Filippine, multa e carcere per chi non pratica la contraccezione
Manila (AsiaNews) - Una norma "ingiusta, arbitraria e irragionevole" perché "offende l'autonomia delle coppie" e "dissacra la santità del matrimonio". Con queste parole mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale, boccia la "legge sui 2 figli", approvata la scorsa settimana da una Commissione del Congresso di Manila, che vuole aumentare la politica di controllo delle nascite. La legge denuncia mons. Capalla "impone multe e carcere ai genitori, coniugi e personale sanitario che impediscono la pratica dei diritti sessuali e riproduttivi", eufemismo dietro cui si nascondono contraccezione e aborto.
La norma, chiamata Lingtas Buntis, prevede una massiccia campagna di informazione sui metodi contraccettivi, la mappatura degli abitanti "a rischio" fertilità, incentivi statali alle coppie che decidono di non avere più di 2 figli, sussidi a quelle che già hanno 2 figli perchè non incrementino la prole.
Il presidente dei vescovi filippini giudica "completamente sbagliate" le premesse dalle quali muove la legge, cioè la visione maltusiana della società secondo cui la crescita demografica crea e favorisce la povertà. "Numerosi seri economisti e demografi" afferma mons. Capalla "hanno smascherato questo mito". Lo prova anche la storia recente delle Filippine: "Da quando è stato attuato nel nostro paese un programma di controllo delle nascite (anni '70)" sottolinea mons. Capalla "la nostra popolazione diminuisce ma la povertà non è calata. Lo dimostrano i dati del governo".
Il decreto Lingtas Buntis prende di mira 2 milioni di filippini: uomini, donne, coppie in età riproduttiva, adolescenti tra i 15 e 19 anni; molti sono i poveri e i membri delle comunità indigene. Dipendenti del settore sanitario statale saranno impegnati nel monitorare casa per casa la fertilità di questa gente, la loro educazione sessuale e i metodi contraccettivi usati: "Ma la legge non è solo quella che dice di essere, una campagna di informazione" attacca mons. Capalla. "Essa viola e offende l'autonomia delle coppie, dissacra la santità del matrimonio e della vita familiare".
Come alternativa alla legge, i vescovi filippini ripropongono la visione della dottrina sociale della Chiesa che suggerisce ai genitori una "paternità e maternità responsabile" che rispetti le funzioni procreative della coppia nel contesto delle condizioni fisiche, economiche e psicologiche della famiglia.
Il documento di mons. Capalla si conclude con un appello ai leader politici e legislatori cristiani: "una coscienza cristiana non permette di appoggiare misure che contraddicono i diritti fondamentali della famiglia". Il vescovo chiede ai genitori di "costruire la vostra famiglia sulla roccia della generosità cristiana e del discernimento". Mons. Capalla suggerisce anche agli addetti in ambito sanitario la pratica dell'obiezione di coscienza, "diritto civile e dovere cristiano", a fronte delle pratiche contrarie al rispetto della vita. "Difendete la verità, prendete coraggio e state saldi nella fede" conclude il presidente dei vescovi ai fedeli. "Resistete alle lusinghe di false libertà e di diritti contrari della fede. Difendete l'autonomia della famiglia". (LF)