Dure opposizioni cristiane al "Codice Da Vinci"
Il 18 maggio è stato proiettato in tutta la Corea, nonostante protestanti e cattolici ne avessero chiesto il blocco. Per i presuli filippini "è un problema", ma "può essere d'aiuto per approfondire la nostra fede".
Seoul (AsiaNews) E' stata respinta perché contraria alla libertà di espressione la richiesta avanzata un mese fa dal Consiglio cristiano della Corea (CCK, un'organizzazione che raggruppa 61 confessioni protestanti) e dalla Chiesa cattolica al tribunale distrettuale di Seoul di impedire la diffusione del "Codice Da Vinci".
Le Chiese sostenevano che la pellicola poteva diffondere opinioni false su Gesù e così violare il diritto delle chiese di diffondere il cristianesimo. Nelle Filippine, invece, il Cinema organo della Conferenza episcopale che si occupa delle censura cinematografica lo ha consigliato a coloro che hanno più di 18 anni, ma ha riconosciuto che la pellicola "seppur disturbante, può aiutare la conoscenza della fede".
Commentando la decisione della Corte di Seoul, Park Seoung-cheol, portavoce della CCK, ha detto: "Non possiamo fare a meno di esprimere la nostra preoccupazione per un film che può denigrare e insultare la divinità di Gesù. Rispettiamo l'arte e la libertà di espressione che essa implica. Ma questa volta si è andati al di là del dovuto. La crocifissione e la resurrezione di Gesù Cristo sono la roccaforte della fede cristiana.".
La CCK aveva anche inviato una lettera alla Sony Pictures, la ditta che ha realizzato la pellicola, chiedendo che informasse gli spettatori che alcune descrizioni erano puro frutto di fantasia. La casa cinematografica giapponese non ha accolto la richiesta.
La Corea del sud è nota oltre che per il rapido sviluppo economico degli anni 70 e 80, anche per il movimento di conversioni avvenuto nello stesso periodo. Alla fine della guerra di Corea (1953) i cristiani erano solo alcune decine di migliaia, oggi sono il 25% della popolazione (13 milioni i protestanti e 4 milioni 600.000 i cattolici). Ma attualmente le Chiese si trovano di fronte a un problema serio: l'assenteismo dei giovani. I maggiori acquirenti dei biglietti del film, venduti abbondantemente in advance, sono stati proprio loro. Da qui la preoccupazione dei leader delle Chiese.
Tuttavia, paradossalmente, osserva Samuel Songhoon Lee, analista del The Korea Times, il film può diventare un'occasione per una approfondita evangelizzazione. (PC)
05/06/2006