Esponenti cristiani e musulmani ricordano il sacerdote ucciso a Mindanao
Zamboanga City (AsiaNews) – Per l’omicidio del sacerdote Jesus Reynaldo Roda polizia ed esercito accusano il gruppo terrorista Abu Sayyaf, ritenuto collegato con al Qaeda, e confidano di trovarli presto. Intanto esponenti di ogni fede religiosa e politica ricordano commossi il religioso.
Padre Roda, membro degli Oblati di Maria Immacolata (Omi) [nella foto], è stato assassinato sulla piccola isola di Tabawan, provincia di Tawi-Tawi, verso le ore 20,30 del 15 gennaio, mentre resisteva al tentativo di rapimento di almeno 10 uomini armati. Fuggendo, questi hanno portato via l’islamico Omar Taup, insegnante della Scuola superiore Notre Dame di cui padre Roda era direttore.
Il colonnello Arthur Larin dice che i suoi uomini sono “sulle tracce” dei rapitori.
Il generale Nelson Allaga, che ha ordinato ai militari di agire in collaborazione con la polizia locale, commenta che “la vicenda dimostra soltanto che questi gruppi armati non rispettano nessuna religione e vogliono solo creare disordine in questa zona”.
Anche il maggiore Eugenio Batara Jr. osserva che i “banditi di Abu Sayyaf” hanno tentato in precedenza di rapire altre persone, non riuscendoci per il controllo delle Forze dell’ordine.
Padre Roberto Layson, Omi, responsabile del Dialogo interreligioso, dice che la chiesa del Santo Rosario nella capitale Bongao, dove è stato portato il corpo del religioso, “è piena di gente, sia cristiana che islamica. Anche gli islamici portano cibo”, in segno di rispetto e dolore.
Padre Jonathan Domingo dell’Omi dice che le spoglie saranno portate a Cotabato City “il 19 o il 20 prossimi”.
Mons. Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato, anch’egli religioso Omi, dice che il 23 gennaio sarà celebrata la messa, cui seguirà la sepoltura nel cimitero dell’ordine a Tamontaka, nei sobborghi della città.
Il presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel Lagdameo, ha espresso la “profonda tristezza” dell’intera Chiesa e ha detto che “va condannata la violenza e occorre pregare per la giusta soluzione”.
Andri Atmaka, responsabile dell’Omi in Indonesia, ricorda che “ha fatto della sua vita una reale Oblazione a Dio”.
Ma l’omicidio è stato condannato da tutti. Sheikh Mohammad Muntassir, capo del Comitato Chiama l’Islam, ha espresso “la massima condanna possibile per questo atto di barbarie”. Per l’Islam – ha aggiunto – la vita dei non belligeranti, come i sacerdoti, è sempre inviolabile e questo omicidio “è segno di come peggiori la situazione nelle Filippine, dove nessuno è al riparo dalla violenza”. Tabawan, come l’intera provincia Tawi-Tawi, è a maggioranza islamica.
Milet Mendoza, partecipante al progetto di assistenza sociale Tabang Mindanaw, ha scritto che padre Roda “aveva un sogno e una grande speranza per la popolazione” e promuoveva opere di istruzione e sanitarie. “Abbiamo lavorato insieme dal 2003 – ricorda – durante il momento più grave della deportazione dei filippini da Sabah. Abbiamo costruito ripari, centri di assistenza giornaliera, seguito programmi per sfamare i bambini e, di recente, per migliorare l’istruzione. Ora stavamo creando 4 nuove comunità. Non è mai stato interessato al potere”, ma a lavorare per la pace e lo sviluppo sociale. “Non ha mai voluto lasciare Tabawan perché aveva ancora molti progetti in mente. Diceva che se ne sarebbe andato quando ci fossero stati altri a portarli avanti”.
Veronica Villavicencio, direttore esecutivo della Fondazione Pace ed equità, ha scritto all’Omi che mentre loro “perdono un fratello e un missionario pieno di fede, il Pagtabangan BaSulTa [gruppo che raccoglie il lavoro di varie organizzazioni per aiutare le popolazioni delle province di Basilan, Sulu e Tawi-Tawi] ha anche perso un leader capace di unire e un difensore dei poveri di Tawi-Tawi”. “Deploriamo il brutale omicidio di una persona che ha fatto solo del bene alla gente di Tabawan. Non ci sono giustificazioni possibili per questa atrocità”.
Padre Roda aveva ricevuto ripetute minacce anonime di rapimento, sin dal 2007. E’ il terzo missionario cattolico ucciso nel vicariato di Jolo, che comprende le province di Sulu e Tawi-Tawi. Nel 1997 ignoti hanno ucciso il vescovo Benjamin De Jesus a Jolo, capitale di Sulu, zona dove continua la guerra tra l’esercito e i gruppi ribelli islamici. Sempre a Sulu 3 anni dopo è stato ucciso padre Benjie Inocencio.