18/12/2007, 00.00
COREA DEL SUD
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Elezioni presidenziali: Seoul aspetta la vittoria di Lee

di Pino Cazzaniga
Alla vigilia del voto i sondaggi danno per certa l’elezione del candidato dell’opposizione, già sindaco della capitale. Cristiano, a suo favore, più della linea politica gioca il fatto di essere il simbolo vivente della dirompente ascesa economica di una nazione uscita dalle ceneri della guerra.
Seoul (AsiaNews) - Domani i coreani del sud sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Due giorni fa, alla chiusura della campagna elettorale, la vittoria di Lee Myung-bak del Grand National Party (GNP, opposizione) era data per scontata.
 
Secondo un sondaggio del quotidiano Chosun, la quota di preferenze per Lee era del 45,4% , più del doppio del favore (17,5%) ottenuto da Chung Dong–young, il candidato del partito di governo (United New Democratic Party:UNDP).
La marcia di Lee verso la vittoria era stata in parte ostacolata da alcuni dubbi sulla moralità della sua amministrazione finanziaria. L’ostacolo era stato tolto all’inizio di dicembre quando il pubblico ministero, dopo una lunga indagine, lo ha discolpato dalle accuse. Ma il 15 dicembre i dubbi sono ritornati a galla per uno spezzone di video di anni fa, mandato in onda dal partito di governo, dove Lee appare come il cofondatore di una organizzazione finanziaria sotto inchiesta.
 
L’attuale presidente Roh Moo-hyun valendosi di un suo diritto costituzionale, ha invitato il ministro della Giustizia, Chung Soung-jin, a provvedere per un  supplemento d’ indagine. Chung ha declinato l’invito, dicendo: “Come capo del ministero credo che i procuratori hanno fatto del loro meglio, ed io ho profonda fiducia in loro”. Ma nello stesso giorno l’UNDP ha presentato in parlamento una richiesta per una nuova indagine “indipendente”, che è passata a maggioranza. Il GNP ha disertato la seduta, vedendovi una manipolazione politica. A questo punto sia il ministro della Giustizia che lo stesso Lee hanno accettato con umiltà il risultato del voto del parlamento. Era in gioco il sistema democratico.
 
Nonostante questo colpo mancino, istituzionalmente corretto ma motivato politicamente, la maggior parte degli analisti è del parere che la vittoria di Lee non è in pericolo. Il professor Chun In-young, docente di scienze politiche all’università nazionale di Seoul, ritiene che “il video assesterà un colpo grave, ma non letale a Lee Myung-bak”. Secondo altri il colpo influirà sulla sua vittoria solo nel senso che non sarà a stragrande maggioranza.
 
Il popolo coreano è vivace a tutti i livelli, ma anche litigioso ed emotivo. In questa circostanza la litigiosità è particolarmente grave, perchè l’appuntamento elettorale del 19 dicembre è una sfida per la democrazia penosamente conquistata e per il progresso economico.
 
Negli ultimi 10 anni il seggio presidenziale è stata occupata da due politici progressisti: Kim Dae-jung (82) e Roh Moo-hyun (61), diversi non solo nell’età ma anche nella capacità politica. Grazie a loro, i residui della dittatura militare sono del tutto scomparsi e il popolo, a qualsiasi livello, vive lo spirito democratico coscientemente. Kim, che durante la dittatura ha rischiato quattro volte la vita per l’ideale democratico, ha messo a disposizione le sue doti politiche e umane per tutto il popolo coreano, sud e nord. Anche la sua diplomazia del “sole splendente “ (sunshine policy) verso il regime del Nord culminata con il primo incontro al vertice a Pyongyang, è stata motivata da questo amore. Inoltre, benché uomo di “sinistra”, non ha tentennato a adottare una politica finanziaria di “destra” quando la grave crisi economica della Corea lo richiedeva.
 
Roh, avvocato, difensore dei diritti umani, è stato eletto 5 anni fa (secondo la costituzione non è più rieleggibile), per questa sua immagine, ma non ha l’esperienza politica del predecessore. Cosciente di questi limiti ha cercato di acquistarsi l’appoggio popolare facendo leva su un patriottismo emotivo, con atteggiamenti antiamericani e antinipponici. Anche la sua visita a Pyongyang (secondo vertice coreano) di ottobre sembra, in parte almeno, motivata dalla politica interna: sollevare le sorti del partito di governo in vista delle elezioni presidenziali. Per quanto riguarda l’economia, la sua performance è stata fallimentare.: saliti alle stelle i prezzi degli appartamenti e aumentato il tasso di disoccupazione; i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri.  Yoon Young Hoon, direttore del Korea Society Opinion Institute, ha detto: “Le nostre ricerche ci mostrano che l’economia è di gran lunga il compito principale richiesto dal nuovo presidente”.
 
L’enorme popolarità che Lee Myun-bak si è acquistata è dovuta alle sue qualità personali più che al partito che rappresenta. “Leggenda del salariato” e “buldozer di Seoul” sono le espressioni che lo indicano popolarmente. Lee è il simbolo vivente della dirompente ascesa economica di una nazione che dalle ceneri della guerra coreana (1950-53) è diventata la 12ma potenza economica nel mondo.
 
Lee è nato in un villaggio presso Osaka (Giappone) nel 1941. Quando la famiglia è ritornata in Corea (1945) era nella povertà estrema. Lavorando di giorno e studiando di notte è riuscito a laurearsi in economia. Nel 1965 è entrato come impiegato nella Hyunday Construction, allora ditta modesta con solo 90 impiegati. Sostenuto da Chung Ju-yung, fondatore dell’ impresa, che ne ammirava le doti, è entrato nel gruppo dirigente fino a diventarne presidente nel 1983: a quel tempo la ditta, ormai nota in tutto il mondo, dava lavoro a 190mila impiegati.
 
Scelta la carriera politica, ha toccato l’apogeo della fama come sindaco di Seoul (2002-2006), quando ha trasformato la capitale da città medievale in metropoli modello.
Per i sud-coreani ai quali sta a cuore la riforma economica (e sono la maggioranza),  Lee è l’uomo del momento. Nella sua autobiografia ha scritto: “La sorgente del mio successo nel mondo degli affari sono stati la decisione e il coraggio. Sono riuscito a trasformare le sfide in opportunità con tratti personali”. Le elezioni del 19 dicembre (giorno del suo compleanno!) sono la sfida più importante della sua vita. Lee è sposato e ha tre figlie e un figlio. È cristiano praticante e “elder” della chiesa presbiteriana Somang in Seoul.
 
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