Elezioni: Allawi vince di poco; al-Maliki non accetta il risultato
Il gruppo laico di Allawi ha preso 91 seggi contro gli 89 di Maliki. L’Onu dichiara le elezioni “un successo” e “credibili”. Si aprono le discussioni sulle alleanze per la maggioranza. La sfida della sicurezza: ieri doppio attacco a Diyala, con 42 morti. Alla fine dell’anno il ritiro delle forze Usa.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Il laico Iyad Allawi ha vinto le elezioni legislative in Iraq con soli due seggi in più rispetto a Nouri al-Maliki, capo del governo uscente, il quale rifiuta di riconoscere i risultati.
Maliki si può appellare fino al 29 marzo, quando i risultati verranno giudicati definitivi. L’inviato speciale dell’Onu, Ad Melkert, ha definito lo scrutinio “un successo” e “credibile”, chiedendo a tutti i partiti di “accettare i risultati”.
Il blocco Iraqiya di Allawi ha ottenuto 91 seggi, contro gli 89 dell’Alleanza per lo Stato di diritto di Maliki; entrambi però non possono rivendicare una grande vittoria, non avendo nessuno una grossa maggioranza nei 325 seggi del parlamento.
Allawi – sciita laico, sostenuto da sunniti e cristiani - ha già aperto il dialogo per formare alleanze con gli altri gruppi. “Iraqiya – ha detto – aprirà il suo cuore a tutte le forze politiche e a tutti quelli che vogliono costruire l’Iraq. Seppelliremo insieme la politica basata sull’etnia e sulla religione”. È probabile che per riuscire ad avere una maggioranza, Allawi dovrà allearsi anche con il partito di Moqtada al Sadr (Alleanza nazionale irakena, di stampo religioso sciita), che ha preso 70 seggi e con il gruppo curdo, che ha conquistato 43 seggi.
Alcuni osservatori suggeriscono un governo di alleanza fra Allawi e Maliki, per dare stabilità al Paese, ma le ambizioni dell’uno e dell’altro sembrano escludere questa possibilità.
A ricordare la fragilità della situazione, ieri, proprio prima dell’annuncio dei risultati, vi sono stati due attacchi-bomba a Diyala, a nord della capitale, che hanno fatto 42 morti e 65 feriti.
La coalizione che emerge dovrà risolvere le questioni che si dibattono da tempo sullo scacchiere irakeno: federalismo e centralismo; la distribuzione dei proventi del petrolio; lo status di Kirkuk. In più essa dovrà far fronte al problema della sicurezza, mentre le forze Usa si apprestano al ritiro entro la fine dell’anno.
Quelle del 7 marzo sono le seconde elezioni dalla caduta di Saddam Hussein. Vi ha partecipato il 63% degli elettori.
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