Dopo processi farsa, Teheran prepara la forca per 7 arabi
La denuncia è di investigatori Onu per i diritti umani; i sette sono originari della provincia di Khuzestan, dove forti sono le manifestazioni anti-governative. Lo scorso fine settimana in un milione hanno scritto al presidente Ahmadinejad per protestare contro la dilagante disoccupazione.
Ginevra (AsiaNews) – In Iran si preparano le esecuzioni capitali di 7 arabi condannati con un processo sommario e segreto. Lo denunciano tre investigatori Onu per i diritti umani. All’inizio della settimana i parenti dei 7 detenuti hanno ricevuto una comunicazione ufficiale, secondo cui le esecuzioni si terranno “nei prossimi giorni”. I condannati sono originari di Ahvaz, la capitale della ricca provincia petrolifera di Khuzestan, Iran sud-occidentale. La provincia è nota per un vasto movimento anti-governativo che ha radici nel malcontento della popolazione per la forte disoccupazione della zona.
Secondo quanto riferiscono i funzionari Onu, i 7 fanno parte di un gruppo più ampio di arabi arrestati nel giugno 2006 in Khuzestan sulla base di accuse quali “tentata destabilizzazione del Paese e rovesciamento del governo”; tre di loro sono già stati giustiziati il mese scorso. Philip Alston, che si occupa delle esecuzioni sommarie presso il Consiglio Onu per i Diritti umani, e i suoi collaboratori Leandro Despouy e Manfred Novak, aggiungono che tra le accuse vi è anche quella di essere stati addestrati in Iraq da ufficiali statunitensi, britannici e israeliani. Interpellato dall'Associeted Press, uno dei rappresentanti iraniani a Ginevra ha preferito non commentare la notizia.
Non è chiaro se l’arresto del gruppo sia legato a due bombe che l'anno scorso hanno ucciso almeno 9 persone ad Ahvaz. In quell’occasione il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad aveva accusato “gli occupanti dell’Iraq” di aver sostenuto gli attentatori.
Gli investigatori Onu sottolineano che, anche se i sospetti sugli arabi sono gravi, ciò “non giustifica la loro detenzione e la condanna capitale, avvenute sulla base di processi sommari, senza rispetto dei fondamentali parametri giudiziari”. Essi spiegano che gli avvocati non solo non hanno potuto incontrare i loro assistiti prima del processo, ma hanno anche ricevuto l’accusa di “minare la sicurezza nazionale” quando hanno cercato di difendere i loro clienti. Le prove su cui è stato emesso il verdetto, inoltre, sono costituite per lo più da confessioni estorte dietro tortura.
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