Elezioni a Sanaa: la fine (forse) del potere di Saleh
Sanaa (AsiaNews/Agenzie) - La popolazione dello Yemen è chiamata oggi alle urne per eleggere un nuovo presidente, che dovrebbe porre fine al governo di Ali Abdullah Saleh, durato 33 anni.
Le elezioni sono il frutto di quasi un anno di violente manifestazioni di protesta, frettolosamente lette come una "primavera araba".
In realtà Saleh ha firmato un accordo sulle sue dimissioni, solo una volta che vi sarà un nuovo presidente. Egli stesso ieri ha invitato la popolazione a votare per il vicepresidente Abdrabbuh Mansour Hadi. Il punto è che Hadi è anche l'unico candidato in lizza e secondo le leggi elettorali, non vi è non vi è un minimo di percentuale di votanti per rendere valide le elezioni. Ciò significa che Hadi verrà eletto comunque, anche con un solo voto. Sporadiche violenze sono state registrate ieri in alcunbi seggi; una persona è stata uccisa.
Secondo analisti, anche se Saleh si dimette, la sua influenza nel Paese rimane molto forte: il suo figlio e i nipoti rimangono a capo dell'esercito e degli apparati di sicurezza; i suoi parenti sono al vertice di molti gruppi politici ed economici. Egli stesso rimarrà nel Paese come capo del partito di maggioranza, il General People's Congress Party.
Egli dovrà comunque confrontarsi con una forte opposizione che unisce gruppi tribali, militari e businessmen stanchi del dominio della famiglia Saleh.
Lo scorso giugno, Saleh ha subito un attacco mentre pregava nella moschea del palazzo presidenziale e si è rifugiato "per cure" in Arabia saudita. Proprio i sauditi (insieme agli Usa) sembrano essere i suoi sponsor, timorosi di vedere il caos nel Paese confinante, dove sono forti i gruppi di radicali islamici legati ad al Qaeda.