Esplode autobomba a Kirkuk, colpito l’arcivescovado caldeo
Obiettivo dell’attacco un imam curdo, capo dell’Ufficio dei beni della comunità sunnita locale. Egli è rimasto ferito insieme alle guardie del corpo. La deflagrazione ha distrutto porte e finestre dell’arcivescovado e danneggiato la cattedrale. Fonte di AsiaNews: in Iraq “luglio difficile” per l’instabilità politica.
Kirkuk (AsiaNews) – Un’autobomba è esplosa ieri mattina vicino all’arcivescovado caldeo di Kirkuk, nel nord dell’Iraq, causando danni all’edificio e alla cattedrale. Secondo le prime ricostruzioni, l’obiettivo dell’attacco era un imam curdo del PUK, l’Unione patriottica del Kurdistan, rimasto ferito nell’attentato. Fonti di AsiaNews in Iraq parlano di un “luglio difficile” per il Paese, in preda a uno stallo politico che – a distanza di quattro mesi dalle elezioni – non ha portato alla formazione del nuovo governo.
Un testimone oculare racconta che ieri, verso le tre del pomeriggio, una vettura imbottita di esplosivo è saltata in aria a soli 50 metri di distanza dall’arcivescovado caldeo di Kirkuk. Obiettivo dell’attacco il Capo dell’Ufficio dei beni della comunità sunnita locale, che aveva da poco lasciato la sede per fare rientro nella propria abitazione. Egli è una guida religiosa curda legata all’Unione patriottica del Kurdistan (PUK) ed ha riportato ferite nell’attacco. Colpite anche le guardie del corpo dell’uomo.
Fonti cristiane di AsiaNews confermano i danni all’arcivescovado: la bomba ha distrutto porte e finestre e ha danneggiato anche la vicina cattedrale. Nonostante l’incidente, i fedeli hanno gremito l’edificio per la messa della domenica sera.
In Iraq si prevede un “luglio difficile” a causa dell’instabilità politica che attraversa il Paese, incapace di formare il nuovo esecutivo. Il 7 marzo scorso si sono svolte le elezioni legislative, che hanno visto la vittoria di misura del laico ed ex Primo Ministro Iyad Allawi. Il premier uscente Nouri al Maliki ha denunciato brogli e ha avviato una serie di trattative per raccogliere una maggioranza in Parlamento, che gli consenta di ottenere il mandato per la formazione del nuovo governo.
Vedi anche