21/07/2008, 00.00
CINA
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Esplodono tre bus nello Yunnan, tre morti e dozzine di feriti

Questa mattina tre diversi attacchi hanno colpito i mezzi pubblici di Kunming, nella provincia sud-occidentale del Paese. La zona è stata teatro di una rivolta nello scorso fine settimana, sedata nel sangue dalla polizia. Il governo chiede “ordine e armonia” alla vigilia delle Olimpiadi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Tre diverse esplosioni a Kunming, capoluogo della provincia sud-occidentale dello Yunnan, hanno causato questa mattina la morte di tre persone e il ferimento di altre 14. Non si conoscono ancora le ragioni alla base degli attentati né vi sono state rivendicazioni, ma è un segnale preoccupante per le autorità di Pechino a meno di tre settimane dall’inizio delle Olimpiadi e alle misure di sicurezza predisposte in tutto il Paese.

La prima esplosione ha colpito un autobus verso le 7.10 (ora locale), nei pressi di una fermata nel quartiere centrale di Panjiawan (v. foto); la seconda a circa un’ora di distanza, in una zona non lontana al luogo dove è avvenuta la prima esplosione. Una fonte – non confermata dalle autorità ufficiali – parla di una terza esplosione vicino a Minshan, ma non si hanno al momento ulteriori dettagli. Si sa per certo che le prime due bombe esplose sui bus hanno causato la morte di due persone, mentre una terza è deceduta durante la corsa in ospedale: le sue condizioni erano apparse fin dall’inizio disperate.

Gli attentati di questa mattina sono un ulteriore segnale della crescente tensione nella zona, teatro di manifestazione nello scorso fine settimana. Sabato 19 luglio, durante una protesta di piazza lanciata dai contadini della contea di Menglian, i poliziotti hanno aperto il fuoco uccidendo due persone; 41 gli agenti della sicurezza feriti negli scontri. Secondo alcune fonti gli ordigni esplosi sui pullman questa mattina sarebbero la risposta della popolazione alle violenze delle forze dell’ordine. All’origine della rivolta il tentativo da parte della polizia di arrestare cinque persone accusate di attacchi contro i proprietari di una locale azienda che produce gomma: da tempo è in atto una vertenza lavorativa fra i vertici e i contadini, che chiedono maggiori tutele e garanzie.

Nella zona è giunta una delegazione inviata dal governo centrale nel tentativo di ripristinare la sicurezza e riportare “ordine e armonia” nell’immediata vigilia dei Giochi olimpici: il vice-governatore dello Yunnan Cao Jianfang, il capo della polizia Meng Tiesu e Gao Xusheng, segretario del partito comunista del Menglian hanno discusso a lungo con i manifestanti invitandoli alla calma. Bai Enpei, segretario del partito della provincia dello Yunnan ha inoltre diffuso una direttiva in tre punti, nella quale si chiede “fare chiarezza sulla morte dei contadini” e “favorire un migliore dialogo con la popolazione locale”. Le autorità hanno infine promesso di fungere da mediatori con i vertici dell’azienda, ma la mossa non è servita a riportare la calma.

A dispetto degli slogan lanciati dal Partito comunista che ostentano ordine e armonia sociale, la Cina è attraversata da una serie di rivolte represse il più delle volte nel sangue. Nel giugno scorso a Wengan, nella provincia del Guizhou, oltre 30mila persone hanno protestato chiedendo di far luce sulla morte di una ragazza: secondo la polizia la giovane di 15 anni si sarebbe suicidata gettandosi nel fiume. I familiari della ragazza sostengono invece che la loro figlia è stata stuprata e uccisa, poi gettata in acqua. I dimostranti hanno bruciato tre uffici del governo e almeno 40 automobili. Solo l’intervento di 1500 poliziotti ha riportato la calma. La polizia ha picchiato “i rivoltosi”, giovani e vecchi,  e ha fatto una serie di arresti. Uno dei dimostranti è morto e vi sono stati più di 150 feriti.

Un'altra rivolta è avvenuta lo scorso 10 luglio a Yuhuan (Zhejiang), in cui migliaia di lavoratori migranti si sono scontrati con la polizia.  Decine di manifestanti sono stati arrestati.

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