Emergenza umanitaria nei campi profughi a Mindanao
Manila (AsiaNews) – Resta alta la tensione nella regione di Mindanao, nonostante la ripresa del dialogo con il Moro Islamic Liberation Front annunciata il 24 luglio scorso dal presidente Arroyo. Gli scontri iniziati nel mese di luglio tra esercito e i terroristi di Abu Sayyaf rischiano di congelare i dialoghi di pace con il Milf. I portavoce del gruppo accusano governo e forze armate di utilizzare l’offensiva come pretesto per attaccare le zone controllate dai ribelli Moro.
In questo contesto la situazione vissuta dai civili continua ad aggravarsi. Il governo finora impegnato nella risoluzione armata del conflitto non riesce a far fronte all’emergenza umanitaria dei campi profughi. Oltre 2000 famiglie stanno vivendo da mesi in condizioni miserevoli. Nei giorni scorsi la scarsità di aiuti alimentari e la totale mancanza di igiene hanno provocato la morte di cinque persone.
L’arcivescovo di Cotabato mons. Quevedo critica l’autorità civile e afferma che “il governo dovrebbe provvedere agli aiuti necessari come cibo, acqua potabile e assistenza medica in attesa di condizioni che consentano ai profughi di rientrare nei propri villaggi”.
Il prelato aggiunge che “la popolazione continua a vivere nella paura”. Egli invita il governo a cooperare con la Chiesa e le sue associazioni per aiutare i civili e per risolvere in modo pacifico il conflitto prima di un nuovo peggioramento della situazione.
Secondo esponenti del governo locale le ultime razioni di cibo destinate ai rifugiati risalgono ai primi giorni del mese di agosto. Inoltre gli aiuti umanitari del Programma di alimentazione mondiale, che dovrebbero sopperire alle mancanze del governo, non sono sufficienti a sfamare gli oltre 12 mila rifugiati.