Esperto islamico: no alle strumentalizzazioni politiche della moschea di Ayodhya
di Nirmala Carvalho
Asgar Ali Engineer dubita che il dibattito parlamentare sulle accuse ai capi del Bjp, possa avere frutti. Egli invita musulmani e indù a non seguire “capi popolo aggressivi e ambiziosi”e a lavorare per educazione, sviluppo e laicità.
Mumbai (AsiaNews) - Il dibattito parlamentare sulla distruzione della moschea di Ayodhya e sui responsabili dei massacri rischia di franare nella strumentalizzazione politica e a vantaggio delle ambizioni dei leader di partito, senza aiutare a comprendere i problemi reali delle comunità indù e musulmana e salvare la laicità del Paese. E' quanto dichiara ad AsiaNews l’intellettuale musulmano Asgar Ali Engineer, presidente del Centre for Study of Society and Secularism, a proposito del rapporto Liberhan sull’attacco degli estremisti indù alla moschea di Bābar, o Babri Masjid, ad Ayodhya del 1992 (foto).
Il parlamento indiano si appresta a discutere i risultati della Commissione d’inchiesta che accusa i capi del Bharatiya Janata Party di responsabilità diretta nella vicenda (vedi AsiaNews, 25/11/2009, “Leader del Bjp accusati per la distruzione della moschea di Ayodhya”). Engineer, molto noto in India per le sue battaglie a favore dei diritti umani nell’islam, afferma: “Entrambi gli schieramenti tenteranno di utilizzare il rapporto Liberhan a loro vantaggio. Ai criminali che hanno demolito Babri Masjid non accadrà nulla e stanno già pianificando nuove aggressioni. Questa è la tragedia più grande: politicizzare la questione ed utilizzarla a fini elettorali senza che nulla accada ai responsabili facendo sì che nel Paese i crimini possano continuare ad essere commessi nell’impunità”.
Per Engineer il coinvolgimento diretto nelle vicende di Ayodhya dei leader massimi del Bjp è fuori discussione. Lo stesso Lalchand Kishen Advani, attuale capo dell’opposizione in parlamento, “è il principale responsabile e avrebbe già dovuto essere giudicato anni fa”.
L’uso politico della vicenda del Babri Masjid è all’origine della stessa demolizione violenta avvenuta nel 1992. Per questo lo studioso islamico auspica che, dopo 17 anni di polemiche feroci e sterili, “indù e musulmani comprendano che i capi popolo aggressivi e ambiziosi non rappresentano i veri interessi comuni della gente. Essi rappresentano o i loro propri interessi politici o quelli dei poteri socio-economici. Sfruttano le rispettive tradizioni religiose per fini politici ed in modo aggressivo. Entrambe le comunità purtroppo sono vittime della propaganda violenta di questi leader ambiziosi. Il problema è destinato a da aggravarsi se non si pone un limite alle loro ambizioni”.
Il presidente del Centre for Study of Society and Secularism afferma che “per rinforzare la pace comune non basta rifuggire i dibattiti sterili, bisogna mostrare un atteggiamento positivo”. E aggiunge che “Congress, Bharatiya Janata Party e Samajwadi Party non stanno facendo nulla per ricostruire il Babri Masjid”.
L’intellettuale musulmano auspica un impegno comune per le comunità indù e islamica. Engineer ricorda che i musulmani ormai, “invece che lottare per Babri Masjid, si stanno concentrando di più sui problemi dell’educazione, sul progresso economico e sullo sviluppo”. E chiede agli “indù che sostengono la laicità” di “lottare per la giustizia. Se sono leali devono impegnarsi a ricucire il tessuto della convivenza comune nell’India laica”.
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