Economia indiana in euforia per i risultati delle elezioni
Mumbai (AsiaNews) – L’economia indiana è in piena euforia dopo la vittoria del Congress alle elezioni. Anche se nella prima sessione di oggi la borsa di Mumbai è scesa di 200 punti, dal 18 maggio, primo giorno lavorativo dopo i risultati elettorali, essa è salita del 18%, mostrando che la popolazione indiana ha votato con una prospettiva di governo stabile e per il progresso economico del Paese.
Se la borsa è un termometro o un segno dell’opinione pubblica, in questo caso non c’è stata dimostrazione migliore che la maggioranza della popolazione ha fiducia nel prossimo governo.
Il rialzo del 17,3% in un solo giorno di transazioni (il 18 maggio) è un record mondiale. Per un risultato simile occorre andare indietro di 76 anni, al 15 marzo 1933, quando il Dow Jones in New York ha registrato un rialzo del 15,3% in un solo giorno.
L’andamento a Mumbai è stato confermato anche il giorno dopo con un rialzo di 318 punti.
La confidenza che il mercato indiano sta mettendo nel prossimo governo di Manmohan Singh aiuterà l’India ad avere prestiti stranieri sul mercato mondiale. C’è speranza che il governo del Congress, senza l’ingombro dei partiti di sinistra - come era stato invece nella precedente legislatura - potrà introdurre riforme per un migliore e più veloce sviluppo. Esperti suggeriscono che l’India potrebbe liberalizzare di più le regole per gli investimenti stranieri diretti.
Il Paese affronta un rallentamento economico a causa della recessione mondiale, ed ha bisogno di una guida lungimirante per programmare la sua ripresa. L’esuberanza del mercato è senza dubbio un segno di fiducia nel ritorno di Manmohan Singh al potere senza il peso della Sinistra. Egli è l’autore delle prime riforme economiche degli anni Novanta, un economista calmo nel prender le decisioni. E’ stata la sua guida determinata a condurre in porto l’accordo nucleare civile con gli USA.
Un forte incremento economico è necessario per portar fuori dal livello di povertà milioni di persone nei villaggi rurali e quel 60% di persone che nelle città vivono ancora negli slum.