20/09/2006, 00.00
FILIPPINE – ISLAM
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Fede sincera e dialogo, uniche vie per la pace fra cristiani e musulmani

Da Zamboanga, dove dirige il centro Silsilah per il dialogo islamo-cristiano, un missionario del Pime invia ad AsiaNews una riflessione sulle recenti critiche del mondo musulmano al discorso del Papa a Regensburg ed invita a riportare Dio nella vita di tutti i giorni.

Zamboanga (AsiaNews) – L'odio e l'incomprensione fra cristiani e musulmani "nasce da quelle frange della società che non professano una fede con cuore sincero, ma cercano di strappare Dio dalla vita di tutti i giorni". La soluzione "è nel dialogo sincero, che cerca la pace e non ha paura del giudizio finale, comune ad islam e cristianesimo".
E' questo il senso della riflessione che il p. Sebastiano D'Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere e direttore del centro per il dialogo islamo-cristiano Silsilah, ha inviato ad AsiaNews.

Riportiamo di seguito il testo completo:

Sono profondamente dispiaciuto e disturbato dalla polemica nata dalla lettura che il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto il 12 settembre scorso all'università di Regensburg e vorrei essere la voce di molti cristiani e musulmani silenziosi che seguono con grande preoccupazione questi eventi.

La mia voce no vuole portare nuovi argomenti favorevoli o contrari al Papa. E' chiaro che il pontefice ha mantenuto la sua posizione di rispetto nei confronti della Umma islamica, come ha sottolineato con chiarezza nel discorso in cui ha espresso "sincero dispiacere" per l'interpretazione sbagliata delle sue parole, che sono state rigirate fino a fargli dire il contrario di ciò che intendeva.

Benedetto XVI, infatti, ha richiamato il suo incontro con le comunità musulmane avvenuto a Colonia il 20 agosto del 2005, quando ha detto che "le lezioni del passato devono aiutarci ad evitare la ripetizione degli stessi errori. Dobbiamo cercare dei punti di riconciliazione ed imparare a vivere nel rispetto delle reciproche identità". Questo richiamo è rivolto a tutti.

In molte occasioni – ma specialmente il 12 maggio del 2000 durante il grande Giubileo, grande evento di rinnovamento per la vita dei cattolici – la Chiesa ha espresso solenni scuse al mondo per i maggiori peccati commessi nella Storia. Possiamo trovare anche "dichiarazioni di dolore" espresse da rispettati leader musulmani nel corso dei secoli.

Alla luce di questa introduzione, la riflessione torna alla mia esperienza personale. Sono arrivato nelle Filippine nel gennaio del 1977, e dopo poche settimane sono volato da Manila a Zamboanga City, sulla strada per la mia prima missione a Siocon, Zamboanga del Norte.

Proprio a Zamboanga City ho iniziato a realizzare quanto fossero profondi i sentimenti di pregiudizio dei cristiani nei confronti dei musulmani e viceversa. Ho capito molto presto che i conflitti che si erano susseguiti negli anni avevano contribuito a rendere più profonda la distanza fra le due comunità. Ho sentito entrambe le parti lanciarsi accuse spaventose, ma ho sentito anche bellissime storie di amicizia.

Il dolore di queste accuse è stato per me una sfida: dare il mio contributo per l'amicizia con la comunità musulmana, prendere iniziative concrete per essere più vicino agli islamici di Siocon, aiutarli nei momenti critici dei vari conflitti etc. So di essere stato criticato da alcuni cristiani, ma sono convinto che interpretare il dialogo come un'esperienza d'amore che parte da Dio, riporta le persone proprio a Dio.

Quell'esperienza iniziale mi ha convinto a creare a Zamboanga City, nel 1984, il movimento per il dialogo, Silsilah, insieme ad amici musulmani e cristiani. Io credo che in una situazione difficile vi siano, di base, due modi per reagire: prendersi la propria vendetta o amare.
Quale sarà la nostra scelta, quando arriverà questa difficile situazione? Io credo che la maggioranza dei cristiani e dei musulmani sceglierà l'amore, la riconciliazione e la compassione, guidati dai principi base della Bibbia e del Corano.

Sono convinto che in questo critico momento storico – dove settori della società di entrambe le parti incoraggiano la violenza – noi, il popolo della maggioranza silenziosa, dobbiamo rimanere uniti e tenerci l'un l'altro la mano per la pace. E' arrivato il momento di attuare la strategia del vincere insieme all'altro e lavorare insieme per il bene comune.

Dobbiamo intraprendere più azioni concrete per superare la tentazione di ricorrere alla violenza. Dobbiamo resistere contro quelle parti della società che cercano di eliminare Dio dai loro cuori, proponendo come modello una società materialistica.

E' sbagliato accusare il cristianesimo dei peccati dell'Occidente, così come è sbagliato accusare l'Islam della violenza che arriva da alcune parti del mondo musulmano.

Credo che questo sia il momento peggiore delle relazioni fra culture e religioni, ma può divenire il migliore in assoluto se noi – le voci silenziose di cristianesimo, islam ed altre religioni – faremo in modo di non essere usati ma affermeremo invece la nostra fede, dignità ed etica del bene comune.

Questo è il momento di fare ogni possibile sforzo per richiamare le popolazioni che rappresentano i due fratelli – Isacco ed Ismaele, entrambi figli di Abramo – a riconciliarsi ed a credere nella missione comune che devono svolgere nel mondo odierno. Una missione di pace tramite il dialogo, basata sull'esperienza della propria fede che incoraggia a contribuire per la pace futura del mondo.

I nemici del cristianesimo e dell'islam sono fra di noi, non importa se si dicono cristiani, musulmani o fedeli di altre religioni. Il vero problema di oggi non deriva da chi pratica la propria fede con cuore, ma da chi cerca di cacciare Dio dalle nostre vite e dalla nostra società.

I cristiani ed i musulmani hanno un credo comune per quanto riguarda la fine della nostra vita. Il Corano ed i Vangeli parlano del giudizio che ci attende tutti. Siamo pronti per quel giorno? Come possiamo aiutarci l'un l'altro a preparare quel giudizio?

Forse dovremmo iniziare a ripetere, con sincerità e rispetto per la altre religioni, l'espressione che usa Gesù: "La pace sia con voi". E' il significato delle parole che usano gli arabi quando salutano con "Assalam Alaikum". Ora rispondiamo "Con il tuo spirito".

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