Dopo le "religioni fallite" di Mao e di Deng, la Cina cerca Dio
Pechino (AsiaNews) - La Cina si trova nel profondo di una crisi spirituale perché inaridita dal maoismo e dal dengismo. É questa un'ulteriore tesi del prof. Liu Peng, accademico delle scienze sociali di Pechino ed esperto di religioni, secondo il quale il punto debole del potere cinese è proprio la mancanza di fede e di libertà di religione. In questa terza parte, Liu Peng analizza la storia della Cina, la discreta libertà vissuta nel periodo feudale e la diffusione del maoismo, dovuta alle promesse di possesso delle terre, dopo aver cacciato i proprietari terrieri, e alla presentazione della lotta di classe come una religione e Mao come il suo dio. Il fallimento economico e umano del maoismo ha portato alle aperture di Deng e all'enfasi sulle trasformazioni economiche e al "diventare ricchi" come ideale della vita (un'altra pseudo-religione). Ma nemmeno questo sazia il desiderio spirituale dell'uomo. A tutt'oggi la Cina si chiede: In che cosa crediamo?
Il sistema religioso nella Cina antica
A questo punto, qualcuno potrebbe far notare che i temi detti sopra si applicano solo a nazioni dove tutti o la maggioranza della popolazione credono in una religione. Essi non possono essere applicati alla Cina perché, fin dai tempi antichi, Chiesa e Stato non sono stati [mai] unificati e nessuna religione è mai stata usata come pilastro spirituale o credo ufficiale.
Questa annotazione riguarda soprattutto il pensiero confuciano, che è stato il pilastro spirituale della Cina durante il periodo feudale. Se il pensiero confuciano - detto anche confucianesimo - è o no una religione, rimane un tema di accalorate discussioni. Molti studiosi hanno cercato di dimostrare che il confucianesimo è una filosofia o un differente concetto rispetto alle religioni stabilite quali buddismo, taoismo, cristianesimo o islam. Queste giustificazioni, con buona logica e sufficiente evidenza, hanno fatto emergere molte caratteristiche del confucianesimo, che non appartengono alla religione. Si può pensare che, derivate da simili analisi, tali conclusioni siano inoppugnabili. Ad ogni modo, queste giustificazioni sono di fatto costruite sulla falsa premessa che il confucianesimo è una religione simile alle religioni stabilite dell'occidente. Tale premessa sottolinea le forme esterne della religione e guarda con superficialità gli aspetti comuni fra l'essenza del confucianesimo e la religione dal punto di vista della prospettiva funzionale della fede.
Durante il periodo agricolo feudale, era naturale enei migliori interessi dei governanti feudali cinesi mantenere il confucianesimo come credo e sistema di valori, anche se non era formalmente chiamato una religione. È chiaro che sebbene le società feudali in Cina non hanno adottato taoismo o buddismo come loro religioni ufficiali, né hanno dichiarato "religione" il loro credo confuciano, essi hanno [comunque] consolidato il loro potere mediante un complesso strutturato di pilastri spirituali e un sistema di fede.
A confronto con il sistema uniforme di credo seguito dai governanti feudali, la gente comune del periodo feudale ha goduto di maggiore libertà nello scegliere queste credenze. Coloro che desideravano combinare la loro fede spirituale con gli appelli politici e "governare gli affari di Stato e mettere ordine il Paese sotto il cielo in modo pacifico" potevano entrare nel cerchio ufficiale e salire sulla ribalta politica superando gli esami imperiali. Coloro che erano interessati più amete spirituali che politiche, potevano divenire studiosi o uomini di lettere scrivendo libri e costruendo teorie. Coloro che per i loro bisogni spirituali consideravano insufficiente il sistema ufficiale di credenze, potevano volgersi verso religioni stabilite quali il buddismo, il taoismo, come qualcosa di complementare. La gente comune, esclusi coloro che praticavano i riti di Confucio e Mencio, potevano creare anche varie forme di credo popolare. Tutte queste credenze hanno dato luogo nell'antica Cina a un sistema di fedi a più livelli e multidimensionale. Il confucianesimo, il sistema ufficiale ed ortodosso promosso dall'imperatore, era in cima. Le religioni stabilite di buddismo e taoismo erano nel mezzo, le credenze popolari erano alla base.
