Festeggiati i 100 anni del santuario mariano di Matara, colpito dallo tsunami
Colombo (AsiaNews) – La presenza di fedeli di ogni credo al centesimo anniversario del santuario mariano di Matara dimostra che la Madonna è la “luce che può illuminare come un faro la comunità multireligiosa dello Sri Lanka”, tormentato dalla guerra civile. Così il vescovo di Galle, mons. Harold Anthony Perera, nel suo messaggio in occasione del centenario del famoso luogo di pellegrinaggi nel sud, celebrato tra l’8 e il 9 settembre scorsi.
Erano circa 300mila i pellegrini giunti da tutto il Paese nel sud, oasi di pace rispetto al nord e al nord est, dove ancora infuriano le violenze tra esercito e ribelli tamil. Dopo una novena iniziata il 30 agosto, sabato sono stati recitati i vespri e subito dopo la statua della Nostra Signora di Matara è stata portata in processione per la città.
Qui la devozione mariana è molto diffusa anche tra i non cattolici. Quando il 26 dicembre 2004 lo tsunami si è abbattuto anche sul santuario, la statua della Madonna venerata da tutti è stata trascinata via dall’onda anomala, salvo poi “ricomparire” dopo alcuni giorni. L’episodio è stato motivo di grande speranza per cristiani e non, prostrati dal disastro naturale inatteso.
Alla messa celebrata ieri hanno partecipato mons. Oswald Gomis, arcivescovo di Colombo, tutti i vescovi della Conferenza episcopale dello Sri Lanka, tranne quelli delle zone di guerra, e il nunzio apostolico, mons. Mario Zenari. Circa 100 tra preti, suore e parlamentari hanno seguito la funzione.
Il santuario mariano si trova sulla spiaggia della città di Matara, che ieri era piena di pellegrini, come pure le vie secondarie che portano alla chiesa. La messa si è svolta all’aperto su un palco costruito per l’occasione.
Nella sua omelia in lingua singalese, mons. Gomis ha invitato i fedeli a “dedicare la vita alla Madre invocandone la protezione”. “Solo così - ha detto - potremo uscire dalla grave situazione di peccato in cui versiamo. Portate queste messaggio anche nelle vostre case, scuole e sui luoghi di lavoro”.