Fallisce l’incontro fra Pechino e Manila per la pace nel Mar Cinese meridionale
Il ministro degli Esteri cinese non scende a patti con il segretario di Stato filippino in visita in Cina. A tema il controllo delle isole Spratly e Paracel. Domani megamanifestazione anticinese a Manila e nelle principali città di Stati Uniti, Canada e Australia.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino non rinuncia al controllo sulle isole nel Mar Cinese meridionale e nega gli attacchi contro pescherecci e imbarcazioni filippine denunciati da Manila. È quanto emerge dai colloqui in corso oggi nella capitale cinese fra Albert Del Rosario, segretario di Stato filippino in visita in Cina, e Yang Jiechi, ministro degli Esteri cinese. Da Manila, il presidente Aquino ha sottolineato la sua profonda preoccupazione per la crisi diplomatica fra i due Paesi. Nei prossimi giorni Del Rosario incontrerà Xi Jinping, vice presidente cinese, ma vi sono dubbi sulla reale efficacia dei colloqui.
Il dominio sugli arcipelaghi del Mar Cinese meridionale è rivendicato da Filippine Cina, Brunei, Malaysia, Vietnam e Taiwan. Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi, che comprendono le isole Spratly e Paracel, ricche di petrolio e gas. Le tensioni sono iniziate dopo il tentativo della Cina di prendere il controllo delle isole Sprathly con navi militari “mascherate” da imbarcazioni mercantili. Secondo il governo di Manila, da febbraio la marina cinese avrebbe aperto il fuoco per 10 volte contro pescherecci filippini.
Domani, centinaia di migliaia di filippini protesteranno davanti all’ ambasciata cinese di Manila. Altre manifestazioni sono previste in cinque città degli Stati Uniti, fra cui New York e Washington, Australia e Canada.
Per dirimere le controversie nel Mar Cinese meridionale, il 26 giugno scorso il Senato Usa ha approvato una mozione in cui si invitano i Paesi coinvolti a promuovere il “processo di negoziati multilaterali” e a raggiungere accordi volti alla “pace” nella regione Asia-Pacifico. Tuttavia, il governo cinese è disponibile invece solo a colloqui bilaterali con ciascuno dei Paesi coinvolti e invita gli Stati Uniti e “non immischiarsi” in problemi che non competono ad essi. Le rivendicazioni cinesi di ampie porzioni di territorio sottomarino non sono sostenute dai trattati internazionali.
Il dominio sugli arcipelaghi del Mar Cinese meridionale è rivendicato da Filippine Cina, Brunei, Malaysia, Vietnam e Taiwan. Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi, che comprendono le isole Spratly e Paracel, ricche di petrolio e gas. Le tensioni sono iniziate dopo il tentativo della Cina di prendere il controllo delle isole Sprathly con navi militari “mascherate” da imbarcazioni mercantili. Secondo il governo di Manila, da febbraio la marina cinese avrebbe aperto il fuoco per 10 volte contro pescherecci filippini.
Domani, centinaia di migliaia di filippini protesteranno davanti all’ ambasciata cinese di Manila. Altre manifestazioni sono previste in cinque città degli Stati Uniti, fra cui New York e Washington, Australia e Canada.
Per dirimere le controversie nel Mar Cinese meridionale, il 26 giugno scorso il Senato Usa ha approvato una mozione in cui si invitano i Paesi coinvolti a promuovere il “processo di negoziati multilaterali” e a raggiungere accordi volti alla “pace” nella regione Asia-Pacifico. Tuttavia, il governo cinese è disponibile invece solo a colloqui bilaterali con ciascuno dei Paesi coinvolti e invita gli Stati Uniti e “non immischiarsi” in problemi che non competono ad essi. Le rivendicazioni cinesi di ampie porzioni di territorio sottomarino non sono sostenute dai trattati internazionali.
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