Persone di classi differenti andavano d'accordo fra loro senza problemi, ognuno prendendo ciò di cui aveva bisogno e facendo ciò che essi consideravano giusto. Ciò che teneva insieme queste fedi a tre livelli era la cultura cinese tradizionale, qualificata dai caratteri cinesi. In breve, sebbene il periodo feudale della storia cinese ha testimoniato cambiamenti di dinastie e invasioni straniere, esso non ha sperimentato cambiamenti radicali nel sistema di fede della società. Non vi erano conflitti tra la famiglia e la nazione, la corte e la popolazione, l'individuo e la società in termini di identificazione di fede e di orientamento nei valori. Anche se le dinastie e gli imperatori cambiavano, esse rimanevano le stesse. In tal modo, la Cina antica non ha sperimentato una "perdita di fede".
La fede in Cina nel XX secolo
La Rivoluzione del 1911 ha rovesciato l'ultima dinastia feudale della Cina, ha dichiarato la fine del millenario sistema confuciano di governo ed ha aperto per la Cina un nuovo capitolo nella storia. Nello stesso tempo, è entrata in Cina la cultura occidentale, portando
cambiamenti sconvolgenti nell'ambito del pensiero e dell'ideologia cinese. Nel 1919, al grido di "Abbasso il confucianesimo", da parte degli intellettuali progressisti, il Movimento della Nuova cultura ha messo le basi per la trasformazione della fede nella Cina contemporanea. Come risultato, sono crollati gli idoli spirituali che avevano dominato il pensiero cinese per diverse migliaia di anni. E i cinesi hanno iniziato a domandarsi: "In che cosa dobbiamo credere ora?".
Come individui, la gente comune poteva continuare a credere in confucianesimo, buddismo, taoismo, o magari cristianesimo [protestante - ndr], cattolicesimo, o religioni popolari. Ma per la nazione o lo Stato, l'antico sostegno spirituale offerto dal confucianesimo doveva essere sradicato. Gli intellettuali radicali hanno presentato alla Cina "Mr Democracy" e "Mr Science" [democrazia e scienza - ndr], nella speranza che questi concetti avrebbero potuto rimpiazzare il sistema di credo feudale. Ondate di nuove idee e nuovi pensieri, una dopo l'altra, sono cominciate ad entrare. I cinesi si sentivano smarriti per la distruzione dei fondamenti spirituali dell'antico feudalesimo, ma allo stesso tempo erano eccitati e timorosi della rapida crescita di così tanti "ismi". La sofferenza della gente è aumentata con la salita e la caduta dei presidenti dell'appena fondata Repubblica di Cina; con gli svergognati politici e signori della guerra; le invasioni straniere, il disordine sociale causato dal collasso del sistema feudale. Ogni persona era costretta a domandarsi: "Dove sta andando la Cina?".
È a questo punto che marxismo e comunismo sono stati introdotto in Cina, attraverso la rivista New Youth, fondata da Chen Duxiu e Li Dazhao, rappresentanti della cultura progressista. In termini di fede, il marxismo, con la sua ricerca di giustizia sociale e la fine dell'oppressione e dello sfruttamento, era una luce splendente nella Cina burocratica e corrotta dei primi del '900, e ciò offriva speranza per un'indipendenza nazionale e un rinascita del popolo cinese.
Ad ogni modo, la via del successo per il marxismo e il comunismo in Cina non era facile. I contesti sociali e storici sono molto diversi da quelli che hanno dato la luce alla Rivoluzione d'Ottobre del 1917 in Russia. In quanto Paese agricolo, dominato dai proprietari terrieri, la Cina non sembrava offrire la giusta base per far crescere il marxismo e il comunismo e far partire una rivoluzione proletaria. Mao Zedong, il grande statista emerso al momento giusto, ha capito in pieno le enormi differenze esistenti fra Europa e Cina, le élite intellettuali e i lavoratori e i contadini; fra l'idealismo e l'istinto utilitaristico. Invece di sottolineare e ripetere dottrine marxiste, Mao ha inventato una versione cinese del marxismo basato sulla situazione presente della Cina, assumendo tutto il potere politico, motivando i contadini, lanciando una rivoluzione agraria e usando le aree rurali per circondare le città.
