Egitto, finiscono le scorte di benzina. Si temono scontri in vista dell’anniversario delle rivolte
Il taglio dei fondi stranieri impedisce allo Stato di erogare alle compagnie energetiche il sussidio per benzina, gasolio e gas. Il rischio è un aumento drastico dei prezzi del carburante e dell'inflazione già al 9,5%. La presenza incontrollata dei movimenti islamici colpisce il turismo. Prenotazioni in calo del 90% fra il 2010 e il 2011.
Il Cairo (AsiaNews) – Benzina e gasolio a rischio esaurimento, calo del turismo del 90%, continui scioperi e manifestazioni, disoccupazione giovanile superiore al 40% e livelli di inflazione cresciuti dal 9,1% al 9,5% in meno di un mese. È questo il quadro economico e sociale dell’Egitto a pochi giorni dal 25 gennaio, anniversario della rivoluzione dei Gelsomini, per il quale si prevedono nuove manifestazioni della popolazione egiziana contro i militari saliti al potere dopo la caduta di Mubarak.
Ieri, al Cairo, Giza e altre città egiziane, la popolazione ha preso d’assalto i distributori di benzina e gasolio, dopo l’annuncio di un esaurimento delle scorte e aumento del prezzo lanciato dagli operatori del settore. Per evitare disordini, le autorità hanno imposto l’apertura delle stazioni solo in orario notturno. Abdullah Ghorab, ministro del petrolio, ha affermato che “il carburante non finirà, non vi sono motivi per scatenare il panico, lo Stato sta erogando 15mila tonnellate di gasolio al giorno, circa 2mila in più rispetto al normale consumo giornaliero”. La popolazione però non crede alle dichiarazioni del ministro ed è convinta che la penuria di carburante sia un preludio a un aumento del prezzo di benzina e gasolio e al fiorire del mercato nero.
A tutt’oggi, grazie ai sussidi statali alle compagnie petrolifere, un litro di benzina costa 1 sterlina egiziana (circa 17 centesimi di dollaro), ma con il taglio dei fondi esteri da 36 miliardi di dollari a 16, il governo non sarà più in grado di mantenere l’attuale valore. Secondo gli economisti un aumento dei prezzi del carburante porterebbe a livelli di inflazione superiori al 10% e a nuove rivolte sociali. La crescita del costo del gasolio metterebbe in ginocchio anche i trasporti ferroviari già sull’orlo del fallimento. In questi mesi le rivolte hanno più volte bloccato il sistema, soprattutto nell’Alto Egitto. In un anno la Egypitian Railways Authority ha perso circa 9 milioni di euro.
Fonti di AsiaNews, sottolineano che la crisi economica è aggravata dal crollo del turismo, importante risorsa economica e di impiego del Paese. “La vittoria dei partiti islamici alle elezioni – affermano le fonti – ha causato un clima di intolleranza che spaventa i turisti stranieri. I salafiti, ma anche molti membri dei Fratelli Musulmani, vogliono chiudere spiagge, ristoranti, bar e alberghi, perché contrari ai principi islamici. A Luxor e in altre città, famose per edifici e siti archeologici dell’antico Egitto, i candidati del partito Nour (salafiti) hanno proposto la chiusura totale dei monumenti”. “Essi – continua – non hanno idea di ciò che fanno e condanneranno l’Egitto alla chiusura culturale e alla povertà”.
In questi giorni gli operatori del settore hanno calcolato un calo delle prenotazioni del 90% fra il 2011 e il 2010. Il governo nega però il problema e ha dichiarato che il numero dei turisti è sceso solo del 33%. Secondo alcune agenzie, le autorità avrebbero falsato i dati, calcolando come turisti stranieri migliaia di rifugiati politici libici. (S.C.)
Ieri, al Cairo, Giza e altre città egiziane, la popolazione ha preso d’assalto i distributori di benzina e gasolio, dopo l’annuncio di un esaurimento delle scorte e aumento del prezzo lanciato dagli operatori del settore. Per evitare disordini, le autorità hanno imposto l’apertura delle stazioni solo in orario notturno. Abdullah Ghorab, ministro del petrolio, ha affermato che “il carburante non finirà, non vi sono motivi per scatenare il panico, lo Stato sta erogando 15mila tonnellate di gasolio al giorno, circa 2mila in più rispetto al normale consumo giornaliero”. La popolazione però non crede alle dichiarazioni del ministro ed è convinta che la penuria di carburante sia un preludio a un aumento del prezzo di benzina e gasolio e al fiorire del mercato nero.
A tutt’oggi, grazie ai sussidi statali alle compagnie petrolifere, un litro di benzina costa 1 sterlina egiziana (circa 17 centesimi di dollaro), ma con il taglio dei fondi esteri da 36 miliardi di dollari a 16, il governo non sarà più in grado di mantenere l’attuale valore. Secondo gli economisti un aumento dei prezzi del carburante porterebbe a livelli di inflazione superiori al 10% e a nuove rivolte sociali. La crescita del costo del gasolio metterebbe in ginocchio anche i trasporti ferroviari già sull’orlo del fallimento. In questi mesi le rivolte hanno più volte bloccato il sistema, soprattutto nell’Alto Egitto. In un anno la Egypitian Railways Authority ha perso circa 9 milioni di euro.
Fonti di AsiaNews, sottolineano che la crisi economica è aggravata dal crollo del turismo, importante risorsa economica e di impiego del Paese. “La vittoria dei partiti islamici alle elezioni – affermano le fonti – ha causato un clima di intolleranza che spaventa i turisti stranieri. I salafiti, ma anche molti membri dei Fratelli Musulmani, vogliono chiudere spiagge, ristoranti, bar e alberghi, perché contrari ai principi islamici. A Luxor e in altre città, famose per edifici e siti archeologici dell’antico Egitto, i candidati del partito Nour (salafiti) hanno proposto la chiusura totale dei monumenti”. “Essi – continua – non hanno idea di ciò che fanno e condanneranno l’Egitto alla chiusura culturale e alla povertà”.
In questi giorni gli operatori del settore hanno calcolato un calo delle prenotazioni del 90% fra il 2011 e il 2010. Il governo nega però il problema e ha dichiarato che il numero dei turisti è sceso solo del 33%. Secondo alcune agenzie, le autorità avrebbero falsato i dati, calcolando come turisti stranieri migliaia di rifugiati politici libici. (S.C.)
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18/06/2013
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