Esule birmano: ottimismo su Aung San Suu Kyi ingiustificato, in Myanmar nessun cambiamento
di Tint Swe
La giunta avanza l’ipotesi di “allentare” i termini dei domiciliari al Premio Nobel e assegnarle un ruolo nel processo di riconciliazione nazionale. Reazioni positive dai vertici Asean, Cina e India. Ministro birmano in esilio: clima di euforia, che non aiuta il processo di democratizzazione del Paese.
New Delhi (AsiaNews) – La giunta militare birmana considera l’ipotesi di “allentare” i termini dei domiciliari di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione, che ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti. Un possibile segnale di apertura manifestato da Thein Sein, Primo Ministro del Myanmar, durante il vertice Asean – Associazione che riunisce dieci nazioni del Sud-est Asiatico – in corso in Thailandia; egli ha spiegato che la Nobel per la pace può “contribuire al processo di riconciliazione nazionale”.
Sulla vicenda riportiamo l’analisi di Tint Swe, membro del consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB) costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia e mai riconosciute dalla giunta militare. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi. Da allora fa parte del NCGUB dove ricopre l’incarico di responsabile dell’informazione per l’Asia del Sud e Timor Est.
Da tutte le parti giungono segnali di ottimismo, ma quando si parla di Myanmar dobbiamo considerare quattro blocchi di importanza strategica: la Cina, i Paesi Asean, l’India, gli Stati Uniti e l’Unione europea. Le notizie che arrivano dai quattro blocchi sembrano piacevoli e cariche di speranza. Sembra di essere tornati ai giorni in cui Aung San Suu Kyi è stata, per la prima volta, rilasciata dagli arresti domiciliari nel 1995. Ma è saggio pensare a ciò che è successo nei 14 anni trascorsi dalla liberazione a oggi. I generali sempre al comando, i prigionieri nelle carceri e Aung San Suu Kyi rinchiusa nella sua casa, senza che alcun cambiamento concreto si sia verificato nel Paese.
L’Associazione dei Paesi del Sud-est Asiatico (Asean) ha accolto con favore la nuova politica statunitense di impegno con il Myanmar e i sedici leader presenti al 4° East Asia Summit in Thailandia concordano nell’incoraggiare il regime ad assicurare elezioni politiche giuste nel 2010. I leader Asean sono sostenitori della giunta militare. Essi hanno accettato senza problemi le giustificazioni provenienti dalla controparte birmana. Abhisit Vejjajiva, Primo Ministro thai, ha affermato che Aung San Suu Kyi potrebbe avere un ruolo attivo nella società ed eventualmente anche nella vita politica del Paese. Una formula diplomatica di probabilità, che può essere interpretabile come un “no”.
Tutti i presenti al vertice sono stati travolti dalla dichiarazione del Primo Ministro birmano, secondo il quale la giunta militare intravede un ruolo per Aung San Suu Kyi nel processo di riconciliazione nazionale, in vista delle elezioni del 2010. Il premier indiano Manmohan Singh ha parlato di atmosfera di speranza e accoglie le elezioni del prossimo anno come momento di riconciliazione fra i diversi segmenti della società birmana. Al termine del vertice con l’omologo birmano, anche il premier cinese Wen Jiabao ha manifestato fiducia e ha invocato maggiori aiuti finanziari al Myanmar.
Pranab Mukherjee, Ministro indiano degli esteri, ha giustamente affermato che le riforme politiche, la riconciliazione nazionale, vanno velocizzate e devono includere tutte le parti in causa. Ma il partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), ha chiesto la revisione della Costituzione, che è stata annunciata e ratificata in modo unilaterale dalla giunta nel 2008, durante il dramma del ciclone Nargis che ha devastato molte zone del Paese. Senza modifiche alla Costituzione, all’ultimo minuto, la giunta potrebbe comunque invitare gli esponenti della Nld. Solo a quel punto i membri Asean potranno esprimere commenti di apprezzamento, come hanno fatto ieri in Thailandia.
Prima di avviare la seconda tornata di colloqui con lo State Peace and Development Council (Spdc), la giunta al potere in Myanmar, il vice-segretario di Stato Usa Kurt Campbell arriverà in India per consultazioni. Al tempo stesso l’India vuole acquistare credito in merito alle vicende birmane, con la pubblicazione di un rapporto il quale afferma che gli ex Ministri degli esteri indiani hanno esercitato pressioni per convincere gli Stati Uniti a dialogare con il Myanmar. Esso spiega inoltre che, rispondendo a una richiesta dei militari birmani, l’India ha inoltrato messaggi a funzionari di alto rango statunitensi.
Prima dell’annuncio di Campbell che gli Stati Uniti intendono lavorare a stretto contatto con India e Cina sul Myanmar, già durante l’amministrazione Bush gli Usa volevano promuovere uno sforzo comune con le Nazioni Unite e i due grandi Paesi asiatici per affrontare la questione birmana. Al tempo stesso, l’India sa bene che nelle elezioni dell’anno prossimo il regime militare non soddisferà le aspettative dei Paesi Asean e le legittime richieste della Nld. Per questo Delhi chiederà agli Stati Uniti una politica di impegno separato, in vista delle elezioni. I leader di India e Asean sono soddisfatti delle dichiarazioni della giunta che intende allentare i termini degli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi. Forse le sarà concesso di incontrare il medico personale e gli avvocati un paio di volte in più. Regna un clima di euforia, ma esso non condurrà il Myanmar da nessuna parte.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
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