Esule birmano: solo una Costituzione condivisa è garanzia di pace nel Paese
di Tint Swe
Il Myanmar attraversa una crisi profonda che può essere superata attraverso un progetto politico unitario. Esso deve includere le opposizioni e le diverse etnie, che devono dialogare con la giunta militare. L’iniziativa è una risposta al piano per la “democrazia” elaborato dalla dittatura e definito “inaccettabile”.
New Delhi (AsiaNews) – Dall’11 al 13 agosto a Jakarta, in Indonesia, si terrà un summit per elaborare un piano di “riconciliazione nazionale” per il Myanmar. È il primo tentativo di movimento unitario dagli anni della lotta per l’indipendenza, contro i colonizzatori britannici e gli invasori giapponesi, all’indomani della Seconda guerra mondiale. L’iniziativa è promossa dal Movement for Democracy and Rights for Ethnic Nationalities, che comprende membri del partito di opposizione birmano Lega nazionale per la democrazia (Nld) e minoranze etniche del Paese. Sull’iniziativa pubblichiamo un’analisi di Tint Swe, membro del consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB) costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia e mai riconosciute dalla giunta militare. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi. Da allora fa parte del NCGUB dove ricopre l’incarico di responsabile dell’informazione per l’Asia del Sud e Timor Est.
Il Myanmar è in crisi. Lo State Peace and Development Council (Spdc), al potere nel Paese da 21 anni, ha dato vita a un sistema politico che perpetra un dominio senza sosta sul Myanmar.
Il governo in esilio, la National Coalition Government of the Union of Burma (Ncgub) ha assunto l’incarico di lavorare sul fronte internazionale. Essenzialmente la Ncgub promuove ciò che la leadership interna non può fare. Di conseguenza deve intrecciare rapporti con governi amici, i diplomatici, i gruppi internazionali della società civile e i promotori di campagne di tutto il mondo. Il settore chiave in cui la Ncgub ha un interesse particolare è il lavoro alle Nazioni Unite.
L’Onu ha nominato diversi inviati per il Myanmar. Tra questi vi sono rappresentanti delle Nazioni Unite per i diritti umani e inviati speciali del Segretario generale Onu, tra i quali Ibrahim Gambari che ricopre oggi l’incarico a nome di Ban Ki-moon. La seconda visita di Gambari in Myanmar nel 2008 ha subito dure critiche in seno all’opposizione interna al Paese, perché egli si è detto favorevole al piano – inaccettabile – deciso dalla giunta militare di indire elezioni politiche per il 2010.
Quando Gambari ha incontrato il Primo Ministro della Ncgub ha spiegato che l’Onu ha dovuto parlare della "road map" voluta dal regime, perché l’opposizione non presentava una proposta migliore e unitaria. Per questo la Ncgub ha deciso di sviluppare un piano condiviso, sostenibile e che includesse tutte le parti in causa.
Allorché tutti i parlamentari in esilio si sono riuniti nel gennaio 2009 in Irlanda, la Ncgub ha steso una nuova proposta ai membri del Congresso e si è raggiunto un accordo di massima sui principi. La bozza è stata successivamente accettata durante un incontro che ha visti riuniti, il 26 gennaio 2009, i principali gruppi dell’opposizione.
La Ncgub ha consultato esperti diplomatici, i gruppi etnici e le organizzazioni pro-democrazia per rendere la bozza ancor più accettabile. Nel frattempo gli sviluppi politici all’interno del Myanmar sono divenuti critici, mentre la due giorni di visita di Ban Ki-moon non ha portato il benché minimo cambiamento se non il processo contro Aung San Suu Kyi.
La Costituzione emanata nel 2008 dallo Spdc esclude molti fra i principali schieramenti politici birmani, incluse le nazionalità etniche che sono le vere protagoniste dell’Unione del Myanmar. Essa non permette delle vere elezioni democratiche; essa non protegge i diritti umani dei cittadini birmani.
L’attuale struttura legale e politica non permette la fioritura dell’economia nazionale. Nonostante la ricchezza delle risorse naturali del Myanmar, milioni di persone languono fra stenti e difficoltà. Il benessere economico è concentrato nelle mani della cricca; sviluppo e livelli di vita decenti sono negati alla stragrande maggioranza della popolazione birmana. Investimenti interni e stranieri sono ostacolati. [Lo sfruttamento] è limitato all’insostenibile esproprio di risorse naturali non-rinnovabili, tra le quali le foreste vergini e i minerali. Il settore agricolo, che ricopre un’importanza vitale, è palesemente ignorato.
Solo la democrazia, fondata su una Costituzione condivisa, consentirà ai birmani di conquistare pace e stabilità nel lungo periodo, in una società in cui tutte le persone, attraverso le istituzioni che le rappresentano, partecipano all’attività politica.
Il progetto della Ncgub di dar vita a un processo politico di ampio respiro prima del 2010 è stato a lungo discusso nei circuiti dell’opposizione. Ecco quindi il piano “per il passaggio alla Democrazia e allo Sviluppo in Myanmar”, che sta per essere lanciato non solo dalla Ncgub, ma anche da altre sei coalizioni di ampio respiro che coinvolgono gruppi etnici, donne, studenti e attivisti democratici.
Questo piano di azione – che si propone di garantire al Myanmar un pacifico processo di transizione verso la democrazia e lo sviluppo economico – è da attuare mediante la consultazione e il dialogo, da una parte, fra i movimenti etnici e democratici birmani e, dall’altra, il regime militare attualmente al potere.
Lavorando insieme, possiamo restituire il Myanmar al piano della legittimazione internazionale, promuovere la stabilità nella regione, la pace nel Paese e sicurezza, libertà e prosperità per tutti.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
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