Esperti vietnamiti: la diga di Xayaburi potrebbe causare terremoti
Il mega-impianto dovrebbe sorgere in Laos, sul corso del fiume Mekong, a 100 km circa da una faglia simica. Il progetto è contestato da ambientalisti e rappresentanti di Cambogia e Vietnam, perché metterebbe a rischio gli equilibri nella regione. Funzionario laotiano: lavori “entro la fine dell’anno”.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – La costruzione della diga di Xayaburi nel nord del Laos potrebbe aumentare la probabilità di terremoti nel Sud-est asiatico, in una regione già a rischio sismico. È quanto emerge in uno studio elaborato da Nguyen Hong Phuong, ricercatore del Centro vietnamita per l’allarme terremoti e tsunami, secondo cui il mega-impianto può causare una crescita dell’attività tellurica e minacciare l’ecosistema ambientale del fiume Mekong, colpendo in particolare gli abitanti di Laos, Cambogia e Vietnam.
Per lo studioso la diga sorgerà a circa 100 km dalla faglia di Lai Chau – Dien Bien, in una zona soggetta a movimenti sismici. “Dopo lo tsunami in Giappone” sottolinea Tran Tu, un responsabile economico all’ambasciata vietnamita a Phnom Penh, “ritengo che questo rapporto vada considerato con la massima attenzione”. Egli auspica “più ricerche” sulla centrale elettrica “prima che venga dato l’annuncio ufficiale di inizio del progetto”.
Tuttavia nei giorni scorsi Bloomberg aveva annunciato che i lavori sarebbero iniziati “prima della fine dell’anno”. L’agenzia specializzata nel settore economico ha riportato una dichiarazione in tal senso fatta da Viraphonh Viravong, alto funzionario del Dipartimento laotiano per l’energia, durante un’intervista ad Hanoi. Attivisti per i diritti umani ed ecologisti riferiscono però che i lavori per la realizzazione del mega-impianto sarebbero in corso già dagli ultimi mesi del 2010, a dispetto delle promesse governative di maggiori studi sull’impatto ambientale.
Il progetto relativo alla diga di Xayaburi prevede la costruzione di un impianto idroelettrico alto 32 metri, da 3,5 miliardi di dollari e dalla portata di 1.260 megawatt, in una zona remota e selvaggio nel nord del Laos. Esso comporta lo spostamento forzato di 2.100 abitanti di villaggi dislocati nell’area e avrà serie conseguenze su decine di migliaia di altre persone. La realizzazione – la prima di 11 in programma sul Mekong – è affidata a una ditta thailandese e sarà proprio il Paese degli elefanti a trarre i maggiori benefici dalla centrale.
Circa 65 milioni di persone vivono lungo il fiume Mekong – nasce sull’altopiano del Tibet e scorre lungo la provincia cinese dello Yunnan, poi in Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam – che le sostiene grazie alla pesca (stimata valere 3 miliardi di dollari annui) e agli allevamenti ittici. Ma ora il fiume, lungo 4.880 chilometri e ritenuto il 2° più ricco al mondo per biodiversità, è minacciato dai molti progetti di dighe idroelettriche, che potrebbero alternarne l’ecosistema.
Per lo studioso la diga sorgerà a circa 100 km dalla faglia di Lai Chau – Dien Bien, in una zona soggetta a movimenti sismici. “Dopo lo tsunami in Giappone” sottolinea Tran Tu, un responsabile economico all’ambasciata vietnamita a Phnom Penh, “ritengo che questo rapporto vada considerato con la massima attenzione”. Egli auspica “più ricerche” sulla centrale elettrica “prima che venga dato l’annuncio ufficiale di inizio del progetto”.
Tuttavia nei giorni scorsi Bloomberg aveva annunciato che i lavori sarebbero iniziati “prima della fine dell’anno”. L’agenzia specializzata nel settore economico ha riportato una dichiarazione in tal senso fatta da Viraphonh Viravong, alto funzionario del Dipartimento laotiano per l’energia, durante un’intervista ad Hanoi. Attivisti per i diritti umani ed ecologisti riferiscono però che i lavori per la realizzazione del mega-impianto sarebbero in corso già dagli ultimi mesi del 2010, a dispetto delle promesse governative di maggiori studi sull’impatto ambientale.
Il progetto relativo alla diga di Xayaburi prevede la costruzione di un impianto idroelettrico alto 32 metri, da 3,5 miliardi di dollari e dalla portata di 1.260 megawatt, in una zona remota e selvaggio nel nord del Laos. Esso comporta lo spostamento forzato di 2.100 abitanti di villaggi dislocati nell’area e avrà serie conseguenze su decine di migliaia di altre persone. La realizzazione – la prima di 11 in programma sul Mekong – è affidata a una ditta thailandese e sarà proprio il Paese degli elefanti a trarre i maggiori benefici dalla centrale.
Circa 65 milioni di persone vivono lungo il fiume Mekong – nasce sull’altopiano del Tibet e scorre lungo la provincia cinese dello Yunnan, poi in Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam – che le sostiene grazie alla pesca (stimata valere 3 miliardi di dollari annui) e agli allevamenti ittici. Ma ora il fiume, lungo 4.880 chilometri e ritenuto il 2° più ricco al mondo per biodiversità, è minacciato dai molti progetti di dighe idroelettriche, che potrebbero alternarne l’ecosistema.
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