Due Redentoristi accusati di voler rovesciare il regime vietnamita
di J.B. An Dang
L’accusa, lanciata dalla stampa di regime, prevede anche la pena di morte. All’origine la protesta contro un progetto di costruzione in un terreno della parrocchia di Thai Ha e contro un piano di sfruttamento della bauxite negli Altipiani, che provocherebbe danni irreversibili all’ambiente e alla popolazione. Alle critiche si uniscono buddisti e il mitico generale Giap.
Hanoi (AsiaNews) - Accuse di provocare danni all’unità nazionale e al processo di sviluppo del Paese e di complottare per rovesciare il regime comunista e richieste di “immediata e severa punizione” che, per tali reati, può arrivare alla pena di morte. Preoccupa il nuovo attacco lanciato tramite la stampa di regime dalle autorità vietnamite contro i Redentoristi della parrocchia di Thai Ha, a Hanoi. Due i motivi del contendere: la richiesta di fermare i lavori di costruzione in un’area che la parrocchia afferma essere di sua proprietà e una petizione perché non si proceda in un progetto di sfruttamento della bauxite esistente negli Altipiani centrali, che provocherebbe danni irreversibili all’ambiente e alla vita delle popolazioni locali, in gran parte appartenenti a minoranze etniche.
Il primo attacco è venuto il 26 aprile, quando il quotidiano New Hanoi, che è gestito dal Comitato di Hanoi del Partito, ha accusato padre Peter Nguyen Van Khai, portavoce della parrocchia, di “istigare i parrocchiani per provocare divisioni, incitare sommosse, lanciare false accuse al governo, disgregare la nazione, violando e ridicolizzando la legge e istigando altri a violarla”.
Il religioso è criticato anche per aver organizzato, sabato sera, una veglia di preghiera (nella foto) per protestare contro il progetto di costruzione nell’area lungo il lago di Ba Giang, che appartiene alla parrocchia.
La veglia è stata anche occasione per i fedeli di unirsi a quanti chiedono al governo di fermare il progetto di sfruttamento della bauxite negli Altipiani centrali, definito dal primo ministro “principale iniziativa politica per lo Stato e il Partito”. Critiche al progetto sono venute da gruppi di scienziati, intellettuali, ex ufficiali e molti vietnamiti in patria e all’estero che evidenziano come il danno sociale e ambientale prodotto dallo sfruttamento supererà qualsiasi beneficio economico.
Ieri, 27 aprile, il Capital Security si è unito al New Hanoi nell’attacco a padre Peter Nguyen, affermando che insegna una falsa dottrina della Chiesa per incitare sommosse contro il governo e ha preso di mira anche un altro Redentorista, di Ho Chi Minh City, padre Joseph Le Quang Uy, finito sotto accusa per la sua opposizione al progetto di sfruttamento della bauxite, creando anche un sito nel quale invita i cattolici a firmare elettronicamente la richiesta di fermare il piano.
Il giornale prende in giro padre Joseph Le, accusandolo di “stupidità” e “ignoranza”, di causare seri Danni all’unità nazionale e al processo di sviluppo e di complottare per rovesciare il regime comunista.
Nell’articolo, il giornale chiede al governo una “immediate e severa punizione” dei due sacerdoti “prima che vadano troppo oltre”. Le accuse mosse contro i due sacerdoti, in particolare “il peccato” di complottare per rovesciare il regime - reato per il quale si può incorrere nella pena capitale – sono così gravi da far credere che il governo sta preparando l’opinione pubblica a imminenti giri di vite.
In realtà, le critiche contro il progetto bauxite sono venute da vari ambienti. Nei giorni scorsi, un monaco buddista dissidente, Thich Quang Do, ha detto che le previste miniere a cielo aperto distruggeranno lo stile di vita delle minoranze etniche della regione. La sua opinione ha avuto grande rispetto e la sua chiamata all’azione è stata apertamente appoggiata da molti fedeli.
Di danni irreversibili all’ambiente derivanti dal progetto si è parlato anche in un seminario che all’inizio del mese, ha visto riuniti a Hanoi più di 50 scienziati. Ma la critica più inattesa è venuta da un personaggio mitico della storia recente del Paese, il generale Vo Nguyen Giap, il capo dell’esercito vietnamita che ha sconfitto i francesi e gli americani e ministro della difesa dopo l’unificazione. In una lettera al Primo ministro, il 97enne generale ha espresso la sua preoccupazione per la presenza di un gran numero di cinesi negli Altipiani, passaggio strategico per il Vietnam.
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