Erdogan: “accelerare” le riforme, dopo le critiche della UE
Ankara (AsiaNews) – “Ci sarà di sicuro un’accelerata”: ha detto così il premier Erdogan a chi gli chiedeva di commentare il giudizio severo dell’Unione Europea, secondo cui nel 2007 la Turchia ha rallentato il passo delle riforme politiche, che rischiano di allontanare il Paese dall’aderire alla Comunità europea. Erdogan ha ammesso di condividere la constatazione europea e ha spiegato che il rallentamento era dovuto alla crisi politica interna. “Ma ora – ha aggiunto – ci troviamo in un nuovo periodo e ci sarà di sicuro un’accelerata”.
Il rapporto annuale della Commissione Europea all’Allargamento, atto a verificare lo stato dei progressi della Turchia nel suo avvicinamento all’Europa, è stato pubblicato il 6 novembre scorso.
Le 82 pagine fitte, stilate dal finlandese Olli Rehn, parlano chiaro: nel 2007 la Turchia ha rallentato il passo delle riforme politiche realizzando solo progressi limitati. Il premier Erdogan viene lodato per aver gestito “democraticamente” le tensioni dei primi mesi dell’anno con l’esercito, pronto a difendere a tutti i costi la laicità del Paese di fronte all’islamismo moderato del premier turco, ma da Bruxelles giunge un appello forte a fare nuovi sforzi di riforme, in particolare per migliorare la libertà d’espressione e di religione, i diritti sindacali, il controllo dell’esercito da parte del potere politico, i diritti delle minoranze religiose, la lotta contro la corruzione, i diritti e la libertà della minoranza curda.
Ma la nota dolente sembra essere una volta di più l’articolo 301 della Costituzione. Tale articolo rende punibile di reato chiunque infanghi la “turchicità”, reato di vilipendio allo stato turco che ha portato all’incriminazione perfino di Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura.
Senza mezzi termini, il rapporto avverte: la Turchia non potrà accedere all’Unione Europea finché non avrà apportato modifiche sostanziali a questo articolo del codice penale. “Non è più accettabile in una democrazia europea – si legge nel documento – che degli scrittori, dei giornalisti, degli universitari ad altri intellettuali siano perseguitati semplicemente per aver espresso un’opinione critica, ma totalmente non violenta”.
Dall’ Azerbaijan, dove si trova in visita, Abdullah Gul, presidente della Repubblica, riferendosi al rapporto stilato in Europa, si difende: “Questo articolo della costituzione sta danneggiando l’immagine della Turchia: all’estero tutti pensano che in Turchia parlare ed esprimere il proprio pensiero sia vietato. Questa è una grande ingiustizia che viene compiuta nei nostri confronti. Comunque io stesso numerose volte ho detto che è giusto modificare l’articolo 301”.
E il ministro della giustizia Mehmet Ali Sahin ha assicurato che presto presenterà al parlamento turco un progetto di riforma delle norme che limitano la libertà di espressione. Tale emendamento, è già stato promesso da tempo. Più di un mese fa, proprio in vista del rapporto annuale della Ue, l’esecutivo di Recep Tayyip Erdogan aveva garantito modifiche sostanziali della norma 301. Ma la bozza in mano al governo di Ankara sembra non eliminare la norma: ne attenua soltanto la portata, sostituendo il concetto di “identità turca” con quello più circoscritto di “nazione turca”. La bozza pone anche dei limiti alla discrezionalità dei pubblici ministeri, i quali dovranno sottoporsi al consenso del Guardasigilli prima di avviare un’inchiesta giudiziaria. Attualmente invece essi possono liberamente avviare indagini per verificare e condannare la presunta calunnia. Infine nella bozza si pensa di sostituire la pena carceraria con una sanzione pecuniaria. Rimane il fatto che in questa logica le espressioni di pensiero che criticano l’identità turca o la repubblica turca continuano ad essere viste come crimini.