25/07/2013, 00.00
ARABIA SAUDITA
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Energia, Riyadh punta sui ’campi di sole’

Il deserto arabico offre le condizioni climatiche ideali allo sviluppo su ampia scala dell’energia solare. Il regno punta a soddisfare il 30% del proprio fabbisogno di elettricità entro il 2023. Il crescente interesse per il settore rinnovabile porta la monarchia saudita a stanziare miliardi di dollari in ricerca.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Grazie all'energia solare, l'Arabia Saudita prevede di sopperire entro il 2023 al 30% del proprio fabbisogno di energia elettrica con il sole. Osama al-Falaly, docente di economia presso l'Università Abdelaziz di Jeddah, spiega al sito d'informazione Ashraq al-Awsat che "in termini di energia solare, il potenziale del deserto arabico è secondo solo a quello offerto dell'Atacama cileno".

Con una temperatura che in molti periodi dell'anno tocca picchi di 45 gradi centigradi, le regioni desertiche della penisola arabica offrono tra le migliori condizioni climatiche al mondo per la realizzazione di impianti ad energia solare. Per questo motivo e a causa del crescente interesse manifestato da studiosi sauditi e stranieri, Riyadh ha deciso di stanziare miliardi di dollari di fondi in ricerca, realizzando anche alcuni impianti sperimentali. A Khafij, ad esempio, località costiera del Golfo Persico, è stato studiato un impianto di desalinizzazione dell'acqua marina, che, come spiega il professor al-Falaly, "se dovesse portare i risultati sperati potrebbe rappresentare una valida alternativa al gas e al petrolio".

In risposta a ciò, la Società reale per l'Energia atomica e rinnovabile ha avviato un programma di ricerca per verificare l'effettivo potenziale della produzione sostenibile di energia nel Paese. Il ministero dell'Economia e della Pianificazione ha già suggerito di abbassare, dal 65% al 19,5%, la percentuale di greggio e gas nel settore dell'esportazione. Tale proposta trae origine dall'aumento di oltre il 55% di energie alternative.

L'apertura da parte del governo a nuove fonti di energia, rappresenta un grande sintomo di cambiamento in un Paese che ha sempre basato la propria sopravvivenza energetica sul petrolio. Inoltre, secondo gli studi portati avanti dalla Società reale in collaborazione con alcuni enti nazionali, la promozione del nuovo settore genererebbe una grande mole di posti lavoro.

 

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