Esplosione a nord-est di Yangon, due morti e dieci feriti
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – È di due morti e dieci feriti il bilancio di un attentato avvenuto lo scorso 11 settembre a Kyaukgy, cittadina appartenente alla divisione di Bago 160 km a nord-est di Yangon. Due ordigni hanno colpito un locale pubblico della zona, teatro da tempo di conflitti etnici fra i guerriglieri Karen e le forze governative.
L’esplosione di giovedì è solo l’ultima di una lunga serie di attentati che hanno infiammato il Paese, segnato dalla dura repressione militare che continua a mantenere il potere attraverso l’uso della forza. Martedì 9 settembre, tre persone sono rimaste ferite per lo scoppio della parte posteriore di un bus di linea della capitale. Le autorità hanno avviato le indagini, ma al momento non è dato sapere se la deflagrazione sia stata causata da un ordigno o sia di natura accidentale.
A dispetto dei conflitti etnici che caratterizzano il Paese, nelle ultime settimane la giunta militare ha cominciato a lanciare accuse contro la Lega Nazionale per la Democrazia, partito che sostiene la dissidente birmana Aung San Suu Kyi. Secondo la dittatura al potere gli attentati dello scorso luglio sarebbero opera degli attivisti democratici, i quali respingono al mittente le accuse.
La giunta militare birmana ha invece accolto alcune richieste avanzate dalla premio Nobel per la pace, fra le quali la possibilità di leggere alcuni magazine internazionali in lingua inglese e la garanzia di ricevere tutte le lettere che le vengono inviate dai parenti. Lo afferma l’avvocato dell’attivista per la democrazia, il quale anticipa che grazie a queste concessioni Aung San Suu Kyi “smetterà di rifiutare il cibo” che le viene recapitato presso la sua abitazione, come avviene dalla scorsa metà di agosto.
Fino a oggi la corrispondenza con i familiari, fra cui i suoi due figli che vivono a Londra, era sottoposta a censura da parte del regime, così come le era stato impedito a lungo di leggere la stampa estera. I militari hanno anche tolto le restrizioni a carico delle due collaboratrici domestiche, madre e figlia, alle quali era impedito di uscire liberamente dalla villa in cui è detenuta da cinque anni l’attivista.
Non si sa ancora per certo se alla “signora” verrà dato un nuovo decoder satellitare per ricevere i canali televisivi internazionali e se davvero accetterà le nuove scorte di cibo fresco; una decisione, questa, che aveva fatto pensare ad un possibile – e mai confermato – sciopero della fame intrapreso da Aung San Suu Kyi per forzare la mano nei confronti del regime militare. La giunta ha inoltre dato il via libera al medico personale della premio Nobel perché possa visitarla ogni mese e accertarne le condizioni di salute. Una concessione già promessa in passato, ma che finora non è mai stata mantenuta.