La storia ha mostrato che versione maoista del marxismo si è dimostrata esatta in modo completo. Attraverso complicate e feroci lotte interne nel Partito, il Partito comunista cinese alla fine è giunto all'accordo o al riconoscimento di Mao Zedong come il leder rivoluzionario cinese con maggiore autorità. Ma pochi hanno notato il significato profondo del facile slogan che Mao ha usato per motivare i contadini analfabeti, e cioè: Fa' cadere i despoti locali e ridistribuisci la terra". Perfino oggi, molte persone non riescono a comprendere perché sapienti professori non sono riusciti ad ottenere il sostegno dei contadini, mentre Mao è riuscito a formare un esercito rivoluzionario e a costruire delle basi rivoluzionarie.
La chiave del successo di Mao sta nella sua basilare teoria marxista, così super-semplificata che ognuno poteva capirla e convincersi ad usarla in una lotta per la propria sopravvivenza. Concetti quali plusvalore, partito politico e Stato erano troppo sofisticati da capire per dei contadini. Ciò di cui avevano bisogno era uno slogan popolare, facile da capire. "Fa' cadere i despoti locali e ridistribuisci la terra" era insieme l'appello politico del Partito comunista e lo scopo della partecipazione dei contadini alla rivoluzione.
Questo scopo ha cambiato la prospettiva di vita per milioni di persone, ed è divenuta il credo spirituale per cui hanno lottato. La questione se, dopo aver fatto cadere i despoti, la terra sarebbe stata davvero ridistribuita, e se davvero l'avrebbero posseduta, è qualcosa che non preoccupava i contadini, tutti desiderosi [solo] di cambiare la propria situazione. Con simili strenui sostenitori della versione cinese del marxismo, la rivoluzione cinese è andata avanti ed è giunta infine al successo.
Naturalmente, Mao permetteva a coloro che entravano nell'esercito rivoluzionario di mettere la loro fede solo nel guadagno di un pezzo di terra e di lottare per vendette personali. Egli aveva capito che le fedi stabilite hanno continuo bisogno di migliorare e che l'oggetto della fede aveva necessità di essere sistematizzato e santificato. Egli aveva anche capito che per distinguere se stessa dai banditi, l'armata rossa doveva avere una missione chiara che incarnava la santità della religione e serviva come una fede da perseguire con volontà e sacrificio.
Il marxismo non era una religione, ma bisognava dargli l'apparenza di una religione. Ogni soldato di questa armata rossa doveva credere in modo assoluto e incondizionato alla correttezza dello scopo rivoluzionario ed essere pronto al sacrificio della sua vita in ogni momento per la causa rivoluzionaria guidata dai leader comunisti. Tale causa deve essere presentata come "sommamente bella" e "sommamente magnifica", così da dominare [richiedere] le vite di milioni di persone. Se paragonata a un simile sommo scopo, tutta la persona, inclusa la sua vita, diviene insignificante e trascurabile. Prendere parte alla rivoluzione guidata da Mao richiedeva una trasformazione completa, da una persona comune a un seguace leale del marxismo cinese. La trasformazione era un processo di accettazione e riconoscimento di questa nuova fede come una religione, attraverso cui la gente avrebbe stabilito un nuovo credo e tratto significato per la loro vita. . "Fa' cadere i despoti locali e ridistribuisci la terra" non era più uno strumento per interessi personali, ma parte di una grande "causa". I partecipanti a questa "causa" non erano più comuni contadini che volevano fare fortuna o prendersi una vedetta, ma idealisti diretti verso uno scopo a lungo termine, dotati di credo e ideali rivoluzionari.
