Elezioni in Iran, grande affluenza alle urne
Il governo decide di posticipare di due ore la chiusura dei seggi; risultati attesi per domani. Leader supremo Khamenei: "Votare significa dare l'appoggio al sistema".
Teheran (AsiaNews/Agenzie) È "grande" l'afflusso alle urne in Iran e il clima tra la gente è di "gioia e festa". Fonti di AsiaNews a Teheran raccontano che "inaspettatamente" la popolazione si sta recando "in massa" ai seggi per scegliere il suo nuovo presidente. Per questo il governo ha annunciato nel pomeriggio il posticipo di 2 ore - alle 21 (ora locale) la chiusura della consultazione popolare.
Al di là del risultato elettorale, la partecipazione alle presidenziali di oggi, 17 giugno, è stata trasformata in un voto a favore o contro la legittimazione del regime. Così la televisione di Stato ha mostrato la "Guida suprema" della rivoluzione, l'ayatollah Alì Khamenei, recarsi alle urne subito dopo l'apertura dei seggi. "Noi ha detto dopo aver votato abbiamo 7 candidati, ha poca importanza a chi si dà la preferenza, votare significa dare appoggio al sistema". E già a poche ore dall'inizio delle votazioni, il ministro degli interni Abdolvahed Moussavi Lari definiva "buona" la partecipazione e "molto serrata" la competizione, tanto da fargli supporre la necessità di un secondo turno elettorale per il ballottaggio. I risultati saranno resi noti domani.
Ufficialmente i 46.786.418 elettori che hanno più di 15 anni sono chiamati alle urne per scegliere tra 7 candidati scelti dal Consiglio dei Guardiani, la Corte costituzionale conservatrice, non eletta, fra un totale di 1.014 che avevano fatto richiesta: 3 sono conservatori o ultra-conservatori, 3 sono considerati progressisti, seppure a livelli diversi, e il settimo è Akbar Hachémi Rafsanjani, il grande favorito. Originariamente i candidati accettati erano otto, ma uno dei conservatori si è ritirato alla vigilia del voto.
Rafsanjani, che ha già ricoperto la carica di presidente della Repubblica tra il 1989 e il 1997, è considerato un "pragmatico": conservatore, ma disponibile ad aperture politiche verso gli Stati Uniti e sulla questione del nucleare. "Ho votato per me", ha detto questa mattina uscendo dal seggio istituito nella moschea di Jamaran, nella parte nord di Teheran, la stessa nella quale Khomeini riceveva a pronunciava i suoi discorsi. "Alcuni sondaggi ha aggiunto Rafsanjani dicono che ci sarà un eletto già al primo turno e spero che andrà così".
Le speranze dei progressisti sono centrate sulla possibilità che giovani e donne, i più delusi dalle mancate riforme dell'attuale presidente Mohammad Khatami, vadano a votare per Mostafa Moin, già ministro dell'istruzione. E' l'elettorato che nel 1997 face saltare le previsioni e portò al successo Khatami. Ora è la fascia sociale più scoraggiata, ma ad essa ha fatto evidentemente riferimento, oggi, lo stesso Khatami, quando, uscendo dal seggio, ha ricordato "l'abitudine del popolo iraniano di ribaltare i sondaggi". Khatami.ha parlato di "segni di un bell'entusiasmo", non ha escluso la possibilità di una elezione al primo turno ed ha definito "un non problema" la possibilità del ballottaggio.
18/06/2005