Ex ribelli di Aceh "disoccupati" si danno al traffico illegale di legname
Gli ex separatisti si guadagnano da vivere disboscando quella che è ritenuta la terza foresta tropicale più grande del mondo. La domanda di legname aumenta grazie ai progetti di ricostruzione post tsunami.
Lam Kabeue (AsiaNews/Jp) - La pace nella provincia indonesiana di Aceh ha fatto deporre le armi ai ribelli, ma ha dato il via al disboscamento della terza foresta tropicale più grande del mondo. Con la fine delle ostilità tra i separatisti del Gam (Movimento per Aceh libera) e il governo, le foreste vergini sono divenute accessibili a tutti e vengono sfruttate per il traffico illegale di legname. Del materiale, inoltre, c'è una richiesta insaziabile date le ingenti opere di ricostruzione previste nella zona, dopo lo tsunami del 2004, che qui ha distrutto circa 130 mila abitazioni.
"Tutti si stanno buttando nel business del taglio di legname", racconta Taydin, 25 anni ed ex ribelle. Dopo la ratifica della pace un anno fa, i ribelli si sono trovati "disoccupati" e in disperato bisogno di denaro. Si sono così riuniti in gruppi di lavoro e iniziato ad abbattere la secolare vegetazione. Il giovane ammette di non avere il permesso per il taglio degli alberi, ma corrompendo la polizia riesce a trasportarlo fino alla capitale della provincia, Banda Aceh. "La gente non ha lavoro - spiega - e vendere legname è un buon modo per guadagnare".
Le riserve forestali dell'Indonesia sono le più grandi dopo l'Amazzonia e quelle del bacino del Congo. Negli ultimi 50 anni, però, i contrabbandieri di legname ne hanno distrutto circa il 40%. Secondo il WWF, se il tasso di deforestazione rimane lo stesso, gli alberi delle pianure di Sumatra e della vicina isola di Kalimantan scompariranno entro il 2010. Ieri il ministro indonesiano delle Foreste, M.S. Kaban, ha reso noto che la deforestazione nel Paese è così grave che ci vorranno almeno 120 anni per recuperarne i 60 milioni di ettari persi finora.
Ad Aceh il disboscamento a fini commerciali è illegale dal 2001; molti si sono diretti in altre zone del Paese in cerca di legname da costruzione, ma il WWF fa notare che circa il 70% del legno indonesiano è protetto. Per non ricorrere ai contrabbandieri di legname molte agenzie impegnate negli aiuti post-tsunami hanno dovuto rivedere i progetti delle abitazioni, utilizzando meno legno oppure ritardare l'edificazione per cercare materiale legale.