Egitto, Morsi nomina nove islamisti alla guida dei principali ministeri
Il Cairo (AsiaNews) - Giustizia, cultura, economia, religione, sono questi i settori chiave ormai sotto il controllo diretto o indiretto dei Fratelli Musulmani. Ieri, il presidente Mohamed Morsi ha presentato i membri del nuovo gabinetto di governo, dando in mano ben nove ministeri a personaggi e politici affiliati al suo partito Giustizia e Libertà. A guidare l'esecutivo resta il tecnico Hisham Kandil. Il giuramento è avvenuto oggi nel palazzo presidenziale. Fra i ministeri chiave vi sono quello delle Finanze, degli Investimenti economici, della Giustizia e della Cultura.
L'operazione ha suscitato polemiche trasversali. I partiti democratici e i movimenti laici considerano il nuovo gabinetto come un'ulteriore conferma della corsa al potere dei Fratelli Musulmani. A sorpresa, anche diversi parlamentari salafiti, principali alleati dell'esecutivo islamista, hanno criticato la mossa del presidente, definendola una sorta di governo politico "mascherato" da governo tecnico.
Intervistato da AsiaNews, Andrè Azzam, giornalista egiziano, sottolinea che il presidente ha scelto i nuovi membri del gabinetto di governo non in base alle loro capacità, ma alla loro fedeltà. "Egli vuole cambiare il Paese - sottolinea - ma fino ad ora è riuscito solo a farsi odiare sempre di più dalla popolazione".
Il ministero delle Finanze è stato affidato a Fayyad Abdel Monein, specialista in economia islamica, proveniente dalle fila del Partito Giustizia e Libertà. A guidare gli investimenti economici sarà invece Yehya Hamed, personaggio di spicco dei Fratelli musulmani. Alla giustizia andrà invece Ahmed Suleiman anch'egli legato al movimento islamista. Egli sostituisce Ahmed Mekky, che in aprile aveva criticato la controversa riforma del sistema giudiziario che prevede il pre-pensionamento di circa 13mila giudici, fra cui il presidente della Corte Suprema e quello della Corte costituzionale.
Secondo Azzam, i Fratelli Musulmani vogliono avere anche il controllo graduale sulla cultura. Come ministro delle Antichità Morsi ha nominato Ahmed Issa Ahmed, esperto di cultura islamica e copta. La scelta contrasta con la consuetudine che da sempre affida la gestione della cultura ad intellettuali di respiro internazionale ed esperti in archeologia egiziana.
"Quella scritta in questi giorni - spiega Azzam - è una vecchia storia. Come in tutti i regimi i Fratelli Musulmani vogliono mettere ovunque i loro affiliati, soprattutto nel settore istituzionale, per poter avere il dominio del Paese anche in caso di un calo del consenso politico".
In questi mesi, il cambiamento epocale voluto da Morsi sta avendo già i primi dirompenti effetti. Il più eclatante riguarda le dimissioni di Mazhar Shaheen da imam della moschea di Omar Makram situata in piazza Tahrir. Egli è stato uno dei protagonisti della Primavera araba del 2011 ed era apprezzato anche dalla comunità cristiana protestante con la quale aveva stretti rapporti di amicizia. Il mese scorso egli ha dovuto abbandonare l'incarico per ordine del ministero degli Affari religiosi. La "defenestrazione" di Shaheen è avvenuta contro il volere di Ahmed al-Tayeb, grande imam di al-Azhar, da sempre critico nei confronti del presidente Morsi e dell'establishment islamista. In questi mesi il grande imam e altri membri di al-Azhar hanno subito una gogna mediatica dopo il presunto avvelenamento di 500 studenti dell'ateneo islamico. (S.C.)
22/04/2015