17/11/2006, 00.00
israele - palestina
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Finalmente! Una conferenza internazionale di pace per la Terra Santa

di Arieh Cohen

Pur con qualche errore, retorica e ingenuità, l'idea lanciata dall'Europa può fare breccia nel mondo palestinese e nella maggioranza silenziosa di Israele. Importante il coinvolgimento degli Stati Uniti.

Tel Aviv (AsiaNews) – Una nuova speranza di pace viene offerta ad israeliani e palestinesi dalla iniziativa di Francia, Spagna e Italia. Annunciata ieri, 16 novembre, dal presidente francese Chirac e dal premier spagnolo Zapatero, dopo essersi consultati col primo ministro italiano Prodi, nasce – come indicano i suoi autori – dalla crescita di violenza e disperazione nel conflitto israelo-palestinese, dal quale sembra non ci sia via d'uscita.

Il sensazionale annuncio è uscito dall'incontro franco-spagnolo (nel corso del quale ci sono state consultazioni telefoniche con il primo ministro italiano).  Dalla convocazione della Conferenza di pace di Madrid, nel 1991 (voluta dall'allora presidente Usa George Bush padre), questa è, in concreto, il primo chiaro, decisivo tentativo internazionale di riportare la pace in Terra Santa (piuttosto che tracciare complicate "Road map" verso la pace).

La nuova iniziativa punta diritta alla pace da ottenere proprio attraverso una conferenza internazionale ed il primo ministro spagnolo è parso alludere al desiderio che la conferenza di pace potesse essere una continuazione di quella di Madrid, o almeno modellata su quella. L'Italia, dal canto suo, ha espresso  l'intenzione di dare all'iniziativa un peso ancora maggiore facendone un programma dell'Europa nel suo complesso, in collaborazione con altri Paesi del Mediterraneo. L'Italia ha aggiunto pure che la nuova iniziativa di pace deve "ottenere prima di tutto risultati tangibili, efficaci, conclusivi e condivisi".

Un profondo conoscitore dei tentativi di arrivare alla pace in Terra Santa (che non vuole essere nominato a causa dei suoi compiti internazionali) confessa ad AsiaNews le sue perplessità nel notare che anche questa nuova, audace iniziativa prospetta quelle pre-condizioni che hanno provocato il fallimento dei precedenti tentativi: "Alla convocazione della conferenza di pace – egli dice - i leader europei sembrano porre queste pre-condizioni: immediata cessazione delle violenze tra israeliani e palestinesi, scambio di prigionieri, formazione di un governo di unità nazionale nell'Autorità palestinese…". E chiede "Perché? Perchè rischiare di vedere impantanata tutta l'iniziativa con gli interminabili litigi sulle pre-condizioni, allo stesso modo in cui è fallita la Road Map? Perché non aprire subito una Conferenza di pace? Che significa domandare la fine di ogni violenza come condizione alla conferenza? Non è proprio la conferenza che deve portare la pace? Che significa insistere sull'avere pace come pre-condizione, prima di aver concluso la pace?".

Un altro punto messo in luce dal nostro interlocutore è l'assoluta "irrilevanza" di un qualunque "governo palestinese di unità nazionale" per la conferenza. "Dal punto di vista legale, il rappresentante del popolo palestinese, proprio per i negoziati di pace, è l'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), il cui presidente è Mahmoud Abbas, "Abu Mazen". L'Autorità palestinese non ha alcuna rilevanza legale; essa è solo un'amministrazione temporanea di alcune parti dei Territori occupati, che attende le conclusioni di un processo di pace. Richiedere come pre-condizione alla conferenza un 'governo di unità nazionale' nell'Autorità palestinese, è incomprensibile dal punto di vista legale e sciocco dal punto di vista politico perché dà ad Hamas un potere di veto sulle possibilità della conferenza e quindi sulla pace!".

In risposta alla nuova iniziativa, la presidenza dell'Olp ha applaudito all'idea di una conferenza di pace; il governo israeliano l'ha invece subito rigettata. Secondo alcune notizie Tzippy Livny, il ministro israeliano degli esteri ha addirittura espresso uno sdegnato rimprovero al ministro spagnolo degli esteri, che pure è un navigato esperto europeo nel Medio Oriente. Ma è anche chiaro che il rifiuto del governo israeliano non è condiviso da tutti. Poche ore dopo la notizia sulla proposta europea, Yossi Sarid, ex ministro dell'educazione, ha pubblicato un articolo a favore di un'iniziativa internazionale; giorni prima anche l'ex ministro della Giustizia, Yossi Beilin, aveva chiesto la riconvocazione della conferenza di Madrid.  Se gli europei continuano a sostenere la loro proposta, con perspicacia e coraggio, quasi senz'altro la "maggioranza silenziosa" in Israele – che desidera la pace – sosterrà la conferenza di pace, se non altro perché non vi sono alternative all'orizzonte.

Infine, va detto che molto dipende dalla posizione che prenderanno gli Stati Uniti. Quasi subodorando la pista europea, il primo ministro Ehud Olmert, in visita al presidente Bush a Washington, ha già scoraggiato in modo esplicito ogni dialogo per una conferenza internazionale di pace, assumendo che la Casa Bianca sia della sua stessa opinione. La qual cosa non è certa per nulla. Dopo tutto, è stato proprio il presidente Bush padre a convocare la conferenza di Madrid nel '91; inoltre, mancando solo due anni allo scadere del suo mandato, Bush figlio potrebbe essere persuaso che a davanti una straordinaria opportunità di essere ricordato come l' uomo che ha risolto con successo questo dramma. E col presidente Bush che guida la conferenza di pace insieme all'Europa, dovrebbe essere molto più facile persuadere il governo israeliano che esso ha tutto da guadagnare dalla riproposizione di una conferenza internazionale di pace. Per citare la frase di alcuni grandi papi, possiamo dire: "Tutto si guadagna con la pace; tutto si perde con la guerra".

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