25/09/2013, 00.00
INDONESIA – ITALIA
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Erick Thohir, il giovane tycoon indonesiano con la passione per lo sport

di Mathias Hariyadi
Il 43enne uomo di affari sta per rilevare la quota di maggioranza dell'Inter per 350 milioni. In passato egli è entrato nella proprietà di squadre di basket e calcio statunitensi. Nel 2012 era capo della delegazione indonesiana alle Olimpiadi di Londra.

Jakarta (AsiaNews) - Fra i giovani uomini di affari indonesiani che, negli ultimi cinque anni, si sono affermati sulla ribalta economica e imprenditoriale si sta ritagliando un posto sempre più importate il 43enne Erick Thohir. Dopo un lungo periodo di studi negli Stati Uniti, fra gavetta e anonimato, da alcune settimane egli ha conquistato le copertine dei principali quotidiani - europei e non - con l'annuncio del prossimo acquisto dell'Internazionale. Una squadra di calcio storica, fondata a Milano (Italia) nel 1908, e che nella sua storia centenaria ha conquistato numerosi e importanti trofei. Oggi la proprietà, da tempo nelle mani della famiglia Moratti, dovrebbe finire nelle mani del businessman indonesiano che, fra i suoi obiettivi, ha proprio quello di tenere fede al nome della squadra e renderla sempre più "internazionale".

Erick Thohir è figlio del co-fondatore della più importante industria automobilistica del Paese, l'Astra International. Nel mondo degli affari il suo è un nome relativamente "nuovo", a dispetto del consistente patrimonio personale che può già vantare. A lungo lontano dalle copertine di tv e giornali, di lui era nota fino a poco tempo fa la proprietà di alcuni media di portata locale.

Tuttavia, da quando lo scorso anno il suo nome è stato associato alla società calcistica milanese, Thohir ha raggiunto la ribalta "nazionale" e il calcio si sta ritagliando - anche in Indonesia - una sempre maggiore visibilità. Peraltro il pallone è una passione nuova: il primo, grande amore è il basket che risale ai tempi dell'università quando ha frequentato (laureandosi in affari e finanza) la Glendale University della California.

In passato, attraverso la società Mahaka Group di cui è proprietario, egli ha acquistato il quotidiano di ispirazione islamica Harian Republika, cui sono seguiti altri media della carta stampata e una radio. Ma è nel mondo dello sport che egli si è ritagliato, nel tempo, una sempre maggiore visibilità: presidente della Federazione indonesiana basket dal 2006 al 2010 e, per due mandati di cui il secondo ancora in corso, presidente della Federazione basket del Sud-est asiatico (2006 - 2014). Thohir è stato anche capo della delegazione indonesiana alle Olimpiadi di Londra del 2012.

Assieme allo storico socio e avvocato americano Jason Levien, egli ha acquistato (primo asiatico della storia) un club della Nba, la massima serie di basket americana, e la squadra di calcio statunitense D.C. United, che partecipa alla Major Soccer League. Ora le sue ambizioni si spostano in Europa e puntano sullo sport più praticato e popolare del continente, il calcio; da tempo società e multimiliardari arabi, russi e (ora) asiatici hanno puntato l'attenzione sulle principali squadre europee come il Chelsea, il Paris St. Germain e così via. Adesso si punta all'Italia dove, sinora, le squadre di calcio erano legate al nome di un imprenditore locale: Moratti per l'Inter, Silvio Berlusconi per il Milan, la famiglia Agnelli e la Fiat per la Juventus. Unica eccezione la Roma, già di proprietà di un magnate statunitense.

L'affare con la famiglia Moratti per l'acquisto della maggioranza delle azioni dell'Inter (il 70% circa) dovrebbe concludersi nei prossimi giorni, con un costo di circa 350 milioni di euro. Una conferma delle ambizioni personali del tycoon indonesiano, che vuole fare del team un punto di riferimento a livello internazionale. Nell'operazione, accanto a Erick Thohir, ci sono Rosan Roeslani e Handy Soetedjo, già al suo fianco nell'acquisto di una quota di minoranza dei Philadelphia 76ers. Interpellato più volte sull'affare in Italia, Thohir ha sempre voluto mantenere un basso profilo, smorzando toni e facili entusiasmi. Fra le poche battute sul tema, la frase "Se si farà, benissimo. Altrimenti va bene lo stesso. Dedicherò le mie attenzioni a una squadra di calcio indonesiana". E per chi conosce un pochino il modo di fare degli uomini di affari del Paese, questa frase è una prova ulteriore del fatto che l'accordo è ormai prossimo e andrà a buon fine. 

 

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