Nel 1949, col supporto di alcuni milioni di strenui sostenitori armati del marxismo cinese, Mao ha assunto il potere nazionale con successo e fondato la Repubblica popolare cinese. Le parole chiavi usate per descrivere le rivolte sociali di larga scala e le trasformazioni che hanno avuto luogo dal 1911 a 1949 possono essere ben descritte come "rivoluzione militare" (comprese le attività di difesa nazionale durante la guerra Sino-giapponese). Questa magnifica rivoluzione militare, durata oltre 30anni, con il coinvolgimento di centinaia di milioni di persone era la migliore espressione di fede politica cinese in quel periodo. Essa era targata "marxismo" (che comprendeva patriottismo e nazionalismo); il suo contenuto era "liberazione" e il suo interprete più autorevole era Mao.
Tale rivoluzione aveva la sua base in una fede sostenuta da centinaia di milioni di persone; uno scopo fondato su questa fede; una ragione convincente per unire il popolo cinese nella lotta; un forte esercito di ambiziosi idealisti. La rivoluzione cinese guidata da Mao non è stata solo un successo militare. È stata anche un successo in termini politici, di spirito e di credo. Tali successi hanno contribuito alla vittoria totale del Partito comunista cinese nel 1949. A confronto, i "Tre principi del popolo" sostenuti dal Kuomintang non sono mai divenuti l'oggetto di una fede per centinaia di milioni di contadini e operai, e non si sono mai trasformati in una religione. I "Tre principi del popolo" si sono dimostrati solo uno slogan, non una fede o una religione. Le élite del Kuomintang gridavano questi slogan, ma non ci credevano sul serio e non hanno avuto l'intenzione di compierli, anche se vi erano alcuni pochi idealisti desiderosi di sacrificarsi per la realizzazione di questi principi. Come conclusione, per il Kuomintang i "Tre principi del popolo" non erano che una bandiera su una vecchia ribalta politica. Le basi di fede, i pilastri spirituali del Kuomintang erano in effetti vuote parole. E un partito senza fede è destinato a fallire.
La fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949 è stata il successo di una rivoluzione definita come "liberazione" (liberazione di classe, liberazione nazionale, liberazione del Paese). Come mantenere nella gente la passione rivoluzionaria, la lealtà verso i leader rivoluzionari, la fede nella causa rivoluzionaria era una questione ben presente nella mente di Mao. Per risolvere questo problema egli ha fatto della "lotta di classe" il punto centrale della vita politica dal 1949 al 1976, lanciando un movimento politico dopo l'altro e ottenendo il risultato di fare gradualmente della lotta di classe l'oggetto della fede del popolo. Secondo Mao, ciò che il popolo ha conquistato col sangue e col sacrificio della vita, può ancora essere tolto dai nemici di classe nascosti in esso, che attendono di colpire ancora. Il cosiddetto nemico pianificava di far "soffrire una seconda volta" il popolo dei lavoratori. Per questo i rivoluzionari devono mantenere alta la lotta di classe, perché "se la lotta di classe è sostenuta, tutti i problemi possono essere risolti".
Il pericolo posto dal nemico che complotta di colpire ancora e la necessità della lotta di classe dovevano essere sottolineati "ogni anno, ogni mese, ogni giorno".
Dalla "Campagna dei tre-contro", la "Campagna dei cinque-contro", la "Campagna di lotta contro Hufeng", il "movimento contro la destra", il "movimento contro i pro-destra" dei primi anni '50, fino al "movimento delle quattro purghe" degli anni '60e la Rivoluzione culturale, la Cina è stata intrappolata in una serie incessante di movimenti e di lotta di classe. "Ci sono 700 milioni di persone, come non osare a intraprendere la lotta?". E siccome la lotta ha bisogno continuo di essere guidata, Mao è divenuto l'unico ad aver diritto di interpretare il marxismo cinese, con una revisione continua del suo contenuto riguardo allo scopo rivoluzionario e alla fede.
Mao ha anche lanciato una purga contro "il clan dei revisionisti nemici del Partito". Ciò richiedeva la partecipazione di un gran numero di idealisti e gli sforzi da parte dei leader a tutti i livelli di convertire la causa rivoluzionaria in una religione e far sì che i leader rivoluzionari fossero seguiti come leader religiosi. La persona che più ha capito le intenzioni di Mao è stata Lin Biao, il leadr militare incaricato dell'esercito. Egli è stato il primo a spingere verso il culto di Mao come un idolo e ad elevare i pensieri di mao a quelli di una dottrina religiosa. Egli ha promosso in modo fanatico il maoismo nell'esercito ed era stato designato successore di Mao (la sua caduta non viene discussa qui).
