Esercito di Colombo: decine di migliaia di civili in fuga dalla zona di guerra
I militari dichiarano di aver fatto breccia lungo la linea difensiva dei ribelli tamil, permettendo la fuga della popolazione. Fonti dell’esercito parlano di 30mila persone. Il Governo lancia un ultimatum ai guerriglieri: resa entro 24 ore. Secondo l’Onu negli ultimi tre mesi la guerra ha causato almeno 4500 morti tra i civili.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) - Migliaia di civili hanno stanno abbandonando la zona di guerra nella laguna di Nanthi Kadal. È quanto riferisce il ministero della Difesa di Colombo dando notizia di operazioni militari nella zona di Puthumathalan e Amplalavanpokkani. Stando alle fonti ufficiali dell’esercito, la 58ma divisione avrebbe fatto breccia nei terrapieni eretti dai ribelli tamil sul confine est della no fire zone per bloccare l’avanzata dell’esercito ed ostacolare la fuga della popolazione.
Il governo di Colombo ha definito gli scontri di questa mattina come “la più grande operazione di salvataggio di ostaggi mai realizzata”. Il generale di brigata Udaya Nanayakkara, portavoce dell’esercito, ha affermato che le operazioni sono ancora in corso e l’avanzata dei militari prosegue. Keheliya Rambukkwella, ministro della Difesa, ha lanciato un ultimatum all’Ltte dando ai ribelli 24 ore di tempo per arrendersi a partire dalle 12 di oggi.
Secondo le fonti governative, mentre i civili stavano abbandonando la zona della laguna, tre guerriglieri tamil si sono fatti esplodere tra la gente causando 17 morti e 22 feriti. Il Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) afferma invece che l’esercito ha invaso la no fire zone aprendo il fuoco sui civili e lanciando anche bombe a grappolo. Il divieto d’accesso alla zona, imposto dal governo di Colombo alla stampa e agli osservatori internazionali, rende impossibile ogni verifica della reale situazione dell’area teatro degli scontri. La televisione statale mostra migliaia di profughi in cammino che trascinano con sé le loro povere masserizie (nella foto un'immagine delle riprese).
Governo e ribelli parlano di “grande confusione” nella zona in cui restano ancora almeno 100mila civili, intrappolati nei 20 chilometri quadrati in cui le due parti si combattono. L’Onu ha calcolato che negli ultimi tre mesi di scontri sono stati uccisi almeno 4500 civili, decine di migliaia i feriti. Gli organismi umanitari continuano ad accusare i ribelli di utilizzare la popolazione come scudi umani e l’esercito di aprire il fuoco indiscriminatamente sui civili.
Nonostante le reiterate richieste di un cessate il fuoco fatte dalla comunità internazionale, dalla società civile del Paese e dalla Chiesa dello Sri Lanka le operazioni militari proseguono. Onu e organismi umanitari ripetono ormai da tempo che il nord del Paese è in preda ad una grave crisi umanitaria.
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