07/09/2016, 10.24
HONG KONG – CINA
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Elezioni a Hong Kong: aumentano l’influenza cinese e le divisioni fra i democratici

di John Mok Chit Wai*

Il risultato elettorale per il Consiglio legislativo ha visto l’affermazione di formazioni nuove e irruente, per lo più figlie del movimento studentesco, che parlano di indipendenza dalla Cina continentale. Ma Pechino avverte: “Disastri sociali in caso di secessione”. E i nuovi deputati fanno marcia indietro. Il campo democratico deve trovare un nuovo modo per rapportarsi con la madrepatria. Il commento di un docente di Amministrazione pubblica.

Hong Kong (AsiaNews) – Le elezioni del Consiglio legislativo a Hong Kong “hanno dato un risultato migliore delle aspettative”, ma nonostante la buona prova dell’opposizione vi sono troppe divisioni interne e troppa poca partecipazione giovanile. È il senso del commento inviato ad AsiaNews dal prof. John Mok Chit Wai, docente di Amministrazione pubblica all’Università cinese di Hong Kong, dopo i risultati elettorali.

Grande scalpore ha suscitato l’exploit dei “localisti” e degli “indipendentisti”, nuove formazioni politiche – per lo più frutto del movimento studentesco – che non vogliono avere niente a che fare con la Cina continentale. Nathan Law, giovanissimo neo-deputato, ha ottenuto 50mila voti cavalcando l’indipendenza da Pechino. Il governo centrale ha ammonito la società civile dell’ex colonia britannica, paventando “disastri sociali” in caso di secessione; in risposta, i nuovi eletti hanno chiarito che “non si parla di indipendenza, ma di maggiore auto-determinazione”.

Deludente il risultato dei partito democratici tradizionali, che si sono visti scavalcati dalle nuove e irruente formazioni studentesche. Rimangono fuori dal Consiglio legislativo figure storiche del movimento civile di Hong Kong come Lee Cheuk-yan e Alan Leong. Quest'ultimo ha scelto di sostenere un candidato più giovane, poi eletto. Di seguito il commento completo del prof. Mok.

Il risultato è migliore delle aspettative, dato che il campo dell’opposizione è riuscito a ottenere più di un terzo dei seggi. Inoltre, più della metà dei seggi a disposizione nelle constituencies geografiche è stata assegnata sempre all’opposizione. Questo significa che potranno mettere il veto a leggi e mozioni importanti.

Da un altro punto di vista, il campo dell’opposizione rimane diviso in fazioni. Prima di questo voto era semplice: i democratici contro i pro-establishment (pro-Pechino). Ma in queste elezioni i localisti hanno preso tre seggi, così come altri tre seggi sono andati a candidati che promuovono una auto-determinazione democratica. Tutti loro rappresentano facce nuove [nella politica di Hong Kong].

Nathan Law, il più giovane candidato mai eletto nella storia di Hong Kong, ha ottenuto più di 50mila voti nella circoscrizione “Island”, mentre Eddie Chu ne ha guadagnati più di 80mila nei “Nuovi Territori ovest”. Le voci che chiedono auto-determinazione o persino l’indipendenza sono di sicuro galvanizzate. Ci si potrebbe persino aspettare che la resistenza parlamentare diventi più sofisticata, e persino più radicale.

Alcuni partiti tradizionali del campo democratico hanno subito sconfitte significative. L’Associazione di Hong Kong per la democrazia e per la sussistenza ha perso il suo seggio al Consiglio legislativo, mentre il Partito laburista ha visto la sua presenza calare da quattro deputati a uno. Il Partito civico si è assicurato sei seggi ma il numero totale dei voti ottenuti, comparato a quello di quattro anni fa, è calato di 50mila unità. Il campo democratico “tradizionale” deve riconsiderare il suo approccio nel rapporto con Pechino.

La fazione vicina alla Cina continentale continua a mantenere la maggioranza del Consiglio. Ma è cambiata anche la sua composizione. L’Alleanza democratica per il miglioramento e il progresso di Hong Kong rimane il partito più numeroso del Legco, ma il Partito liberale – non così leale – ha perso tutti i suoi seggi assegnati su base geografica.

Hanno vinto senza problemi coloro che sono ritenuti “benedetti” dall’Ufficio per le relazioni del governo centrale cinese: fra loro Eunice Young del New People’s Party e Junius Ho. Da questo si capisce che l’Ufficio sta divenendo sempre più attivo nel manipolare le elezioni del Territorio.

È aumentato infine il numero totale dei votanti, ma questo aumento è composto dagli anziani e non dai giovani. Questo potrebbe significare che la “macchina elettorale” che prende ordini dall’Ufficio – o persino da Pechino – è determinata nel contrastare il possibile aumento della partecipazione politica dei giovani.

*Docente presso il Dipartimento per l’Amministrazione pubblica e il governo della CUHK

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