Feriti due sacerdoti che aiutavano i profughi nella zona di guerra
di Melani Manel Perera
P. Vasanthaseelan è stato colpito da una granata nella chiesa di Valaignarmadam: gli è stata amputata una gamba. P. Pathinathan è ora al Mulli-vaaykkaal Hospital. Il governo si appella alla comunità internazionale per aiutare i profughi. Il ministro degli esteri di Colombo: “Ci stiamo confrontando con una emergenza umanitaria”.
Colombo (AsiaNews) - Hanno dovuto amputargli una gamba. P. Vasanthaseelan, 35enne direttore della Caritas di Vanni e assistente della Caritas Jaffna-HUDEC, stava aiutando alcuni profughi insieme ad altri sacerdoti e suore rimasti nella zona di guerra per portare soccorso alle vittime della guerra. Una granata è caduta all’interno della chiesa di St. Anthony, a Valaignarmadam, mentre p. Vasanthaseelan si trovava dentro l’edificio: è rimasto ferito a entrambe le gambe in modo grave e per le gravità della ferita non è stato possibile far altro che amputare la gamba sinistra.
I bombardamenti a Valaignarmadam, che le Tigri tamil attribuiscono all’esercito di Colombo, hanno colpito anche un altro sacerdote, p. James Pathinathan, parroco di Mullaitivu. P. Justin, vicario generale della diocesi di Jaffna, ha dato notizia del suo ferimento aggiungendo che il sacerdote è stato trasportato al Mulli-vaaykkaal Hospital per i soccorsi.
P. Vasanthaseelan e p. Pathinathan sono due dei 17 sacerdoti che, insieme a 22 suore, sono rimasti nella zona di guerra per prestare soccorso agli sfollati. L’ondata di profughi fuoriuscita dalla no fire zone dopo l’incursione dell’esercito ha aggravato la già drammatica situazione umanitaria.
Il governo di Colombo, dopo aver a lungo vietato a organizzazioni internazionali e non governative di prestare soccorso diretto agli sfollati, ha rivolto un appello a tutte le associazioni umanitarie perché sostengano “lo sforzo del presidente [Mahinda Rajapaksa] nel aiutare, soccorrere e sistemare” i cosiddetti Internally Displaced People (IDPs), “ingannati e disorientati da un regime di terrore durato tre decenni”.
“Ci stiamo confrontando con una emergenza umanitaria”, ha detto il ministro degli esteri Rohitha Bogollagama, e “abbiamo bisogno di aiuto per fornire acqua potabile, servizi igienici, cure mediche”. Anura Priyadarshana Yapa, ministro delle comunicazioni, ha affermato che il governo di Colombo “pensa che nella zona di guerra siano ancora intrappolati tra i 15 mila e i 20 mila civili”.
Le autorità continuano a proibire ai media l’accesso alla zona di guerra. Allo stesso tempo domandano loro di amplificare l’appello per raggiungere anche tutta la popolazione dello Sri Lanka e in particolare la comunità economica del Paese. L’invito è di raccogliere oggetti e materiale utile per prestare soccorso ai profughi. A questo fine è stato stilato anche un elenco dei prodotti necessari che contiene di tutto: dal latte in polvere ai vestiti, da cibi liofilizzati a prodotti per l’igiene.
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