Nel 1966, dopo il preludio di una serie di movimenti politici, Mao ha lanciato personalmente "la Grande Rivolzuione culturale proletaria", spingendo al culmine la lotta di classe cinese. La Cina ribolliva. Essa divenne il centro dei movimenti comunisti internazionale, il mare rosso della rivoluzione proletaria. In questo mare rosso, la classe borghese e tutti i "vecchi pensieri, vecchie culture, vecchi costumi, vecchie abitudini" sono stati rovesciati. Loscopo della rivoluzione era ora la "liberazione dell'umanità". Il ritmo quotidiano della vita delle persone comprendeva cantare inni rivoluzionari a lode di Mao; tenere alto con religioso fervore le "tre lealtà, quattro infinità"; il "lottare contro ogni brandello di pensiero egoista", e "mantenere nel profondo del cuore la scintilla della rivoluzione". La "infinita devozione, infinita convinzione" verso Mao giunse al suo culmine e la fede in Mao e i pensieri di mao divennero una religione totale. Mao aveva acceso una "bomba atomica spirituale" in Cina, il cui immenso potere di spirito e fede aveva scioccato il mondo intero.
Nel 1976, la morte di Mao e la caduta della "Banda dei Quattro" pone fine alla Rivoluzione culturale. La lotta di classe " per portare avanti la rivoluzione sotto la dittatura del proletariato" che aveva avviluppato la nazione fin dal suo inizio, era giunta al termine.
Oggi, guardando indietro a quei giorni folli, coloro che sono sopravvissuti a quella "rivoluzione" hanno emozioni contrastanti. La fanatica e irrazionale "rivoluzione" ha distrutto la gioventù, la vita, le famiglie di molte persone, divorato innumerevoli giovani e donne che vi erano leali. La cosiddetta "rivoluzione" è stata senza dubbio una catastrofe per la storia della nazione cinese. Eppure, per quanto questa "rivoluzione" sia stata sbagliata, i partecipanti sono stati sinceri e pii nella loro fede. La pietà ha raggiunto livelli assurdi e alla fine ha portato a conseguenze disastrose. È corretto dire che l'abuso e gli eccessi di tale fede assoluta nel comunismo, nei leader, nel Partito e nella nazione hanno portato poi alla perdita di fede e alla sfida contro le convenzioni. Avendo sofferto di febbre politica per troppo a lungo, la gente era stufa ed esausta e voleva una pausa.
Nonostante l'eredità di Mao (adesso sono 30 anni dalla sua morte, ma vi sono ancora persone che si sforano di restaurare la fede quasi religiosa nel maoismo; esso è divenuto perfino il principio guida del Partito comunista nepalese al momento di prendere il potere), gli annuali sommovimenti politici e le lotte di classe incessanti hanno condotto l'economia nazionale sull'orlo del collasso, impoverito la forza produttiva e lasciato la Cina con una profonda mancanza di beni e di materiali. La febbre verso Mao si è abbassata e Mao è stato rimosso dall'altare (presente) nel cuore dei suoi adoratori.
Nel 1978, in conformità con la volontà di centinaia di milioni di persone, Deng Xiaoping ha cambiato la lingua del discorso politico cinese dalla "lotta di classe" alla "riforma e apertura" e ha condotto la Cina in una nuova era. Questa è stata una trasformazione storica nella Cina contemporanea. Nel 1992 Deng è andato per un giro di ispezione nel sud della Cina ed ha gridato di nuovo l'appello alle riforme. Centinaia di milioni di cinesi, che ricordavano le riforme di mercato di 14 anni prima, hanno abbracciato la riforma e l'apertura. Un detto comune era: "In una popolazione di un miliardo di persone vi sono 900 milioni di businessmen". Gente da tutti gli strati di vita era attivamente impegnata nel commercio. Se si domandava qual era la loro fede, ognuno a quel tempo avrebbe risposto senza esitazione che essi credevano nel "diventare ricchi". Tutti nella nazione condividevano questo scopo comune, cioè prendere beneficio dalle riforme e diventare ricchi.
