Droga, la nuova minaccia dell'Iran all'Europa
Autorità politiche e giurisdizionali dicono che se proseguirà la sfida occidentale sul nucleare, Teheran potrebbe rispondere rimuovendo gli attuali ostacoli che pone ai narcotrafficanti.
Teheran (AsiaNews) Il procuratore capo della Repubblica islamica ha minacciato l'Occidente con un nuovo argomento: se dovesse continua la "sfida alla Repubblica Islamica sul programma nucleare, l'Iran potrebbe favorire il traffico di droga verso l'Europa, naturalmente non attraverso il proprio territorio, ma ad esempio via mare". Citato dal quotidiano conservatore Resalat del 2 giugno, Ghorban Ali Dorri Najafabadi (che fu il Ministro incaricato dei servizi segreti sotto la presidenza Khatami) è considerato come strettamente legato alla Guida suprema Khamenei.
Le stesse minacce sono state proferite recentemente da Fada Hossein Maleki, vice presidente con delega per la lotta al narcotraffico: "Se lo volesse, l'Iran sarebbe in grado di rimuovere gli attuali ostacoli sulla strada del traffico di droga dall'Afghanistan verso l'Europa, inondando l'Occidente di stupefacenti." (dal quotidiano on-line Rooz Online del 30 maggio).
Non siamo di fronte alla prima provocazione delle autorità iraniane, che usano spesso e senza nessuna vergogna lo strumento di presentarsi come fonte potenziale di problemi che come alleato, per aver un peso più grande della realtà. Lo stesso gioco, l'Iran lo fa implicitamente richiamando agli USA l'influsso che la Repubblica islamica ha davvero in Irak e in Afghanistan per non parlare del Libano e dei Territori palestinesi occupati. Gioco pericoloso: l'accusa di essere uno Stato canaglia prende corpo e convince non solo i partigiani di Bush ma pure alcuni governi europei moderati.
Finora, l'Iran ha cooperato con la comunità internazionale per prevenire o rallentare il traffico di droga proveniente dall'Afghanistan e dal Pakistan. Questa cooperazione si fa con l'UNODC, che ha un ufficio a Teheran e pure con le polizie di Paesi con i quali l'Iran ha relazioni difficili, come la Gran Bretagna. L'Iran ha trovato fiducia, ha ricevuto un appoggio e ha anche pagato un prezzo altissimo. Molti sono i cosiddetti "martiri" iraniani della lotta contro i narcotrafficanti, in operazioni di carattere spesso militare si parla di 3500 morti dal 1979.
Ma non si tratta semplicemente di un "regalo" iraniano fatto all'Occidente. Le zone d'operazione militare anti-droga sono anche le zone del Paese dove gruppi armati dissidenti (dal punto di visto confessionale ed etnico) lottano violentemente contro Teheran, usando spesso la droga come finanziamento. Nella società iraniana, il problema della droga ha un'importanza grande e crescente. Tocca ricchi e poveri, apparatchik del regime e giovani disoccupati e disperati. In un Paese dove regnano corruzione e traffici, la droga è anche una fonte di milioni di euro per alcuni Iraniani più o meno legati al potere.
Non solo il timore di compiere provocazioni eccessive, ma anche cinismo e interessi interni spiegano perché il Procuratore capo parla di traffico attraverso il mare e non per via di terra. Queste dichiarazioni ufficiali illustrano l'assenza di un'idea dello Stato di diritto e l'estremismo delle autorità del Paese. Sono affermazioni pericolose per l'Iran stesso: possono essere capite sia come un richiamo ad ambizioni regionali che come segno del ruolo positivo o negativo del Paese.