Due tipi di islam nella stessa famiglia
Jakarta - Le differenti condanne al processo per l'attentato di Bali (12 ottobre 2002) sono un segno delle tentazioni e difficoltà a cui è sottomesso l'islam indonesiano. Per secoli i musulmani dell'enorme arcipelago hanno vissuto in tolleranza e armonia con indù, cristiani e buddhisti. Ma da alcuni decenni, il fondamentalismo affascina molti indonesiani, col sogno di fondare un califfato che abbracci tutto il Sud-est asiatico.
Ali Imron, insegnante 33enne di una scuola islamica, ha confessato di aver preparato due delle bombe che hanno ucciso a Bali 202 persone, in maggioranza turisti stranieri. Durante gli interrogatori e il processo, si è detto pentito dell'accaduto. Ha perfino scongiurato i suoi studenti e la famiglia di non seguire la strada della violenza e ha chiesto perdono alle famiglie delle vittime. Nelle udienze è scoppiato molte volte a piangere, dicendo che gli attacchi terroristici sono un tradimento degli insegnamenti islamici. Il 18 settembre i giudici, in considerazione del suo pentimento, lo hanno condannato all'ergastolo.
Il suo atteggiamento contrasta totalmente con quello degli altri accusati, il suo fratello maggiore, Amrozi e la mente dell'attentato, Imam Samudra.
Amrozi, definito "l'attentatore col sorriso", è stato il primo ad essere arrestato. Non ha mai mostrato alcun pentimento. Ha studiato in Malaysia, dove ha incontrato Imam Samudra e Abu Bakar Bashir, considerato l'ispiratore degli attacchi e il capo spirituale della Jemaah Islamiah (JI), l'organizzazione considerata terroristica. Bashir è stato arrestato e condannato a 4 anni di prigione agli inizi di settembre. Alcuni vedono un legame fra la sua detenzione e il concomitante attentato all'hotel Marriot di Jakarta, il 5 agosto scorso, che ha fatto 12 vittime. Amrozi è stato condannato a morte il 7 agosto scorso.
Il fratello maggiore di Amrozi e di Ali Imron, Ali Gufron, detto Mukhlas, ha confessato lui stesso, durante il processo ad Abu Bakar Bashir, di aver preso parte all'attentato di Bali. Mukhlas non ha mostrato alcun pentimento per la violenza, che è la risposta alla "guerra contro i musulmani", dichiarata dagli "ebrei, guidati dagli Stati Uniti e da Israele". Mukhlas ha passato diversi anni in Pakistan e in Afghanistan, dove è stato in contatto con Osama Bin Laden. Il suo sogno è che "il mondo possa essere un'unica nazione musulmana". La sua sentenza è attesa per il 2 ottobre.
Il 10 settembre è stato condannato a morte Imam Samudri, 33enne, esperto di computer, accusato di essere il comandante dell'attentato di Bali. Ha partecipato alle lotte dei talebani in Afghanistan, dove ha imparato a confezionare bombe. La polizia lo sospetta come l'organizzatore delle esplosioni di alcune chiese cristiane a Jakarta e in altre città dell'Indonesia nel 2000. Durante le udienze ha sempre mostrato un atteggiamento di sfida, insultando, gridando "Allah è grande" e agitando il pugno nell'aria. È il perfetto militante islamico, impegnato nello jihad contro "i nemici dell'islam" e definendosi "non amico" dei cristiani. Egli ha comunque negato ogni legame con la JI. Molte volte durante il processo ha predicato che voleva morire martire. Dopo la condanna a morte ha chiesto la revisione del processo in appello.
Samudra è nato in un villaggio alla periferia di Serang (Java Occidentale), in una zona dove si pratica un islam tollerante. I vicini di casa di Samudra definiscono la famiglia del condannato come "molto zelante e fanatica". "Qui, dice un abitante, non accettiamo quella forma di islam".