Durante gli anni '80 e '90 la gente in Cina è stata incoraggiata ed eccitata sulle prospettive della riforma. Il marxismo tradizionale non era più il cuore della fede del popolo, ma il popolo cinese non mancava di fede. Anzi, ciò che il popolo cinese credeva può essere riassunto in questo slogan: "sostenere la riforma e l'apertura, tendere alla crescita della Cina e unirsi per una vita di benessere".
Dopo tutto, la riforma è una ridistribuzione degli interessi, e perciò la fede fondata sul perseguimento degli interessi materiali era destinata ad avere vita breve. Al contrario del maoismo, che ha trasformato il perseguire la "causa rivoluzionaria" in una fede di stile religioso, la riforma e l'apertura di Deng non sono divenute una fede quasi religiosa per l'intera nazione. Ciò non significa che la gente non desiderava possedere le cose del mondo; al contrario, il fatto che o scopo della loro vita era ora "diventare ricchi", li privava della causa di "santità". Dopo tutto, la devozione nel "diventare ricchi" non è un sacrificio che offre sostegno morale e spirituale. La ricerca di beni materiali senza il sostengo di motivazioni nobili e senza atti di carità non sono altro che "adorare il vitello d'oro".
Dopo la morte di Deng, il Partito comunista cinese ha cambiato due volte la sua leadership nazionale. La speranza e il desiderio in questa nuova era da parte di milioni sono stati sbriciolati dalla cruda realtà di una ingiusta distribuzione dei profitti. Alcuni responsabili ufficiali, in combutta con le classi ricche emergenti si appropriano delle risorse di capitale e confiscano le proprietà che appartengono al popolo e alla nazione. La polarizzazione fra ricchi e poveri è accelerata ela corruzione ufficiale è un problema crescente.
Le caratteristiche principali dello sviluppo economico della Cina sono la crescita del Pil, lo sfruttamento delle risorse, l'inquinamento dell'ambiente, i conflitti di interessi e l'incredibile arricchimento da parte di qualcuno. Coloro che sono ricchi d'un tratto trovano in se stesis un profondo deficit di spirito e fede, perché capiscono che "il denaro non è onnipotente" e la felicità non è assicurata dalla ricchezza. L'abbondanza materiale non può risolvere il problema della povertà spirituale. Molti ricchi si lamentano perfino, dicendo che "io sono così povero che non ho altro che soldi". La gente inizia a comprendere che i soldi non solo l'unico scopo della vita. "Diventare ricco" può essere una necessità , ma ciò che essi desiderano davvero è una vita piena di significato, basata sulla ricchezza.
E così la questione diventa: "Qual è il vero significato della vita?". La risposta offerta dai testi scolastici cade subito a causa dei violenti su e giù del passato. La domanda sulla fede si presenta così a tutti in modo molto tranquillo. Un individuo deve considerare quale religione, quale pensiero, quale teoria dovrebbe essere il suo pilastro spirituale. La nazione deve considerare quale sistema di fede ha la capacitò di unire la volontà e la fiducia di 1,3 miliardi di persone fino al punto di impegnarsi e fino a volere sacrificarsi per esso.
Di certo, è ormai passata l'età della rivoluzione violenta e della lotta di classe sostenuta dal marxismo, dal leninismo e dal maoismo. Con la dissoluzione dell'Urss e la sparizione delle nazioni comuniste dell'Europa dell'Est, gli scopi della "causa suprema della grande internazionale comunista", per "liberare tutta l'umanità dalle amare sofferenze" sono caduti nel dimenticatoio. Allo stesso tempo, "adorare il vitello d'oro" è logorante nella natura e non è capace di sostenere un sistema di credo. Nel 2009, 30 anni dopo le riforme e l'apertura, la Cina è ancora una volta davanti alla questione: "In che cosa crediamo?".
Per le due parti precedenti, vedi:
25/07/2012 Il tallone d'Achille della potenza cinese: la religione
31/07/2012 Liu Peng: I cinesi hanno "perso la fede" negli ideali proposti dal Partito
11/05/2016 14:20
09/03/2017 15:12