Elezioni, liberali e cristiani vincono nelle roccaforti islamiche
di Qaiser Felix
Nonostante violenze, discriminazioni nei seggi e scarsa affluenza, sembra delinearsi la vittoria del Partito popolare e della Lega musulmana di Sharif, oppositore di Musharraf. Cristiani in vetta nei seggi “islamici” del Punjab e della Frontiera nord-occidentale.
Islamabad (AsiaNews) – Violenze, discriminazioni nei seggi e scarsa affluenza, ma anche una vittoria netta e sorprendente dei Partiti democratici nelle aree tribali del Paese, fino ad oggi roccaforte delle milizie talebani e la prevista sconfitta di Musharraf. Sono questi i fattori che hanno caratterizzato le elezioni legislative che si sono svolte ieri in Pakistan. Nonostante una conta ancora parziale dei voti, si delinea una vittoria schiacciante del Partito popolare che, orfano della Bhutto, si prepara a reggere la prossima Assemblea nazionale. Tuttavia, questa consultazione è stata caratterizzata da molte sfaccettature.
I problemi alle urne
Alcune esplosioni avvenute nei pressi dei distretti elettorali di tutto il Paese e le violenze fra sostenitori di diversi Partiti hanno fatto 24 vittime accertate e diverse decine di feriti gravi. Si registrano diversi casi di violenza, ad opera delle milizie talebane, che nella parte settentrionale del Paese hanno cercato di impedire con minacce ed intimidazioni l’affluenza alle urne per un voto che, dicono, “non ha validità”.
Le donne hanno subito discriminazioni praticamente ovunque: Peter Jacob, segretario della Commissione episcopale giustizia e pace, spiega ad AsiaNews: “Quello della discriminazione non è un problema relegato alle aree tribali: le donne sono state impedite nel loro diritto di voto praticamente ovunque”. Secondo Jacob, il governo “non ha mantenuto le sue promesse e si è preparato in maniera limitata a questo voto: ho incontrato Asma Jahangir, presidente della Commissione per i diritti umani, e lei mi ha detto che il suo nome non era nemmeno nelle liste elettorali”.
In alcuni seggi, tuttavia, si sono formate delle “ronde civiche” spontanee, che hanno risposto alle aggressioni dei talebani per permettere il normale svolgimento della consultazione. In risposta, Mangal Bagh (capo della formazione estremista del Lashkar-e-Islami) ha annunciato “severe punizioni”.
Gli exit poll
Con il 60 % delle schede scrutinate, si delineano i principali risultati elettorali del voto di ieri: il Partito popolare pachistano (Ppp), guidato fino al suo assassinio da Benazir Bhutto, appare in testa nel conteggio dei seggi conquistati in un Parlamento che, se va avanti così, avrà tutti i numeri per avviare l’impeachment contro Musharraf, accusato di aver tentato un golpe lo scorso novembre con la dichiarazione dello stato di emergenza.
Il Ppp ha ottenuto, secondo quanto ha riportato Geo TV, 74 seggi; la Lega musulmana N guidata da Nawaz Sharif ne ha 62. La Lega musulmana Q, guidata dagli uomini di Musharraf, ha 31 deputati, seguita dal Movimento Mutahida Quami, anch’esso nella coalizione che fa riferimento al capo dello Stato, che ha ottenuto 17 seggi. Non è stato rieletto Chaudhry Shujaat, uno degli uomini chiave del presidente.
Gli altri partiti che sostengono Musharraf, come pure i suoi alleati tradizionali, hanno ottenuto soltanto 57 seggi nelle 241 circoscrizioni i cui risultati sono già stati annunciati. Anche se dovessero conquistare tutti i seggi rimasti in sospeso, gli stessi Partiti non riuscirebbero ad avere la maggioranza assoluta di 272 deputati.
I risultati più clamorosi sono stati ottenute nelle aree tribali: diversi distretti della Provincia della Frontiera nord-occidentale sono finiti in mano popolare (nonostante l’alta presenza dei talebani contrari al voto) e nel Punjab le due Leghe musulmane non hanno ottenuto la maggioranza.
Nonostante le tensioni, l’affluenza è paragonabile a quella delle elezioni del 2002, quando i cittadini vennero chiamati ad eleggere un esecutivo fantoccio sotto la dittatura militare di Musharraf: secondo i primi dati, infatti, soltanto il 40 % degli 81 milioni di aventi diritto al voto si sono presentati alle urne. In alcune zone, però, il timore di attentati e violenze ha indotto gran parte degli elettori a restare a casa. A Karachi si stima che abbia votato solo il 20-25%.
La vittoria dei cristiani
Khalil Tahir, avvocato cristiano in corsa per uno dei seggi dell’Assemblea provinciale del Punjab (è quasi certa la sua elezione), dice ad AsiaNews: “Se sarò eletto, farò del mio meglio per abolire quelle leggi che discriminano le minoranze. Inoltre, intendo lavorare per garantire eguali diritti a tutti i cittadini pakistani, anche non musulmani”. Come cristiano, aggiunge, “il nostro percorso è pieno di ostacoli, ma da dentro il sistema potrò fare qualcosa per cambiarlo”.
Asif Bhatti, cristiano che corre per il Partito nazionale Awami di impronta liberale, è riuscito a sconfiggere nel suo seggio la Muttahida Majlis-e-Amal (Mma, coalizione di 6 Partiti islamici di impronta fondamentalista). Ad AsiaNews dice: “Sono molto contento del risultato, e soprattutto del fatto che questo sia stato ottenuto a Peshawar, capitale della Frontiera”.
Secondo il futuro deputato, questo voto “dimostra che la popolazione non vuole mischiare la fede alla politica. Il mio Partito ha sempre condannato l’estremismo, ed il fatto che abbia preso tanti voti nella culla dei talebani ci dà ragione. Questa vittoria rappresenta una speranza per tutti i cristiani”.
Le reazioni politiche
Il presidente della Lega musulmana Q ha ammesso la sconfitta. E già nella notte il portavoce della stessa formazione, Tariq Azeem, aveva detto: “Gli elettori hanno consegnato il loro verdetto e, come democratici, noi lo accettiamo”.
Nawaz Sharif ha invece accusato la formazione presidenziale di brogli e violenze pre-elettorali, ed ha sottolineato come “il voto ha sconfitto tutti i trucchi di Musharraf”. Posizione simile per i leader popolari, che hanno annunciato di voler chiedere l’opinione degli osservatori internazionali prima di pronunciarsi ufficialmente.
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