Fissata la prima udienza per le violenze anti-cristiane in Orissa
di Nirmala Carvalho
Si terrà il 14 luglio la prima audizione dei testimoni, vittime delle aggressioni di dicembre 2007. Difficile convincere la gente a deporre per via di intimidazioni e forti traumi psicologici. Continua infaticabile l’impegno delle Missionarie della Carità “per ricostruire la speranza” tra i superstiti.
Mumbai (AsiaNews) – Si terrà il prossimo 14 luglio a Phulbani la prima udienza della Commissione giudiziaria che dovrà far luce sui responsabili delle violenze anti-cristiane avvenute nel Natale 2007 nel distretto di Kandhamal, Stato dell’Orissa. Il giudice a capo della Commissione, Basudev Panigrahi, ha posticipato al 5 luglio la scadenza per la consegna degli affidavit delle vittime delle aggressioni, fissata in precedenza al 30 giugno.
“Siamo sollevati dalla decisione del giudice”, dice ad AsiaNews p. Dibyasingh Parichha, direttore della Commissione giustizia, pace e sviluppo dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. Il sacerdote, anche a capo delle Comunicazioni sociali dell’arcidiocesi, spiega che “finora solo 174 affidavit sono stati consegnati e che serve tempo per raccoglierne altri, perché l’area colpita è vasta (61 villaggi), le vittime sono impegnate a ricostruire le loro vite e subiscono molte pressioni e intimidazioni per non deporre le loro testimonianze”. P. Parichha sottolinea che “queste persone oggi hanno traumi molto profondi (abusi sessuali e molestie su donne e bambini, sono alcuni) che solo il tempo potrà curare”.
Agli aiuti spirituali e psicologici stanno provvedendo le Missionarie della Carità (MC), che girano per i vari villaggi nonostante le difficoltà del viaggio, che a causa del cattivo stato delle strade, a volte impone lunghe tratte a piedi. Suor Suma, superiora regionale delle MC è convinta che “Madre Teresa ci aiuterà a ricostruire non solo le case di questa povera gente, ma anche il loro spirito”. Proprio la settimana scorsa le MC si sono recate nella zona di Baliguda, dove hanno distribuito 550 borse piene di vestiti, cibo e altri aiuti, insieme ad un “po’ di speranza” e la popolazione ha mostrato loro some sempre, “una gratitudine immensa, che ci incoraggia ad andare avanti”.
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