi.
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