08/10/2021, 11.01
IRAQ
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Elezioni, card. Sako: voto in massa contro i brogli, per un vero cambiamento

di Dario Salvi

L’appuntamento del 10 ottobre rappresenta un “momento di speranza” che richiede una “ampia partecipazione”. Usa, Australia ed Europa elogiano il lavoro della Commissione elettorale indipendente. Voto di scambio anche fra i cristiani, da rivedere la questione legata alle quote per le minoranze. 

Roma (AsiaNews) - Le elezioni rappresentano un “momento di speranza” per un “vero cambiamento” a patto che vi sia una “ampia partecipazione”; per questo a tutti gli iracheni, ma soprattutto ai giovani “dico di andare a votare” per “contribuire a un avvenire migliore”, altrimenti “tutto resterà come prima e non potrete lamentarvi”. È quanto afferma ad AsiaNews il primate caldeo, card. Louis Raphael Sako, alla vigilia di un voto cruciale per il futuro del Paese, anticipato di un anno rispetto alla scadenza naturale della legislatura in risposta alle proteste di piazza dell’autunno 2019. “L’Iraq - aggiunge il porporato - ha bisogno di un cambiamento frutto di una larga partecipazione”. 

I giovani iracheni, protagonisti delle manifestazioni di due anni fa da Baghdad a Bassora, sono “delusi”. Qualcuno fra di loro si presenterà al voto come candidato, prosegue il card. Sako, ma “non so quante possibilità abbiano di affermarsi”. Dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003 “abbiamo acquistato libertà e democrazia”, perdendo in “stabilità” in un clima di “confusione”. Il Paese e il suo popolo sono “più poveri” stretti nella morsa di “interessi e nazioni contrapposte: serve una vera svolta democratica, perché il Paese è ricco ma i soldi vengono dirottati da corruzione e malaffare”.

Le elezioni politiche del 10 ottobre rappresentano il quinto voto per rinnovare il Parlamento mono-camerale dall’invasione Usa che ha portato alla caduta del raìs e generato un complesso sistema multipartitico. Alle urne sono chiamati circa 25 milioni di aventi diritto, che dovranno scegliere 329 deputati su 3.200 candidati in 83 collegi elettorali. Il 25% dei seggi è riservato alle donne. La futura Camera dovrà indicare il presidente e il primo ministro, al quale verrà poi affidato il compito di formare il governo. La vittoria dovrebbe andare ai movimenti sciiti già al potere, sebbene all’interno presentino profonde divisioni.

Nell’ultimo periodo diversi leader religiosi, fra i quali il patriarca caldeo e la massima autorità sciita, il grande ayatollah Ali al-Sistani, hanno lanciato appelli contro l’astensionismo: “Le nostre parole - conferma il cardinale - hanno avuto una vasta eco nella popolazione. Lo stesso presidente mi ha ringraziato per questo appello, che è forte proprio per incoraggiare la gente anche se la situazione resta complicata”. Vi è il pericolo di boicottaggio delle urne anche di semplici cittadini “delusi da non aver visto alcun cambiamento in 18 anni”. Anche questo, osserva, è un “grande pericolo” perché ci sono forze interessate a “ostacolare” il voto per formare “un governo di emergenza. Molte fazioni sperano in una bassa partecipazione, per fare ciò che vogliono”. 

Sulle elezioni vigilerà la comunità internazionale, che definisce l’appuntamento con le urne una opportunità che i cittadini devono sfruttare per determinare in modo democratico il loro futuro. Decine di nazioni, fra le quali Stati Uniti, Australia, Canada e membri dell’Unione europea hanno elogiato il lavoro di preparazione della Commissione elettorale indipendente irachena. L’auspicio è che possa essere un voto libero, giusto, inclusivo e senza episodi di violenza. “Se la gente partecipa - conferma il card. Sako - sarà possibile un cambiamento rispetto al passato. Nel 2018 vi sono stati casi documentati di frode e corruzione, in realtà solo il 20% delle persone avrebbe votato. Gli iracheni hanno paura dei brogli, che le stesse persone del passato tramino per restare al potere” e a loro bisogna rispondere “con una grande partecipazione”. Bisogna lottare, prosegue, contro quanti muovono in politica solo “per interessi personali, senza una visione del futuro”. 

Il primate caldeo non risparmia infine critiche ai politici cristiani, anch’essi implicati in passato in vicende di corruzione o “voti di scambio, con promesse indebite per guadagnare consensi”. Per questo, conclude, sarebbe importante rivedere la questione delle quote riservate alle minoranze”, perché così “non hanno senso e servono solo ai politici per conquistare un seggio, non alla comunità per migliorarne la vita”. 

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