02/02/2011, 00.00
PAKISTAN
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Estremisti islamici contro i giudici: morte ad Asia Bibi e libertà per Mumtaz Qadri

di Jibran Khan
Aumentano le pressioni dei fondamentalisti per il rilascio dell’assassino di Salman Taseer, il governatore del Punjab che si è battuto contro la legge sulla blasfemia. Rimandato il trasferimento di prigione per la donna cristiana, minacciata di morte. Leader cattolici: il Pakistan ha abbracciato una deriva islamica, contraria ai principi di Ali Jinnah.
Lahore (AsiaNews) – I fondamentalisti islamici minacciano giudici e magistratura per ottenere la liberazione di Mumtaz Qadri, l’assassino reo-confesso dell’ex governatore del Punjab Salman Taseer. Intanto il trasferimento di prigione per Asia Bibi, la 45enne cristiana condannata a morte per blasfemia, è stato rimandato: attivisti e organizzazioni per i diritti umani chiedono che l’appello si svolga in cella e fra imponenti misure di sicurezza, ma i timori per la vita della donna sono sempre più fondati. Il Pakistan ha abbracciato una deriva islamica, affermano leader cattolici, che sconfessa il principio della laicità voluto dal fondatore Ali Jinnah nel 1947.
 
Salman Taseer rappresentava l’esatto contrario del cittadino pakistano medio, perché di idee liberali e istruito. Il suo omicidio – ad opera di una delle guardie del corpo – sottolinea come non vi sia spazio nel Paese per quanti promuovono la laicità e combattono norme aberranti, come la legge sulla blasfemia. Mumtaz Qadri ha confessato l’assassinio del 4 gennaio scorso, confermando che alla base del gesto vi era l’opposizione del governatore alla “legge nera” e il sostegno alla cristiana Asia Bibi. Nelle ultime settimane oltre 800 avvocati e partiti religiosi si sono adoperati per il rilascio di Qadri, esercitando pressioni sulla magistratura e la classe dirigente pakistana. Un avvocato ha presentato un’istanza per il rilascio alla Corte suprema, ma i giudici hanno respinto la richiesta. Nessuno è al di sopra della legge – scrivono i membri dell’Alta corte di Islamabad nel rinvio a giudizio dell’omicida – e fissano la prossima udienza del processo che si terrà il 4 febbraio.
 
Intanto le autorità del carcere non hanno ancora autorizzato il trasferimento di Asia Bibi nel carcere femminile di Multan. La Masihi Foundation continua a battersi per un processo a porte chiuse, per le minacce dei fondamentalisti islamici che vogliono morta la 45enne cristiana. Ashaiq Masih, marito di Asia, ringrazia gli attivisti perché “si sono occupati di ogni dettaglio del caso” e rappresentano “una raggio di speranza”.
 
Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, spiega ad AsiaNews che il Pakistan è nato come “nazione per i musulmani”, non come Stato islamico e lo stesso fondatore Ali Jinnah ha respinto l’idea di mischiare nazione e religione. Il prelato sottolinea che le questioni di fede sono sempre state considerate dalla politica come “assegni” da ritirare “al momento del voto”, ma gli esiti sono stati fallimentari perché le urne non hanno mai premiato i partiti islamici. P. Joseph Xavier aggiunge che è necessario ripristinare il valore della laicità dello Stato e consegnare alla giustizia gli estremisti, affinché “le persone equilibrate possano promuovere le loro idee”.
 
Il Ministro per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti nega infine che esista un Comitato creato per promuovere emendamenti alla legge sulla blasfemia. Il ministro, le cui immagini sono state bruciate in piazza assieme a quelle di Benedetto XVI, chiarisce che il presidente Zardari era intenzionato a formare un gruppo di studio, chiamato a consultare esperti di islam e a proporre eventuali emendamenti alla “legge nera”. La reazione dei fondamentalisti ha fatto abortire l’iniziativa, che avrebbe creato “incomprensioni e malintesi” secondo il governo. Smentendo modifiche alla legge sulla blasfemia, Bhatti aggiunge che è necessario “prevenirne gli abusi” e conclude ribadendo l’innocenza di Asia Bibi, che andrebbe scarcerata.  
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