Esule birmano: senza Aung San Suu Kyi, la Nld non ha ragione di esistere
di Tint Swe
La Lega nazionale per la democrazia deve fare una scelta “di vita o di morte”. La riapertura degli uffici voluta dalla giunta e le leggi elettorali sono un mezzo per escludere la Nobel per la pace dalla vita politica in Myanmar. Il popolo compatto sostiene la decisione della leader dell’opposizione, contraria alla registrazione.
New Delhi (AsiaNews) – Ieri Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione democratica in Myanmar, ha affermato di essere contraria alla registrazione della Lega nazionale per la democrazia (Nld) presso la Commissione elettorale, escludendone di fatto la partecipazione alle elezioni politiche. Attraverso il suo legale Nyan Win, la Nobel per la pace ha denunciato l’emanazione da parte della giunta militare di “norme” ingiuste, che le impediscono di fatto di votare o essere eletta.
Sulla vicenda abbiamo raccolto il parere di Tint Swe, membro del consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB), costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia e mai riconosciute dalla giunta militare. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi. Da allora fa parte del NCGUB dove ricopre l’incarico di responsabile dell’informazione per l’Asia del Sud e Timor Est.
L’annuncio tanto atteso è stato dato dalla giunta militare in Myanmar in concomitanza con la Festa della donna, l’8 marzo scorso, e in modo deliberato proibisce ad Aung San Suu Kyi, la “Signora della Birmania”, non solo di concorrere alle elezioni ma, al tempo stesso, di far parte di un partito politico.
In via ufficiale, le direttive sono indicate come leggi che regolamentano le prossime elezioni politiche. Tuttavia le cosiddette leggi non sono approvate da parlamentari, ma emanate direttamente dagli uffici della leadership militare.
Il regime militare ha promulgato una Costituzione personale, che garantirà la supremazia dell’esercito a tutti i livelli dell’amministrazione. E ha tenuto un vergognoso referendum per sancirne l’entrata in vigore, mentre 134mila persone morivano a causa del devastante ciclone Nargis, che nel maggio 2008 ha colpito il Paese. Ora, essi hanno stabilito delle leggi che seppelliranno un numero ancora maggiore di individui.
I militari hanno emesso leggi simili in passato, il 18 settembre 1988, a soli nove giorni di distanza dal colpo di Stato con il quale hanno conquistato il potere. La vecchia normativa impediva a una donna che era sposata con uno straniero l’ingresso nella politica attiva; ora la nuova norma esclude chiunque abbia subito una condanna al carcere. Da questo emerge che, negli ultimi 20 anni, tutti gli sforzi della leadership militare sono rivolti in un’unica direzione per colpire una sola donna, Aung San Suu Kyi.
La legge elettorale del 1988 non permetteva ai membri delle forze armate e ai funzionari di governo di iscriversi a partiti politici e di concorrere in modo attivo al voto. Ma questa clausola è stata omessa nella nuova legge elettorale, perché il 25% dei seggi in Parlamento e nelle assemblee saranno occupati dai soldati e dai funzionari vicini alla giunta.
A sorpresa, la nuova legge elettorale include anche la definizione di “partito politico” e quella di “partito”, che non era inserita nella precedente normativa. Secondo il nuovo codice, i partiti registrati in conformità alla legge devono rispettare la Costituzione promulgata nel 2008. La Lega nazionale per la democrazia (Nld) e gli altri partiti di carattere etnico o legati alle minoranze, che hanno partecipato al voto del 1990, hanno chiesto la revisione di questa controversa Costituzione. Se questa domanda legittima non verrà soddisfatta, questi partiti non potranno registrarsi o rimanere in vita in quanto legittimi e conformi alla legge.
All’indomani delle elezioni del 1990 erano considerati legali 10 partiti. Secondo l’articolo 25 della nuova legge, devono registrarsi entro il 7 maggio. Lasciando da parte il problema della scadenza dei termini, la Nld deve prendere la decisione più importante dalla fondazione del partito, una scelta di vita o di morte. Secondo il capitolo II, articolo 4 (e) della Legge sulla registrazione dei partiti politici, Aung San Suu Kyi deve essere esclusa come membro del partito. Molta gente ritiene che senza di lei, la Nld non ha ragione di esistere.
Siamo di fronte al paradosso del Comma 22, insomma. Per il contesto birmano vale l’esempio dello stramonio, o Datura stramonium. Ti ferisci le mani se provi a tenerla e diventi pazzo se la inghiotti. La stragrande maggioranza dell’opposizione vorrebbe sanguinare, piuttosto che impazzire.
Dopo aver annunciato le leggi, il regime ha riaperto tutti gli uffici della Nld che erano chiusi dal 2003. Questo non comporta un alleggerimento della censura, ma pressioni ancora più forti verso la registrazione della Nld perché la comunità internazionale chiede elezioni “inclusive”, che comprendano tutti gli schieramenti. Auspicare la partecipazione della Ndl alle elezioni, non può essere interpretato come un segno positivo. Il regime ha piazzato trappole e insidie.
Aung San Suu Kyi, segretario generale della Nld e Nobel per la pace, è contraria alla registrazione del partito presso la Commissione elettorale perché le regole sono ingiuste. La Signora combatte per la giustizia e la libertà. Quanti guardano alle elezioni come una opportunità, vanno contro la sua stessa ragione di essere. Ma gli uffici di rappresentanza della Nld, nelle diverse cittadine del Paese, inviano risposte che sono tutte di sostegno alla posizione di Aung San Suu Kyi. La gente sta inviando abiti femminili a un leader del partito che, al contrario, preme per la registrazione della Nld.
Il 29 marzo, tutti i titoli di prima pagina riporteranno la decisione presa dalla Lega nazionale per la democrazia. A oggi, la Nld appare divisa. E il generalissimo Than Shwe se la ride. Il destino della lotta per la democrazia è legata all’intelligenza della leadership della Nld, come anche il percorso tracciato dalla giunta.
Infine, vi sono politici della vecchia guardia, alcuni giovani e tanti opportunisti che cercano con disperazione di poter recitare una parte nel gioco messo in piedi dal regime. Per loro un posto in Parlamento vale più della democrazia e della libertà. Costoro vogliono farci credere che qualcosa è meglio di niente. Essi sono felici di ingoiare lo stramonio, meglio conosciuto come l’erba del diavolo.
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