Ex poliziotto del Punjab uccide un “eretico” dell’islam
di Qaiser Felix
Riaz Gondal, sotto-ispettore in pensione della polizia, ha sparato a bruciapelo contro Muhammad Ashraf, membro della comunità ahmadi accusato di voler convertire buoni musulmani. Portavoce della minoranza denuncia la mancanza di aiuto del governo.
Mandi Bahauddin (AsiaNews) – Un “eretico” dell’islam è stato ucciso da un poliziotto musulmano in pensione, che lo ha accusato di essere “un infedele che voleva convertire buoni musulmani” e che per questo omicidio, molto probabilmente, non verrà neanche processato.
Il primo marzo scorso Riaz Gondal, sotto-ispettore in pensione della polizia del Punjab, ha sparato a bruciapelo contro Muhammad Ashraf, membro della minoranza ahmadi, e lo ha ucciso all’istante. Prima di aprire il fuoco ha urlato: “Sei un infedele, e vuoi fai divenire infedeli anche altre persone”.
Gli ahmadi si dichiarano musulmani, ma vengono ritenuti eretici perché non riconoscono Maometto come ultimo Profeta; per questo subiscono persecuzioni da parte degli integralisti in molti Paesi islamici, tra cui Pakistan, Bangladesh, Indonesia, Iran ed Arabia Saudita. Queste violenze non vengono puniti dagli Stati, a maggioranza islamica, che molto spesso chiudono gli occhi anche davanti ai casi più eclatanti.
Dopo aver sparato, Gondal si è consegnato alla polizia definendosi “l’esecutore di un uccisione a danno di un infedele, un non musulmano”. Secondo l’articolo 302 del Codice penale, l’assassino è stato “preventivamente incarcerato”; tuttavia, alcuni ritengono che il poliziotto in pensione non dovrà neanche affrontare un processo.
I funerali di Ashraf si sono svolti ieri, ma gli estremisti hanno impedito alla moglie ed alla figlia di parteciparvi. Secondo il portavoce della Jamaat-e-Ahmadiyya, organizzazione che riunisce la comunità ahmadi del Pakistan, “questo ultimo caso di violenza insensata contro di noi va condannato, in quanto è una nuova espressione dell’odio estremista che incita la popolazione a colpirci”.
Per questo, ha aggiunto, “la Jamaat-e-Ahmadiyya ha informato il nostro governo cosiddetto moderato, che tuttavia non ha fatto nulla per fermare o almeno limitare tali atti”. Nel caso in questione, poi, “è evidente la mancanza di aiuto da parte dello Stato: Ashraf era da tempo nel mirino degli integralisti, che lo indicavano come esempio di infedele e lo minacciavano”.
L’odio contro di lui “era ancora più totale, dato che veniva accusato di essersi convertito per soldi e di convertire altri musulmani sempre per denaro. Abbiamo avvertito più volte le autorità di tutti i livelli, che ci hanno ignorato, ed ora lui è morto”.
Secondo il Rapporto annuale sulla situazione degli Ahmadi, pubblicato dalla stessa comunità, dal 1984 al 2006 sono morti per mano di integralisti islamici circa 83 aderenti alla religione. “Impossibile da definire” il numero delle morti extra-giuridiche.
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