Erdogan ricorre alle elezioni anticipate
di Mavi Zambak
Di fronte all’empasse per le elezioni presidenziali, il partito al potere si lancia già nella campagna elettorale. Secondo alcune inchieste l’Akp conterebbe sul 65% dei votanti.
Ankara (AsiaNews) - Il Partito di Giustizia e Progresso (l’AKP), che detiene i due terzi dei seggi, ha depositato oggi un ricorso in parlamento in cui si chiede di tenere elezioni legislative anticipate il 24 giugno o al massimo il 1°luglio, mentre la scadenza naturale era prevista per novembre.
La decisione dell’ AKP segue di poche ore l’annullamento da parte della Corte Costituzionale del primo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica.
Domani 3 maggio il governo vuole ancora tentare di proseguire con la candidatura di Abdullah Gul, attuale ministro degli esteri, nella speranza che ottenga la necessaria maggioranza dei due terzi del voto, ma l’impresa appare ormai impossibile, dato che l’opposizione è decisa a continuare il boicottaggio dei voti. A questo punto non resterà altro che affidarsi al voto popolare.
Ma prima che le elezioni divengano un’imposizione necessaria, già ieri sono diventate un’arma nelle mani del primo ministro Erdogan.
“Il sistema parlamentare è bloccato… Dobbiamo tornare con urgenza al voto popolare. Il nostro popolo prenderà la decisione migliore”:, ha affermato ieri, con estrema lucidità e scaltrezza, davanti alle tensioni crescenti del Paese, diviso fra laicità e islamismo.
Così Erdogan gioca una nuova carta, aprendo la strada alla battaglia elettorale e conquistandosi la fiducia della gente. Nel discorso ufficiale televisivo che ha tenuto alla popolazione a reti unificate, egli ha puntato sul suo operato positivo in questi quattro anni e mezzo, dimenticando completamente il clima di tensione politico che esiste in questi giorni e la crisi istituzionale in cui trova attualmente la Turchia. Il suo è già un discorso di programma elettorale, in cui ha cercato di tranquillizzare tutti, il popolo turco, i militari, i mercati.
Ha presentato le buone condizioni in cui si trova l’economia nazionale dopo la forte crisi del 2001; ha elencato numerose opere pubbliche e sociali compiute; ha ricordato le tante “prove” affrontate dimostrando come da tutte il governo ne sia uscito trionfante.
In effetti dal 2002 l'economia è cresciuta in media del 7% annuo, ma ora le tensioni tra l'esercito e il governo, secondo gli analisti, rischiano di raffreddare l'interesse degli investitori stranieri e Borsa e lira turca sono immediatamente crollati.
In tono pietistici Erdogan ha poi elencato a quante persone è stata data una casa popolare; a quante persone è stata portata l’acqua potabile in casa; quanti chilometri di autostrada sono stati aperti; quanti investimenti sono stati fatti per i poveri e i bisognosi…“A questo punto – ha concluso con orgoglio, il premier, fissando dritto negli occhi la telecamera – è sufficiente proteggere la stabilità, è sufficiente proteggere la pace. Basta che non danneggiamo il clima di fiducia che abbiamo costruito con tanta fatica”.
Al di là delle roboanti affermazioni, la popolazione si chiede quali mezzi vengano utilizzati per mantenere questa pace e unità: ieri, 1° maggio, ad Istanbul sono stati arrestati ben 580 persone che volevano manifestare per la giornata dei lavoratori; e vi sono molti segni di intolleranza nella società, che pare sgretolarsi sempre più nelle mani di un partito che si dichiara islamico illuminato.
Nonostante le evidenti contraddizioni - tensioni tra estremismi di destra e di sinistra, di laicità e fondamentalismo islamico - l’Akp gode ancora di una forte base elettorale. L’oceanica manifestazione di domenica scorsa ad Istanbul per protestare contro l’islamizzazione dello Stato, non sembra abbia influito molto: da varie inchieste turche pubblicate su Internet pare che la maggioranza dei turchi non disdegni Gul come presidente; nelle probabili elezioni anticipate il 65% dei turchi voterebbe l’AKP.
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