Esercito e Fratelli musulmani pericolosi protagonisti del voto del 21 novembre
Preoccupa il silenzio dei militari sul futuro del Paese. I ragazzi di piazza Tahrir troppo divisi e disorganizzati per incidere nel dibattito politico.
Il Cairo (AsiaNews) – Le prime elezioni democratiche del dopo Mubarak, si terranno il prossimo novembre. L’ho ha annunciato il Consiglio supremo dei militari in una nota, ancora informale, diffusa ieri sui media. Il voto per l’assemblea del popolo sarà diviso in tre fasi e si terrà tra il 21 novembre e il 3 gennaio 2012, quello per la Camera alta sarà invece il 22 gennaio e il 4 marzo 2012.
Ma, a parte la data, l’esercito non ha ancora specificato la sua agenda nel nuovo Egitto democratico. “Nessuno ha idea di cosa accadrà dopo il voto – affermano fonti di AsiaNews al Cairo – per decenni i militari hanno sempre avuto l’ultima parola su tutto e faranno qualsiasi cosa pur di appoggiare forze politiche loro alleate”.
Secondo le fonti, l’esercito non cederà il potere con facilità: “La maggioranza dei del Consiglio è composta da ex membri del regime che per trent’anni sono stati complici di crimini contro la popolazione, anche se ora vogliono far credere che con la caduta di Mubarak tutto è cambiato”.
A tutt’oggi i principali sostenitori dell’esercito sono i partiti musulmani, che da luglio vietano ai loro membri di partecipare a manifestazioni e sit –in contro i militari. Secondo le fonti, la data – a pochi mesi dalla caduta di Mubarak - di novembre è stato scelto dall’esercito proprio per favorire queste formazioni a discapito dei partiti laici, ancora disorganizzati e privi di visibilità.
“I giovani di piazza Tahrir non hanno formato un gruppo compatto e sono confluiti divisi in decine di partiti minori“. spiegano le fonti. Ciò li rende di fatto assenti dal dibattito politico. I favoriti restano i Fratelli musulmani, che in otto mesi hanno avuto il tempo di ricompattarsi e organizzare un’efficace campagna elettorale. “I partiti islamici – affermano le fonti - sono passati in pochi mesi dall’illegalità ad avere la parola su tutto: governo, sindacati, economia, costumi sociali e libertà religiosa”.
Ad accrescere ancora di più l’influenza degli estremisti è la crisi con Israele. La possibile revisione degli accordi di Camp David trova consensi traversali nella popolazione e nei prossimi mesi, questo tema, potrebbe diventare il nuovo cavallo di battaglia di Fratelli musulmani e salafiti, da sempre contrari al rapporto con lo Stato israeliano.
Tuttavia, la popolazione è ancora molto divisa ed è difficile fare delle previsioni. Secondo le fonti, dopo la rivoluzione di piazza Tahrir l’Egitto si è diviso in due grandi blocchi: classe media e intellettuali, favorevoli a partiti islamici più moderati, e i contadini, principale bacino di voti per i movimenti radicali islamici. Ad essi si aggiungono le famiglie e i movimenti legati alle vittime di piazza Tahrir, protagonisti delle manifestazioni contro l’esercito. (S.C.)
Ma, a parte la data, l’esercito non ha ancora specificato la sua agenda nel nuovo Egitto democratico. “Nessuno ha idea di cosa accadrà dopo il voto – affermano fonti di AsiaNews al Cairo – per decenni i militari hanno sempre avuto l’ultima parola su tutto e faranno qualsiasi cosa pur di appoggiare forze politiche loro alleate”.
Secondo le fonti, l’esercito non cederà il potere con facilità: “La maggioranza dei del Consiglio è composta da ex membri del regime che per trent’anni sono stati complici di crimini contro la popolazione, anche se ora vogliono far credere che con la caduta di Mubarak tutto è cambiato”.
A tutt’oggi i principali sostenitori dell’esercito sono i partiti musulmani, che da luglio vietano ai loro membri di partecipare a manifestazioni e sit –in contro i militari. Secondo le fonti, la data – a pochi mesi dalla caduta di Mubarak - di novembre è stato scelto dall’esercito proprio per favorire queste formazioni a discapito dei partiti laici, ancora disorganizzati e privi di visibilità.
“I giovani di piazza Tahrir non hanno formato un gruppo compatto e sono confluiti divisi in decine di partiti minori“. spiegano le fonti. Ciò li rende di fatto assenti dal dibattito politico. I favoriti restano i Fratelli musulmani, che in otto mesi hanno avuto il tempo di ricompattarsi e organizzare un’efficace campagna elettorale. “I partiti islamici – affermano le fonti - sono passati in pochi mesi dall’illegalità ad avere la parola su tutto: governo, sindacati, economia, costumi sociali e libertà religiosa”.
Ad accrescere ancora di più l’influenza degli estremisti è la crisi con Israele. La possibile revisione degli accordi di Camp David trova consensi traversali nella popolazione e nei prossimi mesi, questo tema, potrebbe diventare il nuovo cavallo di battaglia di Fratelli musulmani e salafiti, da sempre contrari al rapporto con lo Stato israeliano.
Tuttavia, la popolazione è ancora molto divisa ed è difficile fare delle previsioni. Secondo le fonti, dopo la rivoluzione di piazza Tahrir l’Egitto si è diviso in due grandi blocchi: classe media e intellettuali, favorevoli a partiti islamici più moderati, e i contadini, principale bacino di voti per i movimenti radicali islamici. Ad essi si aggiungono le famiglie e i movimenti legati alle vittime di piazza Tahrir, protagonisti delle manifestazioni contro l’esercito. (S.C.)
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