Elezioni 2010: il governo filippino sancisce il bando delle armi in tutto il Paese
Manila (AsiaNews) – In vista delle elezioni di maggio il governo filippino sancisce il bando delle armi in tutto il Paese. Oltre 50mila tra poliziotti e militari sono stati schierati in 3500 posti di blocco distribuiti su 15 province. Ciò per prevenire nuovi massacri a sfondo politico dopo quello avvenuto lo scorso 23 novembre a Maguindanao, costato la vita a 57 persone. La legge è in vigore da ieri e ci resterà fino al prossimo 9 giugno. Una speciale Commissione elettorale (Comelec) guiderà la polizia e le altre autorità pubbliche. Essa avrà anche il potere di promuovere e sospendere i pubblici ufficiali al fine di evitare le frodi denunciate nelle passate elezioni del 2004 e del 2007. Secondo i dati forniti dal responsabile delle operazioni di polizia Andres Caro II, sono già 71 le persone arrestate grazie all’applicazione della legge sul bando. Tra questi anche 6 militari e 5 poliziotti.
“Per la Chiesa la cultura dell’impunità deve essere combattuta completamente, non basta solo un bando delle armi”, afferma mons. Dinualdo Gutierrez vescovo di Marbel (Mindanao). “In ogni periodo elettorale il governo ha aumentato le misure di sicurezza e il controllo sul traffico di armi – continua il prelato - ma gli omicidi sono sempre continuati. Se le autorità non hanno la volontà di applicare sul serio la legge, le elezioni pacifiche resteranno un sogno”. Mons. Gutierrez dice che la Chiesa ha lanciato un programma educativo per indurre la popolazione di Mindanao a denunciare quei candidati che possiedono armi ed eserciti privati.
Nonostante il problema interessi tutto il Paese, la maggior parte delle aree a rischio sono concentrate nella regione a maggioranza musulmana di Mindanao. Essa è da quarant’anni teatro del conflitto tra esercito filippino e ribelli islamici del Milf (Moro Islamic Liberation Front) e il gruppo terroristico di Abu Sayyaf. In questi anni il clima di anarchia dell’isola e soprattutto il continuo traffico di armi ha permesso ai leader politici di assoldare eserciti privati per mantenere il potere nelle province poste sotto il loro controllo.
Lo scorso 8 gennaio in occasione dell’annuale incontro della Conferenza dei vescovi e degli ulema (Buc) il ministro della difesa Norberto Gonzales ha chiesto alle autorità religiose di appoggiare il bando della armi proposto dal governo. “Abbiamo chiesto a ulema e vescovi di aiutare il lavoro dei militari convincendo i leader locali a smantellare i propri eserciti e a consegnare le armi”, ha affermato il ministro. Egli ha aggiunto che anche la presidente Arroyo considera la via del dialogo una delle migliori strategie per combattere il clima di impunità e anarchia presente a Mindanao. “Se ce ne sarà bisogno – aggiunge il ministro – cercheremo le armi provincia per provincia, città per città, famiglia per famiglia e poi agiremo”.
I membri della Commissione filippina per i diritti umani (Chr) criticano il provvedimento. Per loro l’aumento delle misure di sicurezza e il troppo potere dato alla polizia potrebbe condurre a nuove violazioni dei diritti umani a danno della popolazione. “I diritti della gente devono essere rispettati nei vari posti di blocco – afferma Leila de Lima, responsabile del Chr - essi dovranno essere organizzati in aree visibili e controllabili e assegnate dalle autorità, inoltre i nomi di poliziotti e militari dovranno essere visibili su tutte le uniformi”. Per evitare abusi delle forze dell’ordine il Chr ha proposto al governo di attrezzare con telecamere a circuito chiuso i check-points di Manila e delle aree più a rischio.