22/10/2007, 00.00
LIBANO
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Fallita la missione dei ministri europei, nuovo rinvio per la scelta del capo dello Stato

di Paul Dakiki
Kouchner, D’Alema e Moratinos hanno raccomandato l’accordo per la ricerca di un candidato, ma, come scrive un giornale d’opposizione, “ci sono fattori della crisi che dipendono da questioni regionali”. Attesa, ora, per l’incontro di domani del comitato di politici cristiani di maggioranza e opposizione patrocinato dal patriarca Sfeir.
Beirut (AsiaNews) – Ancora un nulla di fatto per la cruciale elezione del presidente della Repubblica libanese: sostanzialmente fallito il tentativo di mediazione dei ministri degli Esteri di Francia, Italia e Spagna, oggi è stata rinviata al 12 novembre la riunione di domani del Parlamento, si guarda con qualche speranza all’incontro, in programma domani, dei rappresentanti delle opposte fazioni cristiane voluto dal patriarca Nasrallah Sfeir, si attende per vedere se darà sviluppi l’incontro di ieri tra Amin Gemayel e Michel Aoun, definito positivo da entrambi.
Bernard Kouchner, Massimo D'Alema e Miguel Angel Moratinos hanno incontrato un po’ tutti i protagonisti della crisi, dal premier Fouad Siniora al presidente del Parlamento Nabih Berri, al patriarca Sfeir, ai principali leader politici di maggioranza e opposizione. Hanno sostenuto la necessità di arrivare ad un accordo sul nome del nuovo capo dello Stato e mostrato la marginalità della presenza europea. “I tre ministri – commentava ieri l’indipendente al-Anwar – non hanno la spada di Alessandro il Grande con la quale tagliare il nodo di Gordio libanese”. Dal canto suo An-Nahar, che è vicino alla maggioranza parlamentare, affermava che “è stata una iniziativa lodevole, ma non abbastanza per pavimentare la strada del restauro di normali politiche”, mentre per Al-Diyar, legato all’opposizione, “il messaggio dei tre ministri non può spingere la macchina politica verso un accordo, perché ci sono fattori della crisi che dipendono da questioni regionali”.
 
Qualcuno sostiene che in realtà la troika europea qualcosa ha ottenuto. “Qualcosa si muove”, scrive oggi L’Orient Le Jour, vicino alla maggioranza, riferendo dell’incontro tra l’ex presidente Gemayel ed Aoun. Giudizio che appare condiviso dalla gran parte dei media del Paese. “Di fatto – scrive ancora il quotidiano – sul piano concreto non ha portato nulla, se non l’inizio di un clima di fiducia e l’assicurazione nascente che, quali che siano le tensioni nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, sarà escluso il ricorso alla forza”.
 
Gli obiettivi sono gli stessi che si propone il comitato promosso dal patriarca Sfeir, che vede insieme esponenti cristiani di maggioranza e opposizione. Si sono visti sabato per un incontro definito “molto positivo” e dovrebbero tornare a riunirsi domani. Dal canto suo, il card. Sfeir, ieri, durante la messa, ha ricordato che i libanesi sono di fronte “a scelte cruciali. Debbono prendere decisioni ed effettuare scelte”. Il patriarca ha invitato i parlamentari “ad effettuare un esame di coscienza e pensare solo al futuro del loro Paese e dei loro figli”.
 
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