Esplodono violenze “religiose” tra indù ed islamici
Kathmandu (AsiaNews) – La polizia ha ripreso il controllo nel distretto di Kapilvastu (200 chilometri a ovest di Kathmandu) dopo giorni di guerriglia tra islamici e indù. Ma rimane il coprifuoco e ieri nei campi sono stati trovati altri 5 corpi, decapitati e mutilati, ritenuti di indù. Chi poteva è fuggito nei distretti vicini, nonostante i trasporti fossero interrotti, non sentendosi sicuro nemmeno in casa.
Le violenze sono esplose il 16 settembre dopo l’assassinio di Mohit Khan, leader musulmano e politico ed ex presidente di un gruppo antimaoista. Sono sospettati i maoisti locali, suoi antichi avversari.
Quando la notizia si è diffusa, una folla infuriata ha assalito e incendiato veicoli e più di 200 case di indù. Un automobilista indù è stato trucidato in strada e altri feriti. La folla ha incendiato oltre 20 uffici del governo e massacrato il funzionario di polizia Hasan Puri. Molti negozi sono stati saccheggiati.
In risposta gli indù hanno iniziato hanno aggredito e percosso gli islamici. Due moschee sono state distrutte e altre case incendiate.
Le proteste dei gruppi antagonisti sono proseguite nonostante il coprifuoco. Fonti locali dicono che ancora ieri dal vicino confine indiano sono entrati gruppi di islamici che hanno assaltato un tempio indù ma sono stati fermati dalla polizia.
Narendra Dahal, capo della polizia locale, dice ieri ad AsiaNews che “ora la situazione è sotto controllo, ma ancora non siamo in grado di andare a vedere se ci sono altre vittime”, che si temono numerose. Si parla di almeno 150 feriti, molti gravi.
Il governo ha condannato le violenze e anche l’Organizzazione islamica Ettehad a Kathmandu ha invitato tutti “all’armonia sociale e alla tolleranza religiosa”.