Dubbi sull'accordo in Parlamento per la distribuzione del budget
Le tre importanti leggi hanno evitato una crisi di governo. Ma manca chiarezza sui termini dell’accordo, sulla data delle elezioni provinciali e la percentuale del budget da assegnare al Kurdistan. Tra Baghdad ed Erbil ancora tensioni sulla politica petrolifera.
Baghdad (AsiaNews) - La travagliata approvazione ieri in Parlamento delle tre leggi sul budget, le elezioni provinciali e l’amnistia ai detenuti ha salvato per il momento il governo iracheno dalla caduta, ma non appiana le divergenze sempre più profonde tra Baghdad e la regione semiautonoma del Kurdistan. Le tre leggi - accorpate in un pacchetto unico - fissano una data per le elezioni provinciali, assegnano 48 miliardi per il budget del 2008 (che coincide in larga parte con gli introiti del petrolio, ndr) e concedono un’amnistia limitata a circa 25mila detenuti nelle prigioni irachene se non condannati o accusati di crimini violenti. Una gran parte di questi sono sospetti “insorti” sunniti, ed ex baathisti, detenuti in custodia cautelare. Le leggi accontenterebbero così i tre protagonisti della politica nazionale: i sunniti; i curdi, che avrebbero ottenuto l’agognato 17 per cento del budget, contro il 14 per cento che volevano assegnargli gli arabi; gli sciiti che mirano a rapide elezioni provinciali. I curdi avevano minacciato di uscire dalla coalizione - facendo venire meno la maggioranza parlamentare - se le loro proposte non venivano accettate. Per questo i risultati di ieri sono stati accolti come un fondamentale progresso verso la difficile unità nazionale.
Ma dettagli precisi sulla data delle elezioni e sui termini della percentuale del budget assegnata alle province – nodi degli attriti tra i tre blocchi - non sono ancora noti ufficialmente. Si teme, come denunciano alcuni parlamentari sunniti, che il pacchetto sia passato sotto minacce e pressioni solo per tenere in piedi il governo e che ora ci siano accordi, “alla irachena”, sotto banco. Con il rischio di nuovi dissidi tra le parti e ulteriore instabilità politica.
Tra il governo centrale e i curdi la situazione è tutt’altro che pacifica. Il Kurdistan continua a stringere in modo autonomo, senza “passare” per Baghdad, contratti con ditte straniere per la produzione di petrolio e lo sviluppo dei giacimenti nel suo territorio. Ultimo in ordine di tempo è il contratto con un consorzio di ditte coreane, tra cui la statale Korea National Oil Corp., che ha ottenuto i diritti di esplorazione di uno dei più grandi giacimenti, dal valore stimato in un miliardo di barili. Per frenare la politica sempre più indipendente di Erbil, il governo centrale ha tagliato dal 31 dicembre 2007 ogni collaborazione con le compagnie petrolifere internazionali, circa una ventina, che hanno siglato accordi di “production-sharing” con i curdi.
Vedi anche