Elezioni ad Hong Kong: democratici in testa nei sondaggi
Mons. Zen: democratici e Pechino devono riconciliarsi.
Hong Kong (AsiaNews) Si tengono domani ad Hong Kong le elezioni per i 60 seggi del Consiglio legislativo (Legco) della città. I candidati in lizza sono 162, di cui 90 per i 30 seggi a elezioni dirette; 72 per i 30 posti delle 28 corporazioni professionali.
Le elezioni di domani sono considerate da molti come un vera e propria scelta fra la democrazia e il partito pro-Pechino. Esse seguono le grandi dimostrazioni di piazza del 1 luglio, quando centinaia di migliaia di cittadini hanno espresso la loro insoddisfazione per il governo della città e l'intromissione della Cina nella vita di Hong Kong, venendo meno al principio "una nazione, due sistemi".
Numerosi esponenti della società civile e molti intellettuali hanno ripetuto in queste ultime settimane le loro critiche al sistema delle corporazione, definendolo "una struttura anti-democratica". Molte voci si sono alzate a favore del suffragio universale e per mettere fine al sistema del voto corporativo per la prossima tornata elettorale del 2008.
I sondaggi mostrano che la partecipazione al voto dovrebbe raggiungere una percentuale record di 50-55% dei votanti, facendo prevedere una vittoria dei candidati del partito democratico. I sondaggi danno ai democratici tra i 22 e i 27 seggi, anche se dalle corporazioni non arriveranno voti, perché sono controllate dalle forze politiche filo-cinesi.
Gruppi di conservatori ad Hong Kong sono preoccupati che la crescita della rappresentanza democratica in parlamento possa frenare una ripresa economica di Hong Kong, esigendo dal governo una maggiore attenzione allo stato sociale.
Da parte sua, Pechino teme che le spinte democratiche di Hong Kong possano comunicarsi anche nella madrepatria. Per questo da mesi la Cina ha bloccato le richieste di riforme democratiche dal territorio. Vi sono state anche minacce contro la libertà di stampa e alcuni ambigui scandali atti a diminuire la stima della popolazione contro il partito democratico.
Funzionari governativi della Cina popolare hanno perfino svolto una campagna illegale: essi hanno chiesto a cittadini cinesi con parenti a Hong Kong di telefonare ai loro congiunti per spingerli a votare candidati pro-Pechino.
Ieri, parlando ad un programma radiofonico mons. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, ha affermato che il governo di Pechino e il partito democratico devono cercare di comunicare e di riconciliarsi senza guardare al risultato delle elezioni di domani. "Se il governo centrale e i democratici baseranno la loro politica solo sui risultati delle elezioni, non dimostreranno grande saggezza. Ognuno sa cosa dal 1 luglio dovrebbe essere fatto: la riconciliazione e la comunicazione sono la cosa migliore per il nostro paese" ha detto mons. Zen, riferendosi alle massicce manifestazioni in favore del suffragio universale tenutesi a Hong Kong il 1 luglio scorso.