Filippine, cattolici pregano contro violenza e aborto
Manila (AsiaNews/Agenzie) - Una “messa per la vita” contro gli omicidi, le violenze e gli aborti. L’ha celebrata nei giorni scorsi mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale filippina, nella cattedrale di San Pedro addobbata, insieme alle altre chiese della città, con grandi striscioni con la scritta “Non uccidere, rispetta la vita”.
L’iniziativa, promossa dalla Coalizione contro le esecuzioni sommarie (CASE) e dalla diocesi, ha voluto essere una forte presa di posizione dei cattolici contro alcune piaghe endemiche della società filippina: gli omicidi mirati, la droga, il terrorismo, la corruzione e gli aborti. “Abbiamo voluto affermare la vita in mezzo a una cultura di morte” ha detto padre Amado Picardal, presidente della CASE. “Se si ha una vita sociale più etica, allora si dice di no all’aborto, alle esecuzioni sommarie, a tutte le forme di morte, compresa la droga”.
Dal 1998 circa 383 persone sono state uccise nella diocesi di Davao da killer professionisti. La violenza e gli omicidi non sembrano cessare, anzi aumentano: nel gennaio di quest’anno le vittime delle uccisioni mirate sono state 45 anni, più della metà del totale (91) dello scorso anno.
Non è solo la violenza di strada a preoccupare la Chiesa di Davao: anche la possibile introduzione di una norma contro la vita e la famiglia è fonte di timori per mons. Capalla. Parlando all’emittente Radio Veritas ha dichiarato che “l’omicidio con l’aborto è più grave dell’uccisione di un adulto”, definendo l’interruzione di gravidanza “un vero assassinio”.
L’arcivescovo di Davao conduce in prima persona la battaglia della Chiesa filippina contro la legge 3773, nota come “la legge dei 2 figli”, che sta per essere esaminata dal parlamento. La normativa vuole imporre il controllo delle nascite su larga scala in nome della lotta alla povertà: i vescovi filippini temono che la “Ligtas Buntis” (“Gravidanza sicura”, come è chiamata la legge) porti alla legalizzazione dell’aborto.
La normativa prevede inoltre incentivi alle coppie che decidono di avere solo 2 figli e fanno ricorso alla contraccezione artificiale, sostenuta dal governo con un piano di “educazione sessuale” di distribuzione porta a porta di contraccettivi. Per i genitori che non favoriscono il controllo delle nascite sono previste multe pecuniarie e anche il carcere.
Secondo i vescovi la normativa è appoggiata da industrie straniere che premono sul governo perchè i loro prodotti entrino nel paese e dilaghino tra la popolazione. “Siamo disgustati” denuncia Jo Imbong, consulente legale della Conferenza episcopale filippina “della veloce concessione di 1.4 milioni di dollari stanziati dalle Nazioni Unite per programmi di pianificazione familiare”, cioè di contraccezione su larga scala. (LF)